«Quello dell'ultima campanella è il suono della libertà», un aforisma in cui probabilmente si rispecchierà la maggior parte degli studenti
Purtroppo bisogna ammettere che non tutti possono vantarsi di aver vissuto con serenità gli anni delle superiori, anzi, tra l’adolescenza, ansie varie e a volte anche altre problematiche, è spaventosamente facile come l’ambiente che in teoria dovrebbe formare gli studenti non solo sotto il punto di vista prettamente nozionistico, bensì anche umanistico, possa diventare un luogo d’imposizione in cui questi ragazzi si sentono costantemente giudicati, ridotti al numero sulla propria pagella.
È quindi sempre una grande soddisfazione quando si viene a scoprire che la scuola che si è frequentata continua invece a investire su questo lato dell’istruzione spesso dimenticato nonostante il suo reale e inestimabile valore.
Anche quest’anno, infatti, l’ITIS G. Perlasca rinnova il progetto che porta il nome di “Eco del Perlasca”, per cui agli studenti che aderiscono all’iniziativa viene dato un ulteriore canale tramite cui esprimersi, ossia quello di un vero e proprio giornale in pieno stile illuminista, anche se con meno fronzoli e decisamente meno caffè (ma su quest’ultimo punto scommetto che ci si potrebbe lavorare).
La redazione che ogni anno si crea, appunto, per questo progetto, a cui ho avuto la fortuna di partecipare per ben due anni grazie alla bonaria testardaggine del docente che più di tutti ha sempre estimato il mio stile di scrittura “più-che-ipotattico”, nonché coordinatore e promotore dell’Eco, non è infatti solo un luogo dove sciorinare e mantenere allenata la propria padronanza della lingua: è un ambiente di scambio, un punto di incontro tra stili di scrittura, idee, pensieri, emozioni, interessi diversi, un posto adibito all’insegnamento del valore del pensiero, della discussione e della condivisione.
Attorno a quei banchi disposti in cerchio ho avuto la possibilità di ritrovare una passione che avevo cominciato a non coltivare più di tanto, in quanto poco in voga tra i ragazzi della mia età, ma non solo.
Ogni articolo era sempre una scusa per discorrere delle tematiche che vi si trattavano e che variavano da interminabili e minuziosi tecnicismi di stampo politico a monologhi circa la storia e l’importanza della cultura dello spiedo bresciano, dalle recensioni di libri alle poesie composte tra il suono di una campanella e l’altra.
Una domanda che spesso si pongono le persone con un interesse non particolarmente comune è “anche se ci provassi, per chi lo starei facendo? A chi interesserebbe?”.
Nell’Eco del Perlasca ne ho trovate veramente tante di persone genuinamente curiose di ciò che scrivevo, e persino di come lo scrivevo, e questa gente è stata per me un faro di speranza in un periodo in cui la mia testardaggine da teenager continuava a farmi rifiutare l’idea che in fondo l’unica persona per cui avrei dovuto scrivere qualcosa non era altro che me stessa; per quella bambina che quando, a nove anni, si nascondeva sotto le coperte con un libro e una torcia non avrebbe mai lontanamente pensato né di cominciare a scrivere a sua volta né tantomeno di trovare nella scrittura un sostenitore fidato, un amico sempre pronto a darmi una spinta ogni qual volta la morsa alla gola causata dall’ansia di ricevere come risposta un’occhiata di disinteresse vinceva sul desiderio di comunicare a parole.
Ai nuovi giovani scrittori che parteciperanno a questo piccolo viaggio secondario auguro di trovare la serenità e la determinazione necessarie per poter accogliere, con il passare del tempo trascorso sia sulle righe dei propri articoli che attorno alla “tavola rotonda” della redazione dell’Eco, il messaggio più importante che mi è stato lasciato da questa esperienza e da questa scuola e che oggi, ormai nel mondo del lavoro, è divenuto un mio punto di forza: le parole sono dotate intrinsecamente di una forza straordinaria.
Il bravo scrittore è colui che riesce a trasmettere la potenza del proprio animo sulla carta, diluendola attraverso la penna in una forma tale da elevarne il significato e renderlo accessibile e significativo per chi deciderà di curiosare in questi squarci di personalità lasciati deliberatamente alla portata di altri.
Siete giovani e con la testa sempre affollata di mille pensieri diversi e ancora da esplorare spesso e volentieri anche da voi che li partorite, dunque non lasciatevi sfuggire quest’opportunità per diffidenza o mancanza di autostima.
Siete eco, non rimbombo, e stiamo tutti aspettando con l’orecchio teso di conoscervi.
Elena Tonolini
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