One Life

Il presente di un anziano nel 1988 e i suoi ricordi di cinquant’anni prima si intrecciano per raccontare la storia di Nicholas Winton: agente di cambio che, nel 1938, visitando Praga, scopre le condizioni in cui vivono le famiglie fuggite dalla Germania nazista e dall’Austria nei campi per rifugiati.
Colpito profondamente dalle situazioni in cui si trovano moltissimi bambini, principalmente ebrei, decide di portarli in salvo, mettendo lui stesso in atto un piano per trasferirli in Inghilterra.

One Life è un film uscito alla fine del 2023, diretto da James Hawes.
Vede come attori protagonisti Anthony Hopkins e Johnny Flynn, entrambi interpreti di Nicholas Winton.
La loro recitazione rende ottimamente l’umiltà, la sensibilità e la semplicità del personaggio, accompagnando lo spettatore in momenti commoventi, di riflessione e di speranza.
Un’interpretazione impeccabile è anche quella di Helena Bonham Carter, nei panni della madre di Nicholas: rende così bene il carattere del suo personaggio, anche se secondario, che sembra sia stato scritto per lei.

La scelta di mostrare il periodo precedente al conflitto è inusuale.
Viene mostrata Praga alla vigilia della Seconda guerra mondiale: qui le riprese nel campo profughi lasciano un’immagine vivida nella mente e quando poi la storia viene riportata nel presente lo spettatore si trova a chiedersi cosa succederà e cosa sia successo a tutti, dai profughi alla Resistenza.

Forse è proprio questo l’aspetto che più mi ha colpito di One Life: il sentimento di curiosità, incertezza e dubbio che si prova durante e anche successivamente alla fine del film. “Se fossi stata nelle condizioni di Nicholas cosa avrei fatto? Chi avrei salvato? Come sarei andata avanti?
Quali sarebbero state le mie priorità? Quali sono le mie priorità? In cosa voglio credere? Che valori voglio fare miei? Che vita voglio condurre? Cosa voglio proteggere?”. Sono solo alcune delle domande che io e le mie compagne ci siamo trovate a porci e a cui prima o poi speriamo di trovare risposta.

One Life ci riporta anche a pensare a tutte quelle persone che nella guerra si sono fatte portatrici di valori umani, come coraggio, sensibilità, determinazione ed empatia.
Ci ricorda che dietro al titolo di eroe che è stato dato c’è una “persona comune”: se pensiamo a tutte le forme di resistenza e opposizione al regime troviamo migliaia di persone comuni di ogni genere, razza, età e fede.

Il film racconta la storia di Nicholas Winton, ma allo stesso tempo celebra tutte queste altre persone comuni: alcuni nomi sono da noi più conosciuti, come Oskar Schindler, Sophie e Hans Scholl, Giorgio Perlasca, Calogero Marrone e Gino Bartali, tuttavia i “Giusti fra le Nazioni” sono moltissimi: solo in Italia se ne contano 766. Questa cifra però continua a crescere con le testimonianze e la documentazione ritrovate e risulta ancora sottostimata, dato che la salvezza dell'80-85% della popolazione ebraica italiana deve aver in realtà richiesto la complicità di migliaia di persone.

La rilevanza di One Life e di tutte queste testimonianze non potrà mai perdere importanza: cambia il modo di vedere sé stessi e l’intera umanità e ci rammenta di quanto siano fondamentali i valori a cui tutte queste persone hanno dedicato la loro vita.
Continuare a ricordare ciò è fondamentale: non importa quanto se ne sia già parlato, non sarà mai abbastanza.

Aurora Nicolini 2B Grafica e comunicazione

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