23 Agosto 2017, 09.18
L'intervista

Claudia is on the sofa in apertura a Thurston Moore

di Alfredo Cadenelli

Sarà la giovane cantautrice bresciana Claudia Ferretti, quest’anno finalista dell’ottava edizione di Musica da Bere, ad aprire questo giovedì sera, con i bergamaschi Vanarin, il concerto di Thurston Moore alla Festa di Radio Onda d'Urto


Claudia Ferretti è una giovane cantautrice bresciana, quest’anno finalista dell’ottava edizione del concorso Musica da Bere, organizzato dall’Associazione Il Graffio di Vobarno.
Abbiamo voluto scambiare quattro chiacchiere con lei prima di un appuntamento importante: giovedì 24 agosto Claudia suonerà sul palco principale della Festa di Radio Onda d’Urto a Brescia in apertura, con i bergamaschi Vanarin, a un certo signor Thurston Moore...

Cominciamo dall’inizio: quando, per la prima volta, Claudia si è “trasformata” in Claudia is on the sofa?


Claudia è diventata Claudia is on the sofa tanti tanti tanti anni fa...
Da bambina ho sempre cantato, fin da quando andavo sui monti della Valvestino con mia mamma e mia sorella e allontanavamo le vipere intonando canzoni anche complesse, con canoni, armonizzazioni…
Poi, alla scuola media, ho iniziato a suonare la chitarra: mia sorella aveva dato vita a un gruppo con cui suonava cover dei Beatles, le Quarrygirls, e mi propose di imparare a suonare!
Col passare degli anni, sono arrivati gli ascolti più “tosti”, come i Nirvana e i Sonic Youth (che peraltro ho scoperto recentemente essersi sono formati nel mio stesso anno di nascita).
Dopo le prime esperienze di gruppo, le prime divergenze, i primi naufragi, ho trovato la dimensione a me più congeniale e mi sono detta: “Vado avanti da sola per i fatti miei!”
Mi sono seduta sul divano e ho iniziato a scrivere.

Il nome “Claudia is on the sofa” è arrivato poco prima del primissimo concerto, in quel luogo mitico che fu il vecchio Moria Alter Bar di Cellatica, gestito dall’altrettanto mitico Aldino Bonanno: un tranquillo bar di paese che, nel seminterrato, ospitava concerti indipendenti con nomi di tutto rispetto del panorama nazionale e internazionale.
Quella sera aprii con la mia band di allora il concerto di Paolo Benvegnù, un musicista straordinario e un signore!
Da quella volta, tutte le presentazioni dei miei nuovi dischi le faccio nei locali gestiti da Aldino, per affetto, stima e solitamente mi porta anche fortuna!

Quali ritieni siano state le tappe fondamentali della tua crescita artistica?
Le tappe fondamentali del mio percorso artistico le faccio più o meno coincidere con l’uscita dei miei lavori: un EP, uscito su myspace, e poi Love Hunters, il primo disco “vero”, registrato insieme ad alcuni amici musicisti già membri degli Annie Hall, che mi ha permesso di portare la mia musica un po’ in giro per l’Italia.
Con l’uscita del secondo disco, Time of me, ho collaborato con musicisti differenti: Beppe Facchetti alla batteria, Giorgio Marcelli al basso e Marco Franzoni, che ha arrangiato, suonato, registrato e prodotto il disco presso Bluefemme Stereorec.

Quanto pensi sia importante, nel proprio percorso artistico, incontrare altri artisti, imparare, collaborare, contaminarsi?

Penso sia assolutamente fondamentale e necessario!
Io spesso suono dal vivo da sola o in duo insieme a Andrea Ragnoli, un giovanissimo e formatissimo pianista, poliedrico e aperto, con cui abbiamo “riletto” alcuni miei brani sulla base delle sue chiavi di lettura e del suo gusto.
Con un’altra amica musicista bresciana, Angela Kinczly, abbiamo fondato un duo, She&Her, con cui ci divertiamo a rileggere a modo nostro brani di mostri sacri della musica, da Tom Waits, a Neil Young, agli U2…
Ma le esperienze certamente non si riducono solo a quelle in cui suono insieme ad altri musicisti: con Ottavia Brown, bravissima cantautrice bresciana, mi incontro spesso e mi dona qualche segreto della sua straordinaria tecnica ed espressività vocale. Con Alessandro Pedretti creo musiche per video e documentari.
Se non si cerca di crescere si rimane sempre dove si è, no?
Quando arrivano troppi stimoli, però, poi devo cercare di raccapezzarmici!

L’apertura a Thurston Moore sul palco principale della Festa di Radio Onda d’Urto non sarà per te una prima volta: hai avuto numerose esperienze importanti di questo tipo, tra cui l’apertura a Joan As Police Woman quest’anno alla Latteria Molloy.
Che cosa ti hanno dato e insegnato queste esperienze?

Per quanto riguarda l’apertura a Thurston Moore, spero mi insegni a gestire la tensione, innanzitutto!
Mi emoziona la Festa, sempre fantastica, delle dimensioni del palco su cui suonerò da sola, io e le mie chitarre, il pubblico senz'altro numerosissimo (e anche io sarei stata sicuramente fra di loro!)... e stavolta l'artista a cui aprirò il concerto è veramente grosso!
Quando succedono queste cose, cerco sempre di arrivare presto per cercare di capire come lavorano anche prima dello show: ad esempio, Joan As Police Woman aspettava tranquilla il suo turno per il soundcheck leggendo un libro sul palco.
Il punto di vista tecnico e quello artistico sono sempre fondamentali, ma ancor di più lo sono i bizzarri rapporti umani che si creano: spesso gli artisti più famosi sono persone affabili, tranquille, disponibili ed accorte.
Credo sia importantissimo rispettare la loro professionalità, non spostare una virgola di ciò che c'è sul palco e dare il massimo nel tempo a me concesso.
Credo significhi anche rispettare la loro arte, il loro lavoro: hanno dedicato una vita intera per essere lì in quel momento!

Un’ultima domanda: quale significato ha per te, oggi, scrivere una canzone nuova?
Ogni canzone nasce e si conclude a sé, dopo vari ripensamenti e rimaneggiamenti.
Non credo molto nell’ispirazione che cala dal cielo e nell’ “opera dal niente”.
Scrivere canzoni significa per me raccogliere dal mondo qualcosa, un frammento, un’esperienza, una storia, e farla mia.
Quando invece mi concentro su esperienze mie personali, allora mi fermo e accolgo il mio sentire per potergli dare una forma musicale.

in foto (di Nicola Cargnoni) Claudia is on the sofa


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