Dietro le quinte

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L'alba di ieri, al Gaver, usava l'ultimo rosa della stoffa sullo stomaco al balarì del Carnevale di Bagolino, la piazzava sulla costola destra del monte Blumone, spruzzava le due nuvole isolate nel cielo e si ritirava nell'antro nascosto del bosco, lasciando posto al grigio laminato di acciaio che di tanto in tanto perdeva quattro falie di neve.
Poi, il sole.
Quindi, dalle 11 in poi - fortuna benedetta - luce e azzurro.

Noi di «In piazza con noi» siamo stati nella neve e sotto un cielo che andava e veniva, e infine si stabilizzava in «un pane e sole» in una semplicità primiziale: 1 marzo primavera.
Il fascino del Gaver, di nuovo, si è mostrato nella libertà di stare al mondo delle stazioni invernali con una resistenza lodevole, una partecipazione popolare di chi vive la montagna nel bosco, sulla roccia, dentro la carne della terra di montagna, saltando ogni finzione artificiale.

II Gaver, figlio di due padri, amministrativamente brenese e culturalmente bagosso, si è arrangiato e ha ricevuto quello che poteva dai due paesi, con il passo Crocedomini inagibile per 8 mesi e l'amore dei bresciani di ogni zona, locali e della città, risalenti quasi clandestinamente in questi fine settimana a buon mercato, di ottimo ossigeno e verde.

Da Breno, quasi percompensare le cattiverie stradali del Crocedomini, il sindaco Sandro Farisoglio è salito con le ciaspole, confidando al nostro direttore di Teletutto, Nunzia Vallini, che si arriva soltanto con queste ciabatte volanti, altrimenti ti toccano 150 km, Breno-Brescia-Gaver.
Da Bagolino, nello stesso momento, si avvicinava, meno problematicamente, il pro sindaco Giovanni Giacomolli per il sindaco Dagani.

Al Gaver sono saliti tutti, fondisti, guide alpine di viaggio e formazione, gli uomini del soccorso alpino, Carlo Parini e Boris Rolfi, l'agenzia turistica Valle Sabbia e lago d'Idro con Gianzeno Marca.
Il fornaio di Bagolino, presidente Pro loco, Michele Novara ha istruito sul chiodo d'oro, il punto esatto in cui, 230 milioni di anni fa, si sono sovrapposte placche geologiche diverse, portando il profumo di pane e la sicurezza della conoscenza dei suoi luoghi, riunendo il bianco della neve e il bianco che non c'è ma esiste di nuovo del pane, rinforzando quell'idea del Gaver vergine di cui dicevamo, vergine e lasciato a se stesso e alla sua gente umile che ama la fatica della montagna e il senso vero di vivere il pendio e il passaggio nei boschi.

Marco Buccio suona e narra la storia della liuteria.
Avanza il vin brulé degli alpini che fa amare ancora di più il Blumone, introducendo a piccole allucinazioni in cui compaiono i dipinti dei maestri pittori anche di questa terra, l'espressionismo nordico di Stagnoli, la montagna segantiniana di Edoardo Togni, la serenità narrativa di Ottorino Garosio.
Irene porge un pezzo di Bagòss, nel fascino della parsimonia, e si canta tutti su una nuova luce di mezzogiorno. Intanto Paolo Carè illustra le vie del Cai.

Da Brescia Marco Berni, adoratore come noi del grande vincitore di sempre dell'Idita Road in Alaska, Roberto Ghidoni detto Lupo Solilario, ci istruisce sulla grande Corsa Bianca e subito dopo, quel personaggio bello che è Odilio Piotti, fattore di tutte le 40 marce longhe della Val di Fiemme, invita a non dimenticare questo sport di vila e presenta Giorgio Chiarini, seguace e campione italiano, l'altro ieri sui 10 chilometri.
Il popolo delle ciaspole ha il cantore in Ennio Zaltieri e le foreste vengono protette e vissute anche in video e sul giornale per le parole di Massimo Galelli.

Qui, al Gaver, sono saliti Michele Foglio e Marco Foglio, rispettivamente amministratore delegato e titolare dell'acqua Maniva e del marchio Kayland, mentre la Guardia Forestale conferma la presenza dell'orso e l'arretramento della popolazione.
Fra poco saranno cent'anni da quando, lì sopra, dopo i boschi, si fronteggiavano soldati lasciati a un destino disumano.
La luce di ieri leniva la memoria di sangue.

Tonino Zana

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