20 Ottobre 2021, 06.11
Eco del Perlasca

Stato leader economico (parte 2)

di Tommaso Franzoni

Di fronte ai problemi dello Stato nella gestione dell’economia capitalistica, bisogna pensare ad alcune modifiche nella nostra società per assicurarci un futuro dignitoso. Ecco alcune proposte


Il settore pubblico non è visto come creatore di valore, al contrario le industrie sono considerate l’esclusivo fattore che genera ricchezza. Questa visione ha portato le multinazionali a richiedere un posto privilegiato all’interno della comunità, composto da sgravi fiscali ed aumento di potere nelle istituzioni.
In realtà lo Stato è un ente che può collaborare con le imprese e manovrare l’innovazione meglio del singolo individuo.

Il settore privato ricerca rischio basso e guadagni a breve termine, quindi investe poco nella ricerca di base.
Al contrario i governi investono in R&S e tendono a coprire i disavanzi del mercato, portando ad innovazioni che dopo le aziende sfruttano, privatizzando i guadagni.
Basti pensare ai cellulari, dispositivi che senza le spese del DARPA, ossia un’agenzia governativa incaricata dello sviluppo di nuove tecnologie per uso militare, non sarebbero oggi uno strumento della vita quotidiana.

Un altro esempio lampante è il vaccino che protegge dal Coronavirus creato da Pfizer, ottenuto grazie ai fondi destinati alla ricerca del Nih, ovvero l’agenzia sanitaria statunitense, ma nonostante ciò l’azienda ha fatto pagare ai governi 24 volte in più il costo di produzione di un singolo vaccino.

L’ambizione dello Stato dovrebbe essere quella di fare da catalizzatore in tutta la società e porsi innanzitutto come partner migliore per i privati, investendo a lungo termine in settori ad alto rischio.
Un’operazione che ha visto lo Stato come investitore attivo è Apollo 11, la missione che ha portato l’uomo sulla luna.
L’innovazione è caratterizzata da effetti diffusivi detti spillover che portano a diverse scoperte, ad esempio il viagra fu scoperto durante una campagna di ricerca verso problemi cardiaci. I benefici dell’innovazione si ottengono dall’abbraccio del rischio e dallo spazio dato alla serendipità.

I bilanci sono un fattore chiave studiato a breve termine,
anche l’operazione Apollo fu messa largamente in discussione per il suo elevato costo, aggiratosi intorno a 149 miliardi di oggi.
Nel 1964 Wernher Von Braun, scienziato ed ingegnere tedesco, disse a dei giornalisti di non capire perchè dovessero destare tanta preoccupazione, poichè la Nasa creava molto valore in più rispetto a quanto spendeva.
Ebbe ragione, pertanto la missione Apollo portò sviluppo in diversi settori, come quello informatico o quello siderurgico, grazie a nuove tecnologie, rilasciate successivamente nel mercato.

L’innovazione è un fenomeno che garantisce il miglioramento della vita dell’uomo, quindi la sua ricerca deve essere parte integrante della vita del settore pubblico e privato.
Per risolvere problemi specifici che catalizzano investimenti e la collaborazione tra diverse persone ed organizzazioni è necessario avere strumenti politici che garantiscano sperimentazione e si concentrino su risultati a lungo termine.
I contratti d’appalto, le sovvenzioni, i prestiti ed i premi dovrebbero, quando possibile, ricompensare innovatori e chi inizia a testare strumenti nuovi. Lo Stato deve essere partecipe a grandi progetti di ricerca, coordinando attori esterni e spingendo al massimo le performance, seguendo grandi obiettivi come la neutralità climatica stabilita dai paesi Ue per il 2050.

La partecipazione dei cittadini
è un fattore chiave per affrontare e risolvere un problema, basti pensare all’inquinamento. Trattare maggiormente temi sociali e responsabilizzare il singolo individuo può portare ad un movimento complessivo della massa. Il dibattito pubblico, educato e sensato, spinge ad una partecipazione a più entità e concetti. Per esempio, garantire mense gratuite nelle scuole porta ad una maggiore inclusione sociale ed a un apprendimento migliore, inoltre se queste vengono legate ad un’educazione alimentare anche la salute degli studenti sarà migliore.
 
Migliorare la qualità dell’istruzione in un paese porta benefici economici.
Purtroppo un divario tra gli studenti esiste ed è causato dalla mancanza di pari opportunità nell’accesso di informazione, tecnologie digitali e sostegno economico. Questi problemi richiedono non solo innovazioni tecnologiche, ma anche organizzative e politiche.

Nel 2020 lo European Research Council ha assegnato a 47 italiani le Consolidator Grant, ovvero delle borse di studio riservate a ricercatori con almeno 7 anni di esperienza dopo il dottorato, su un totale di 327, ma nonostante ciò solo 17 ragazzi hanno scelto di rimanere nella penisola, i restanti all’estero.
Questo dato fa capire le potenzialità che avremmo e dimostra che un cambio di passo nell’istruzione è necessario per ottenere risultati concreti. È fondamentale aumentare la spesa per la scuola in Italia.

Inoltre un buon titolo di studio può garantire ad un singolo di aumentare il suo potere contrattuale e migliorare la propria situazione economica, quindi puntare sulla scuola significa anche creare un valido processo di pre-distribuzione.

Altri aspetti che bisogna rielaborare sono: i modi in cui le organizzazioni pubbliche creano ed operano strategie; il ruolo dei dipendenti pubblici, cercando di migliorare la loro formazione, valutare in maniera più efficace le loro prestazioni e rivedere il piano di promozioni; la gestione del lavoro delle organizzazioni pubbliche.

La parola chiave per concretizzare questi concetti è “dinamismo”.
Questo aiuta a sviluppare e migliorare le risorse e, attualmente, è una lacuna della nostra pubblica amministrazione.
La leadership del governo, in campo innovativo, è necessaria per ottenere risultati.
La ricerca di un coordinamento dinamico e con una comunicazione chiara, volta all’apprendimento di ciò che viene sperimentato, garantisce una performance superiore in una missione complessa come Apollo 11.

Tutto ciò può essere gestito centralmente anche da banche di investimento pubbliche, come la Bei, orientando le strategie verso approcci innovativi e flessibili, legati all’apprendimento e allo stimolo del settore privato. Invece risultano abbastanza inutili sussidi ed incentivi fiscali, poiché mancano di capitale diretto nelle tasche di un’impresa, ma senza un piano ed una governance affidabile anche gli investimenti risultano insignificanti.

Lo Stato può portare a grandi progressi,
ma per farlo deve essere messo nella situazione di investire nelle proprie capacità. La condivisione dei rischi deve essere accompagnata da una condivisione dei guadagni, al fine di dare ricchezza immediata nelle mani delle istituzioni. Il piano Next Generation Eu è un grande passo in avanti per la politica europea, a patto che vengano attuate le giuste condizioni per una svolta decisiva.

Per affrontare le grandi sfide è necessario ripensare il ruolo dello Stato nel sistema capitalista.
Sfruttiamo questa crisi per uscire vincitori, nell’ottica della stabilità, della prosperità e del progresso umano.

Tommaso Franzoni





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