La politica in generale e la democrazia in particolare, come tutte le cose che hanno relazione con la società, mutano di significato...
Come si nota nell'articolo democrazia e cristianesimo si influenzano reciprocamente cambiando lo scopo l'una dell'altro. E così accade per il rapporto democrazia-capitalismo. Non è dunque rapporto conflittuale, o non solo, ma relazione dinamica di reciproca influenza. Ora, la domanda da farsi è se queste forze così intrecciate l'una con l'altra tendano a contrastarsi oppure, proprio per l'effetto di intreccio o integrazione, tendano invece a equilibrarsi in qualcosa che sia diverso da ciascuna di esse. Intendo dire che la visione di contrasto e di dominio di una sull'altra è uno degli scenari. Non si capisce perché si dovrebbe escludere anche la collaborazione tra di esse, in un gioco di competizione-collaborazione tipico dei sistemi complessi. Forse la dinamica del conflitto e del dominio è utile per la conclusione a cui si vuole tendere, ma non è la più probabile né quella che normalemente si verifica nei sistemi
complessi.
Come Eschilo è un esempio preso ad archetipo di quanto accade nella storia della filosofia, così, naturalmente, per l'ovvio limite che un articolo di giornale pone, Democrazia e Chiesa e Capitalismo qui sono archetipi di quanto è l'arché o il principio delle cose per come stanno. A Leretico dico che non basta dire che le cose sono più sottili e complesse per dare notizia sulle "cose", mi ricorda questo dogmatismo "l'irrealizzato che non è il non realizzato" di Cartella. Il pensiero filosofico è appunto un criticismo al dogmatismo, anche al dogmatismo di certe "proposizioni" o sole "parole". Dietro il divenire della Verità in Autorità e dietro il senso delle "cose" che fin dall'origine il pensiero filosofico, il pensiero più potente, ha indicato, c'è appunto "l'isolamento" delle medesime da parte di chi le vuole libere e dominabili. La relazione fra le cose, che è sempre l'esser qualcosa di qualcosa,
viene a mancare proprio per quella negazione ( vedi CAP I, Struttura Originaria) che vuole negare l'implicazione o relazione o identità fra le stesse ( vedi ad esempio come si comporta Mugnai nei confronti di Severino sull'identità fra le cose, dove egli trova tutte le scuse possibili per destituire di verità l'identità appunto, tipico procedere del pensiero analitico che, isolante, non vede vincoli alcuni fra di esse, tantomeno identità). Quindi non è che chi annunci la notizia sia di per se di quella notizia contento, ma chi dà notizia delle cose, deve essere il più vicino all'origine del senso che il pensiero, o immediatezza, esprime.
Poi il Dio che era scopo diventa mezzo e l'uomo passa da "sia fatta la tua volontà" in "sia fatta la mia volontà", la filosofia con la Sapienza, la relazione fra Dio e gli uomini, vuole la Verità ( la potenza di Dio). Poi la Sapienza da scopo si è fatta mezzo, e lo scopo sono diventati gli scopi e la Verità si è trasformata in capacità di raggiungere gli scopi, la Potenza vera, vera perché è espressione di come pensiamo le cose. Questa frantumazione della Terra o degli scopi o della moderna società individualista, è il processo che vede coerentizzare appunto il rapporto tra mezzi e scopi, la Potenza appunto, così ben spiegato da Hegel nelle prime pagine della Fenomenologia dello Spirito: anche le donne "serve" oggi esprimono, avendo costruito e lavorato per il padrone, questa relazione.
"Definire lo Stato democratico e' molto difficile proprio perche' la sua instaurazione e' assai recente e perche' quindi le categorie concettuali con cui l'esaminiamo non sono ancora del tutto depurate dalle enfasi che la fase storica precedente vi ha deposto. Non a caso attorno alla definizione della "democrazia" continuano da decenni dispute teoriche accanite e si e' da tempo prodotta una generale appropriazione linguistica della stessa parola democrazia caricata di segnali negativi... Il suffragio universale registra la fine dell'universo ristretto in cui era concretamente ridotto il concetto formale di "popolo". Registra la parificazione dei sessi,delle razze e delle nazioni...Sprigiona, come dira' Bobbio un potenziale di "democrazia sovversiva"...Ogni testa un voto e il riferimento alla legittimita' di "Tutti" gli interessi sociali stabilito legalmente e' "un interesse vestito di diritto"...in altri termini la moderna "lex" non ha piu' nulla in comune ne' con
la medievale " lex data" da Dio e neppure con la razionalistica legge Kantiana. Questa era desunta da una "ratio" laica, ma saltava la concreta "voluntas" degli individui singoli "tutti"...Siamo ancora oggi in grado di apprezzare e di fruire delle teorie di Aristotele, in estetica, epistemologia gnoseologia, logica ecc., ma nel campo della politica la distanza si avverte subito e si converte in difficolta' di comprensione e in un distacco inevitabile.
Dire che ancora oggi siamo in grado di apprezzare e di fruire delle teorie di Aristotele a livello di "pensiero" , se il pensiero è quel contenuto di significati che diamo delle cose, allora è troppo poco. Sarebbe come dire che per il corpo umano siamo in grado ancora oggi di fruire ed apprezzare la circolazione sanguigna. Non si tratta né di fruire né di apprezzare, ma di rendersi conto della fondatezza del nostro pensiero e di come pensiamo ogni categoria come la "Democrazia" appunto.
Abbiamo bisogno di elementi di originarietà di quello che stiamo definendo come ciò che si è distaccato. Il suffragio universale basta a questo? Forse si, un esperienza politica che nell'antichità non è stata esperimentata, ma un'esperienza che da sola certo possa caratterizzare ulteriormente ciò che è stato profondamente pensato possiamo definirlo distacco? O è meglio definirlo invece come elemento aggiuntivo caratterizzante?
La filosofia nasce grande con Anassimandro 1.4 Si tratta ora di comprendere che il significato del dolore e dell'angoscia, al quale si riferisce il pensiero filosofico, è essenzialmente connesso al modo in cui la filosofia, sin dall'inizio, pensa l'"essere" , il "nulla", il "divenire"
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ID42687 - 10/03/2014 12:27:33 - (Leretico) - la democrazia e gli altri enti
Vorrei osservare come nell'interpretazione di ciò che è democrazia, capitalismo, tecnica potere e altri enti che nel pezzo sono analizzati, si tenda troppo ad isolarli l'uno dall'altro. Si pensa insomma che così come il comunismo è stato sconfitto, allo stesso modo può essere sconnfitta la democrazia o il capitalismo. Questa visione di enti separatti l'uno dall'altro, che lottano l'uno contro l'altro per il dominio, è secondo me una visione parziale della dinamica dell'intero sistema. Intendo dire esattamente che pensare che le cose stiano così è una limitazione perché si circoscrive a pochi enti ciò che invece è molto più ampio, e si riduce alla visione della lotta fra essi ciò che invece è molto più sottile e complesso.