10 Marzo 2014, 08.00
Terza pagina

Le Verità che diventano l'Autorità: Politica e Democrazia

di Dru

La politica in generale e la democrazia in particolare, come tutte le cose che hanno relazione con la società, mutano di significato...


... e, con la perdita di valore dellaVerità, è ancora più chiaro il conflitto fra di esse per il raggiungimento dell'autorità, il senso veritativo dell'uomo dopo il tramonto della Verità è l'Autorità.

Da Techne corso universitario di Severino...

Con la "Dialettica Hegeliana" di servo e padrone nelle pagine della fenomenologia, dove la dialettica di servo padrone indica l'origine della società, è indicato il perché della nascita della società.
Siamo alle prime pagine di questo studio.

Perché nasce la società?

Perché due nemici si scontrano e lottano all'ultimo sangue.

Pensiamo alle forme archetipiche originarie dell'esistenza dell'uomo sulla terra...,

"homo homini lupus" dice Hobbes,

 "se vivo io non vivi tu",

e allora si scatena una lotta all'ultimo sangue, dove chi è disposto a rischiare fino in fondo la vita è colui che vince di fronte al suo antagonista che invece, preso dal timore, si inginocchia davanti al primo lottatore, che dunque diventa il suo signore.

Io ho paura di perdere la vita, tu, che mi combatti, no, e quindi eserciti una forza enormemente superiore al mio agire frenato dalla paura, quindi quando si arriva alla ultima decisione io, piuttosto che non morire, mi inginocchiò davanti al padrone.

Questo inginocchiarsi produce la gerarchia sociale.

Questa situazione produce la società perché la società è appunto il distribuirsi della potenza tra chi comanda e chi subisce.

Poi Hegel dice che il padrone esige di essere servito dal servo e il servo ha i compiti di andare incontro al padrone, ma lavorando per soddisfare il padrone, che vive in ozio, il servo acquisisce tutte quelle competenze che, da un lato costituiscono lo sviluppo della società, dall'altro lato lo mettono in condizione di prevalere sul padrone.

I servi diventano padroni e i padroni diventano servi...,

la dialettica servo padrone.

Guardiamo alla Chiesa e la Democrazia o tra atteggiamento religioso e democrazia, rilevo la circostanza che...

...la chiesa esige che la democrazia non sia libertà senza verità,

la chiesa è arrivata ad accettare la democrazia però come la chiesa dice al capitalismo...: si, tu sei una forma di produzione della ricchezza superiore a quella espressa dal socialismo reale, però devi assumere come scopo il "bene comune"...,

così la chiesa dice alla democrazia... : si tu sei un regime sociale in cui i diritti dell'individuo sono più salvaguardati che non in un regime totalitario, però è necessario che la Libertà non sia separata dalla Verità, tu democrazia non sia Libertà senza Verità.

Compare la parola Verità e quando compare in testi di così grande interesse, daccapo la Verità che cos'è? è la verità che si è presentata all'inizio della storia dell'Occidente all'interno dell'evocazione filosofica del senso della Verità.

Paolo non può pensare ai non visibilia separati dai visibilia.

Quando oggi parliamo di politica ci troviamo su un crinale che dà luogo a molte ambiguità, perché la politica tradizionale è "l'adeguazione dello stato della Polis alla verità disvelata dalla Sapienza, dalla Sophia, dalla Filosofia".

Questo non vuol dire che al tempo di Tucidide i governanti e i popoli  agissero conformemente alla Verità, ma quando agivano difformemente, avevano la  coscienza di...

essere difformi dalla norma riconosciuta come "vincolante".

La politica nel senso primario nella storia dell'Occidente è questo legare lo stato alla manifestazione della verità..., rendere lo stato alleato alla manifestazione della verità.

La Polis ha, si dice nelle Eumenidi di Eschilo, vera potenza quando non ha né una vita dispotica, e cioè regolata da un'autorità senza verità, da una violenza dell'autorità, né da una vita anarchica, e quindi priva di leggi, allora né l'uno né l'altro.

Ma  che leggi devono esserci?

Quelle leggi che svelano l'ordinamento della realtà, si che alleandosi con questo ordinamento e a queste leggi l'uomo può vivere.

Pensiamo a casa nostra come al mondo , noi possiamo sopravvivere solo se conosciamo ciò che in casa nostra é modificabile e ciò chenon si lascia modificare, altrimenti o continuiamo a sbattere contro i mobili o viviamo in sogno, quindi la condizione per sopravvivere è l'alleanza con l'ordinamento della nostra casa.

Portiamo il discorso al limite dove la nostra casa è la casa dell'universo e allora la possibilità di sopravvivere è data da questa condizione, che si conosca l'ordinamento dell'universo perché si possa sopravvivere.

La democrazia in senso  classico è appunto la fondazione della Polis, la quale è l'alleanza con l'ordinamento svelato dalla Sapienza filosofica, così come l'etica non ha nulla di quell'atteggiamento viscido che oggi spesso associamo al comportamento morale quando non è cristallino.

