Un pianeta non ancora affranto

Molte le epidemie scoppiate in tempi remoti, per esempio la spagnola, il tifo, la peste, l'aids, l’ebola. Ora a noi si è presentato questo coronavirus. Tutti noi siamo qui, a combattere un nemico di cui non si conosce la provenienza.

Le malattie sono purtroppo contagiose e minacciano la nostra specie. Sono vecchi nemici che ritornano a farci visita, oppure sono nemici sempre rimasti tra noi, ma che abbiamo superficialmente lasciato proliferare nelle nostre realtà. Riemergono nemici nuovi di alta infezione e soprattutto di contagiosa diffusione a rapidità spaventosa.

Il coronavirus si trasmette con sintomi legati a naso, gola, occhi, febbre a volte alta e polmonite.

Per colpa sua ci lasciano persone anziane, ma anche di giovane età. Sono assistite da personale sanitario, medici e infermieri, angeli di quell’ultimo respiro, sconosciuti che talvolta devono anche decidere della loro sorte.

Terrorizzanti momenti di dolore lacerante, in cui vorresti parlare, vorresti abbracciare ma non puoi, vorresti dire “ti amo” ancora una volta perché hai conosciuto nella tua vita il grande significato di questa parola, ma tutto ciò non permette di formularla. Ti lasci sprofondare nello sconforto e in quel dolore che ti spegne lentamente.

I parenti a casa aspettano con speranza il ritorno del proprio caro e mantengono quella forza anche per credere di qualcosa in più. Vorrebbero riabbracciare e rivivere i momenti che si sono fermati prima del loro ingresso in ospedale. Un cielo buio e anche quella domanda: “Perché, Signore? Perché tutto ciò all’umanità?”.

Il giorno di Pasqua ho scritto questo racconto per comunicarvi che il Signore è Risorto, che è vicino a noi ogni giorno. Dobbiamo farci forza, ma anche non continuare a dire che tutto andrà bene. Metterci in discussione e riflettere su un sistema messo troppo spesso sotto torchio.
Questo pianeta è stato troppo spesso trascurato e obbligato al passo dell’uomo, condizionato per arricchirsi senza accontentarsi delle semplici opportunità che Dio ci ha dato in dono. Troppe cose spesso inutili, montagne di accumulo in sostanze e veleni. Un esempio: perché commercializzare cento detersivi e non commerciarne uno solo, prima alla distribuzione e poi al consumatore?

La natura ora si capovolge, non vuole più sottomettersi alla padronanza dell’uomo e alla sua avidità. Ora siamo in casa e riflettiamo sul fatto che la maggior parte delle malattie si trasmettono anche per un mondo in continuo mutamento e movimento. Etnie, realtà che si scontrano per diversità di obiezione e credono di essere troppo culturalmente preparate.

Nel mondo lo sfondo politico deve avere anche un’ambizione morale. Questa la si ricava dal successo di ognuno, dalla misura del proprio coraggio e dal manifesto della propria giustizia.

Per ripartire con degli obiettivi nuovi abbiamo bisogno di tanti altri. Insieme si fa squadra e perché il pianeta non diventi un logoro silenzio protratto nel tempo, cominciamo nel nostro piccolo a cogliere dalle situazioni una regola nuova, perché la Nazione rientri nella sfera dell’eccellenza, non solo economica, ma mondiale della nuova umanità.

Con orgoglio per il mio paese e per la mia Nazione.

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