Alberto Patrucco

Alberto Patrucco è noto al grande pubblico per le sue performance cabarettistiche, taglienti e irriverenti, proposte dal palco di Zelig e Colorado Cafè. Le sue radici affondano nella scuola del cabaret milanese e nel teatro canzone. Si presenta sul palco con una giacca nera e ci dice la sua su come vanno le cose. L’ultima fatica di Patrucco non è però uno spettacolo, ma bensì un disco dove reinterpreta alcuni brani del cantautore francese George Brassens. Non è il primo italiano a cimentarsi con l’opera del cantautore francese; prima di lui già De André e Nanni Svampa, ad esempio, si erano prodigati a tal riguardo.
Il titolo del disco è “Chi non la pensa come noi…” riprendendo il verso della prima traccia “chi non la pensa come noi è un coglione”.
Ad affiancarlo in questo lavoro ci sono alcuni tra i più importanti musicisti della sena musicale italiana. Per citarne alcuni: Daniele Caldarini che ha arrangiato i pezzi, Ellade Bandini, Sergio Bassanini, Francesco Gaffuri, Luca chiavo, Juan Carlos “Flaco” Biondini, Fabrizio Consoli, Giorgio Conte, Mauro Pagani e Anne Marie Turcotte. La sua voce ben si presta a graffiare, a far sorridere e scandalizzare. Brassens era uno che se gli si chiedeva ”cosa fai la mattina quando ti svegli”- lui rispondeva “mi metto la giacca e vado a casa”.
Gli arrangiamenti puliti, brillanti ed originali di questo disco sottolineano le sfumature dei testi. Esperimento decisamente riuscito, si sente l’anima di Brassens, probabilmente simile a quella di Patrucco: la voglia di non prendersi troppo sul serio, di scandalizzare, di far riflettere. Che stupisce è la straordinaria attualità di testi scritti più di trent’anni fa. Disco passato in sordina, uscito due anni fa, non ha avuto il successo che meritava. Credo sia invece un disco fondamentale per gli appassionati canzone d’autore, raro e originale. Oscilla tra il teatro, la canzone, la poesia.
Piccoli quadri di una società, quella dei tempi di Brassens, simile per dinamiche alla nostra: su tute la canzone “Quegli imbecilli nati in un posto”, che sottolinea come sono carini i piccoli paesi, tranne i loro residenti “…fieri di essere nati un quel posto…”, sottolineando l’immotivato orgoglio e campanilismo di certi abitanti. Fate voi il paragone con i giorni nostri.
Un ascolto divertente ed ironico, ben suonato ed arrangiato. Decisamente un buon lavoro.

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