L'uomo etico non è l'uomo che rinuncia alla potenza a differenza degli immorali che vogliono la potenza, è che l'uomo etico dice agli altri, voi non sapete cosa è la vera potenza, io mi alleo alla vera potenza e nella storia dell'Occidente la vera potenza è innanzitutto  la potenza del divino alla potenza di Dio.

Allo stesso modo questo è ciò che accade nella politica, allearsi a Dio, ma non al Dio del mito, bensì al Dio svelato dal pensiero filosofico.

Allora come la democrazia svela l'ordine divino e lo svela con verità, in questa misura la democrazia ha questo carattere che non è più posseduto dalla democrazia procedurale del nostro tempo dove si realizza una "Libertà senza Verità"

Anche Eschilo parla di Libertà dal despota, ma di una "Libertà con Verità".

Indico Eschilo ma questo vale per Platone, Parmenide  Eraclito, Aristotele su su fino ad Hegel, sono costanti altrimenti non varrebbe la pena di parlare di un episodio, sono paradigmi, quello che stiamo dicendo vale per tutta la tradizione filosofica: "allearsi alla Verità".

Ma la democrazia procedurale, quella che oggi è in vigore, è quella che è iniziata con la mossa di Jefferson, il primo presidente degli Stati Uniti, per cui le decisioni di carattere religioso non dovevano essere e costituire una dimensione pubblica, ma, non venivano di certo proibite, ma appartenevano al privato.

Questi atteggiamenti che appartengono al privato sono innanzitutto quelli che pretendono di avere verità, allora il discorso di Jefferson, e quindi poi nelle democrazie procedurali, è che ognuno si tenga le proprie convinzioni ma le eserciti e le faccia valere nella sfera del privato.

Questo che cosa implica? 

Che la democrazia sia si la tutela della Libertà, ma prescindendo dalla verità di ciò che è tutelato.

E perché si chiama procedurale?

Ma perché la decisione ultima della società è affidata agli elettori, i quali, in base alle elezioni, stabiliscono una maggioranza numerica, che diventa legge.

Un concetto che viene visto come un sacrilegio in chi crede nella tradizione veritativa metafisica teologica dell'Occidente.

La procedura è da seguire in ciò che è diventato maggioranza.

"Non veritas, sed auctoritas facit legem"

non è  la verità a fare la legge ma l'autorità

dice appunto Hobbes.

Essendo l'autorità  il risultato delle elezioni , il grande fascino della democrazia filosofica viene meno anche se certo uno dei meriti della chiesa è quello di puntare i piedi per resistere a questo che è uno degli  episodi della distruzione della Verità.



Commenti:
ID42687 - 10/03/2014 12:27:33 - (Leretico) - la democrazia e gli altri enti

Vorrei osservare come nell'interpretazione di ciò che è democrazia, capitalismo, tecnica potere e altri enti che nel pezzo sono analizzati, si tenda troppo ad isolarli l'uno dall'altro. Si pensa insomma che così come il comunismo è stato sconfitto, allo stesso modo può essere sconnfitta la democrazia o il capitalismo. Questa visione di enti separatti l'uno dall'altro, che lottano l'uno contro l'altro per il dominio, è secondo me una visione parziale della dinamica dell'intero sistema. Intendo dire esattamente che pensare che le cose stiano così è una limitazione perché si circoscrive a pochi enti ciò che invece è molto più ampio, e si riduce alla visione della lotta fra essi ciò che invece è molto più sottile e complesso.

ID42688 - 10/03/2014 12:38:33 - (Leretico) - continua

Come si nota nell'articolo democrazia e cristianesimo si influenzano reciprocamente cambiando lo scopo l'una dell'altro. E così accade per il rapporto democrazia-capitalismo. Non è dunque rapporto conflittuale, o non solo, ma relazione dinamica di reciproca influenza. Ora, la domanda da farsi è se queste forze così intrecciate l'una con l'altra tendano a contrastarsi oppure, proprio per l'effetto di intreccio o integrazione, tendano invece a equilibrarsi in qualcosa che sia diverso da ciascuna di esse. Intendo dire che la visione di contrasto e di dominio di una sull'altra è uno degli scenari. Non si capisce perché si dovrebbe escludere anche la collaborazione tra di esse, in un gioco di competizione-collaborazione tipico dei sistemi complessi. Forse la dinamica del conflitto e del dominio è utile per la conclusione a cui si vuole tendere, ma non è la più probabile né quella che normalemente si verifica nei sistemi

ID42689 - 10/03/2014 12:38:57 - (Leretico) - continua

complessi.

