05 Gennaio 2024, 16.07
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Valsabbini

«Generazione Valerio»

di Marisa Viviani

Il Valerio, persona veramente particolare. Sempre calmo e paziente, gentile con tutti. Ma caparbio e inarrestabile quando gli veniva in mente un progetto o un’idea delle sue


"Il Valerio era veramente una grande persona. Sarei stato onorato anche solo di conoscerlo in vita mia; e invece ho avuto la fortuna di averlo come papà.

Mi ha insegnato tantissimo. Amava viaggiare, non come si fa adesso con cellulare, navigatore, prenotazioni fatte, ma viaggiare all’avventura. Se si perdeva si ritrovava, se si rompeva qualcosa lo riparava, se c’era un problema lo risolveva. La malattia purtroppo l’ha fermato per molto tempo, ma adesso finalmente è potuto ripartire all’avventura, come piaceva a lui.

Non so papà dove ti porterà questo tuo grande viaggio, ma spero che tu ci vada in moto, almeno sono sicuro che ti divertirai. Ciao, papà, sei stato un gran figo".

Essenziale, diretto, spontaneo.
Amorevole senza sentimentalismi.
Così il figlio maggiore, Stefano, ha salutato il padre Valerio nell’ultimo giorno dell’anno che l’ha visto cedere alla stanchezza del suo cuore logorato da una lunga battaglia per la vita.

Valerio Cellati, classe 1948, era nato a Lavenone, e pur da bresciano d’adozione dall’età scolare, non aveva mai dimenticato le sue origini valsabbine, intrattenendo sempre con la valle un rapporto affettivo e una presenza sul territorio.

Grande appassionato di motociclette
fin da giovanissimo, in età adulta si è dedicato professionalmente al motociclismo, specializzandosi nel trial come meccanico, concessionario di moto e istruttore, nonché presidente per molti anni del Motoclub di Collebeato e organizzatore di numerosi tornei e gare di trial, alcune anche a livello nazionale tenutesi a Bagolino e a Forno D’Ono.

I figli Stefano e Giuliano hanno seguito le orme del padre appassionandosi al mondo del motociclismo, praticando il trial a livello agonistico in gare nazionali e internazionali, e attualmente sono entrambi istruttori nella loro Scuola di Trial avviando a questo sport i giovanissimi fin dai tre anni con le moto elettriche, compreso uno dei loro figlioletti di quattro anni; del resto, come ricordano “ nostro padre ci ha fatti salire sulla motina appena abbiamo tolto le rotelle dalla bicicletta”.

Così era stato infatti anche per il pluricampione italiano di trial Fabio Lenzi, che fin da piccolo aveva imparato presso il circuito attrezzato da Valerio agli esordi della sua attività; ora Lenzi è istruttore di trial per la Polizia di Stato e consulente federale.

Entrambi i fratelli Stefano e Giuliano proseguiranno l’attività avviata dal padre Valerio, contando anche sull’aiuto della madre Giusy, vera roccia della famiglia, che già da tempo rappresenta il riferimento organizzativo in questo settore, che è lavoro, sport, passione, ed ora anche ricordo e forte legame con l’amore della sua vita.                                                                                                             

                                                                                              §§§§§§§§§§§§§

La forte passione di Valerio Cellati per il motociclismo
, la sua grande abilità manuale, lo stile inconfondibile che l’ha reso famoso nell’ambiente sportivo e ancor prima nella cerchia della compagnia di gioventù, è qui ripercorso nel ricordo commosso, e anche divertito, degli amici Aldo, Emanuela, Luciano e Franco.

Ciao Luciano, mi sarebbe piaciuto essere con te a far visita a Vale, ma non ce l’ho fatta, così sono stato in sua compagnia senza scambiare parole con nessuno per più di un’ora, e alla fine sono uscito salutando suo figlio con queste parole: “Sono entrato piangendo ed esco sorridente”. Come mai?

Mentre ero appoggiato al muro sempre guardando il nostro amico, non ho fatto altro che ricordare i momenti dei TBDVA (acronimo di Teddy Boys Di Via Aquileia), che sicuramente anche tu non avrai dimenticato.

Mi sono rivisto, con Vale alla guida, sul sedile posteriore del Gilera 300 “pistolato” e trasformato nel chopper che sfilava rombando per corso Zanardelli: mamma mia come mi gasavo e come mi sentivo Easy Rider, vento nei capelli e in totale libertà.

Non mi pesava assolutamente non avere una moto come tutti voi. La mia adolescenza l’ho vissuta così; eravamo poveri di soldi ma ricchissimi di spensieratezza e complicità, cementate in quel “santuario” che era la cantina sotto casa Cellati.

Ero con Valerio e pensavo a te e agli altri: Roby, Ornella, Renata, Pierolina, me li vedevo scorrere davanti e mi sono accorto che li ricordavo tutti sorridenti, come dovrebbero essere tutti i giovani dai quattordici ai diciassette anni in su.

