15 Agosto 2011, 12.00
Altri orizzonti

Il vù comprà...

di Ali Stati

Capita ancora di assistere all'evocazione del marocchino invece che dell'uomo nero per spaventare bimbi. C' stato un inizio: pi di 60 anni fa.

 
“Se non fai il bravo, chiamo il marocchino, eh... non fare arrabbiare la nonna altrimenti, la nonna lo dirà al uomo nero...”. Con queste parole, una anziana signora, impauriva un bambino che faceva i capricci e si rifiutava di mangiare la brioche.
Era il 1990, leggevo il mio giornale mentre facevo colazione al bar adiacente gli uffici postali di Salò, avevo lavorato la notte prima e mi stavo godendo i due raggi di sole che scaldavano una fredda giornata invernale.
La donna mi guardava come se stesse cercando la mia amichevole complicità e mentre rovistava la sua borsa, ho intuito che stesse cercando un qualcosa per asciugare le lacrime del bambino.
 
Ho sfilato due fazzoletti da un pacchetto che avevo in tasca, li ho dati alla signora sorridendo, ho accarezzato il bambino e mi sono ritirato senza pronunciare mezza parola: temevo che la signora scoprisse che ero straniero o peggio ancora, marocchino.
Personalmente, credo che nell'immaginario dell'italiano medio, un individuo di pelle nera o scura, spettinato e sporco, era automaticamente marocchino e non poteva fare altro che il venditore ambulante “vu comprà” o lava vetri vicino ai semafori.
La mia pelle bianca, il mio portamento ed il mio stile di vita all'occidentale, hanno fatto sì che non subissi anch'io una certa discriminazione, di appartenenza.
Mi capitava anche quando, a causa del mio accento evidentemente straniero, affermavo ch'ero di nazionalità marocchina.
 
Sommando questo avvenimento al fatto che alcuni dei miei compagni, presentandomi agli amici, si rifiutavano di dire che ero marocchino - ma preferivano dire che venivo dal Marocco perché, secondo loro, suonava meglio - ho dedotto che la parola “marocchino” provoca imbarazzo e porta dentro di sé del misterioso.
Come se includesse tra i sui caratteri i particolari di una guerra feroce e silenziosa.
Una parola che è sufficiente attribuirla ad una qualsiasi persona o cosa per renderla orribile, ed inaccettabile.
 
Solo nel 2004, ed esattamente il 15 marzo, data in cui la più alta carica dello stato italiano l'allora presidente Ciampi e l'associazione nazionale dei reduci marocchini, hanno ricordato le vittime degli stupri e del bombardamento di Montecassino, a più di sessanta anni dalla seconda guerra mondiale, sono riuscito a capire, in parte, le vere cause del misterioso carico di odio e di paura che porta la parola “marocchino”.
 
La strana reputazione con la quale tutti i marocchini si sono trovati a dover convivere in Italia, probabilmente, ha cause nascoste tra gli orrori ereditati dalla seconda guerra mondiale.
Il contingente marocchino dell'esercito francese era formato da dodicimila soldati che obbedivano agli ordini del generale Alphonse Juin.
All'epoca, il Marocco e molti altri paesi africani erano sotto occupazione francese.
Alcuni soldati marocchini, tra coloro che hanno partecipato alla seconda guerra mondiale con gli alleati, sono ancora vivi e raccontano di essere stati arruolati tra gli abitanti delle montagne dell'Atlas per formare truppe adatte alla natura del terreno del basso Lazio.
Erano in maggior parte giovani contadini, analfabeti e poveri, erano convinti di fare la guerra in Francia contro i tedeschi nazisti per liberarla e guadagnare in cambio la liberazione della loro patria, il Marocco, dall'occupazione francese. Promessa peraltro mai mantenuta.
 
Proprio i soldati marocchini, agli ordini del generale Juin, sfondano la linea Gustav, voluta da Hitler come barriera difensiva, e proseguirono seminando morte, violenza e distruzione, fino alla Toscana.
La generazione di coloro che hanno combattuto sta scomparendo, i reduci vivono nella miseria dimenticati dagli alleati compresa Francia, quale vero responsabile per averli trascinati e coinvolti in una guerra in terre che non avrebbero mai calpestato se non in nome della pace e della fratellanza.
 
Personalmente, trovo sia doveroso, presentare le scuse alle vittime civili per le violenze subite da parte delle truppe marocchine, sperando di girare questa pagina della storia con i suoi lati positivi e negativi, affinché, le generazioni future non debbano mai più assistere ad eventi del genere o subirne le conseguenze.


Commenti:
ID12054 - 15/08/2011 14:59:59 - (gufetta) - La memoria filmica

Per me sei perdonato, per me facile che intanto il tempo è passato.Vorrei aggiungere un particolare, forse serve capire la ridondanza arrivata fino a qua dell'orrore della guerra.Nel 1960 è uscito un film tratto dal libro di Alberto Moravia "La Ciociara", un film con protagonista Sophia Loren che all'epoca ha vinto prestigiosissimi premi anche all'estero, si racconta della violenza che la protagonista subisce con la figlia tredicenne durante le rappresaglie a cui ti riferisci Un rinforzo mediatico che ha reso ancora più feroce il confronto con il diverso di origine marocchina. Uno spunto di riflessione in più per poter sentirci più fragili e cercare le ragioni per affrontare insieme il nostro tempo.

ID12055 - 15/08/2011 19:07:39 - (sanros) -

Mah, sinceramente nutro più di un dubbio sul fatto che le cause che hanno condizionato la poco buona reputazione degli amici marocchini sia da ricercarsi in tempi così remoti. Spero di sbagliarmi.

ID12061 - 17/08/2011 08:20:00 - (olati) - olati

quad'ero ragazzino,ormai sono passati gia' settant'anni ,mia mamma ,quando combinavo qualche guaio mi apostrofafa gia' con il classico,"SEI UN MAROCCHINO" simbolo di eccessiva vivacita'e di combinazione di marachelle.Per cui io penso che la frase "sei un marocchino" sia da riferirsi anche ad un significato diverso da quello menzionato dal marocchino che stimo e abbraccio per quanto di umano trapela dalla sua lettera

ID12063 - 17/08/2011 11:52:12 - (GabrieleVate) - Stai tranquillo Al....

...la paura dell'"uomo nero" ha radici molto molto pi lontane. Alcuni la fanno risalire alle incursioni saracene sulle nostre coste, altri alle invasioni turche (da qui anche il detto "mamma li turchi"). Se per tu, sul tuo cammino di beatificazione dovuto al martirio che noialtri facciamo subire quotidianamente ai tuoi connazionali, preferisci pensare che abbia origine nella seconda guerra mondiale fallo pure. Resta da osservare comunque che certe truppe, difficilmente gestibili (marocchini, kenioti, neozelandesi, cosacchi...) venivano arruolate per favorire il collaborazionismo dei civili nei confronti di chi stava avanzando (in questo caso gli alleati ma le truppe sovietiche usarono lo stesso metodo). Questa "voglia di collaborare" derivava semplicemente dal fatto di essere liberati quanto prima dalla presenza di queste truppe, presenza certo non troppo gradita dal punto di vista "comportamentale".

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