ID42690 - 10/03/2014 12:48:08 - (Dru) - "Intendo dire che le cose stiano così è una limitazione" dice Lereico

Come Eschilo è un esempio preso ad archetipo di quanto accade nella storia della filosofia, così, naturalmente, per l'ovvio limite che un articolo di giornale pone, Democrazia e Chiesa e Capitalismo qui sono archetipi di quanto è l'arché o il principio delle cose per come stanno. A Leretico dico che non basta dire che le cose sono più sottili e complesse per dare notizia sulle "cose", mi ricorda questo dogmatismo "l'irrealizzato che non è il non realizzato" di Cartella. Il pensiero filosofico è appunto un criticismo al dogmatismo, anche al dogmatismo di certe "proposizioni" o sole "parole". Dietro il divenire della Verità in Autorità e dietro il senso delle "cose" che fin dall'origine il pensiero filosofico, il pensiero più potente, ha indicato, c'è appunto "l'isolamento" delle medesime da parte di chi le vuole libere e dominabili. La relazione fra le cose, che è sempre l'esser qualcosa di qualcosa,

ID42691 - 10/03/2014 12:56:37 - (Dru) -

viene a mancare proprio per quella negazione ( vedi CAP I, Struttura Originaria) che vuole negare l'implicazione o relazione o identità fra le stesse ( vedi ad esempio come si comporta Mugnai nei confronti di Severino sull'identità fra le cose, dove egli trova tutte le scuse possibili per destituire di verità l'identità appunto, tipico procedere del pensiero analitico che, isolante, non vede vincoli alcuni fra di esse, tantomeno identità). Quindi non è che chi annunci la notizia sia di per se di quella notizia contento, ma chi dà notizia delle cose, deve essere il più vicino all'origine del senso che il pensiero, o immediatezza, esprime.

ID42692 - 10/03/2014 13:19:28 - (Dru) - In principio vi era un Dio

Poi il Dio che era scopo diventa mezzo e l'uomo passa da "sia fatta la tua volontà" in "sia fatta la mia volontà", la filosofia con la Sapienza, la relazione fra Dio e gli uomini, vuole la Verità ( la potenza di Dio). Poi la Sapienza da scopo si è fatta mezzo, e lo scopo sono diventati gli scopi e la Verità si è trasformata in capacità di raggiungere gli scopi, la Potenza vera, vera perché è espressione di come pensiamo le cose. Questa frantumazione della Terra o degli scopi o della moderna società individualista, è il processo che vede coerentizzare appunto il rapporto tra mezzi e scopi, la Potenza appunto, così ben spiegato da Hegel nelle prime pagine della Fenomenologia dello Spirito: anche le donne "serve" oggi esprimono, avendo costruito e lavorato per il padrone, questa relazione.

ID42693 - 10/03/2014 20:17:15 - (Aldo Vaglia) - Da un passo di Umberto Cerroni "dalla forza al consenso"

"Definire lo Stato democratico e' molto difficile proprio perche' la sua instaurazione e' assai recente e perche' quindi le categorie concettuali con cui l'esaminiamo non sono ancora del tutto depurate dalle enfasi che la fase storica precedente vi ha deposto. Non a caso attorno alla definizione della "democrazia" continuano da decenni dispute teoriche accanite e si e' da tempo prodotta una generale appropriazione linguistica della stessa parola democrazia caricata di segnali negativi... Il suffragio universale registra la fine dell'universo ristretto in cui era concretamente ridotto il concetto formale di "popolo". Registra la parificazione dei sessi,delle razze e delle nazioni...Sprigiona, come dira' Bobbio un potenziale di "democrazia sovversiva"...Ogni testa un voto e il riferimento alla legittimita' di "Tutti" gli interessi sociali stabilito legalmente e' "un interesse vestito di diritto"...in altri termini la moderna "lex" non ha piu' nulla in comune ne' con

ID42694 - 10/03/2014 20:29:10 - (Aldo Vaglia) - continua

la medievale " lex data" da Dio e neppure con la razionalistica legge Kantiana. Questa era desunta da una "ratio" laica, ma saltava la concreta "voluntas" degli individui singoli "tutti"...Siamo ancora oggi in grado di apprezzare e di fruire delle teorie di Aristotele, in estetica, epistemologia gnoseologia, logica ecc., ma nel campo della politica la distanza si avverte subito e si converte in difficolta' di comprensione e in un distacco inevitabile.

ID42695 - 11/03/2014 00:18:16 - (Dru) - Vedi Aldo

Dire che ancora oggi siamo in grado di apprezzare e di fruire delle teorie di Aristotele a livello di "pensiero" , se il pensiero è quel contenuto di significati che diamo delle cose, allora è troppo poco. Sarebbe come dire che per il corpo umano siamo in grado ancora oggi di fruire ed apprezzare la circolazione sanguigna. Non si tratta né di fruire né di apprezzare, ma di rendersi conto della fondatezza del nostro pensiero e di come pensiamo ogni categoria come la "Democrazia" appunto.

ID42696 - 11/03/2014 01:26:38 - (Dru) - Per parlare di vero distacco

Abbiamo bisogno di elementi di originarietà di quello che stiamo definendo come ciò che si è distaccato. Il suffragio universale basta a questo? Forse si, un esperienza politica che nell'antichità non è stata esperimentata, ma un'esperienza che da sola certo possa caratterizzare ulteriormente ciò che è stato profondamente pensato possiamo definirlo distacco? O è meglio definirlo invece come elemento aggiuntivo caratterizzante?

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