Mi sono ricordato quando avevamo trovato all’Istituto Artigianelli (eravamo al seguito dei Nosemen, che in quegli anni facevano le prove di complessino nello scantinato) le squadrette con relative molle e morsetti, che con l’abilità del nostro amico fabbro magnifico si trasformarono in un tecnigrafo artigianale, spartano ma perfettamente funzionale.

Mi sono ricordato quei pomeriggi in cui venivi a trovarmi al Violino con la tua Moto Iso, e ci soffermavamo davanti al cancello di casa mia a raccontarci le prime esperienze amorose e relativi dispiaceri: tu con la tua ragazza complicata Danila, e io con la mia non-ragazza Gabri che non voleva saperne di me.

Mi sono ricordato la massima di Vale relativa alle ragazze da invitare alla cantina (solo in seguito iniziammo ad usare il termine “club”): “Invitarle tutte, anche le brutte, perché potrebbero avere amiche belle!” Caro, caro Valerio.

Luciano, hai capito perché sorridevo nel porgergli l’ultimo saluto? Lui avrebbe senz’altro condiviso. Un affettuoso abbraccio. Franco.

Aldo ed Emanuela ricordano i momenti “valeriani” di ferie estive degli anni ‘70:

"Eravamo a Vienna in pieno agosto e avevamo un guasto all’auto; non capivamo una parola di tedesco e giravamo per la città a cercare i pezzi di ricambio, intanto che Valerio in campeggio si era messo a smontare la 500 tra lo stupore dei campeggiatori, una scena pazzesca; ma mai come quella sulla strada tra Rimini e San Marino, dove Valerio aveva smontato il suo Saturno Gilera guasto ai bordi della strada, con la gente esterrefatta che lo guardava: smontato tutto, rimontato, ripartiti, Valerio era proprio un mago.

Un’estate eravamo in Bulgaria, faceva un caldo spaventoso e in macchina non si resisteva; e che pensa Valerio? Monta sul motore un secondo radiatore, invertendo i tubi del riscaldamento con quelli del raffreddamento, e l’impianto funziona benissimo, anzi troppo: in macchina si passa dal sudare a congelare, al punto che dovevamo darci il cambio con gli amici su altre macchine perché non riuscivamo a resistere per il freddo!"

"Anch’io ho tanti ricordi di storie e ferie passate insieme a Valerio, – racconta Luciano – a cominciare dalle giornate a Lavenone nella cascina del nonno, situata al di là del fiume, raggiungibile dal ponticello sospeso, che noi attraversavamo anche in moto, passando cautamente uno alla volta; si dormiva nel fieno, si chiacchierava con il nonno, si andava a pescare le trote con la forchetta.

Una volta siamo partiti in moto da Brescia in tre, io, Valerio e Roberto, pioveva e sulle Coste prima io sono scivolato su un tornante, poi anche Roberto al successivo facendosi male ad un braccio; Valerio no, lui non cadeva mai; arrivati a Lavenone Roberto era stato fasciato e con il braccio tutto legato non aveva potuto pescare con noi di notte, si era limitato a reggere la lampada a carburo; sta di fatto che io o Valerio, non so chi di noi, nell’inseguimento di una trota gli abbiamo infilzato un piede con la forchetta, così il povero Roberto si è trovato anche azzoppato oltre che con il braccio fasciato."

"Ma la storia più assurda che ci è capitata è stata durante l’Adunata Nazionale degli Alpini a Brescia nel 1970; io e Valerio giravamo in moto per la città, io stavo nel sidecar e lui guidava; un gruppetto di alpini ci ha fermato, noi avevamo i capelli lunghi, barbe e baffoni, e loro scherzando tirano fuori le forbici per tagliarci i capelli, e tra una battuta e l’altra cominciano a versare il vino nel sidecar con me dentro; io ero tutto bagnato, così rassegnato mi sono fatto riempire il casco di vino e me lo sono scolato; abbiamo passato la serata con gli alpini seduti in piazza Vittoria davanti ad un fuoco acceso in terra, io ero ciucco disfatto, e gli altri amici quasi, allora gli alpini ci hanno legati tutti insieme in cordata, io in mezzo per non perdermi, e per due giorni non siamo tornati a casa; con gli alpini è così."

Aldo e Luciano poi ricordano la storia del BMW: "
Tra gli amici si era sparsa la voce che Valerio aveva comprato un BMW, erano tutti invidiosi, era il ‘71, eravamo tutti squattrinati e il BMW era un’auto irraggiungibile; in effetti si trattava davvero di un BMW, ma era una macchina assemblata con i residuati bellici di motori dei sidecar della 2ª Guerra Mondiale, era bruttissima, una specie di Trabant antesignana; un giorno Valerio buca una gomma e non aveva il crick, allora che fa? Ha girato il BMW su un fianco e ha cambiato la ruota! Beh, Valerio era molto forte, ma con questo sistema una volta l’auto gli è caduta addosso, per fortuna senza gravi conseguenze."

I ricordi e i racconti potrebbero proseguire a lungo perché la vita in quegli anni di gioventù poveri, creativi, entusiasmanti, avventurosi era piena di energia, vitalità, imprese, storie, voglia di fare, di muoversi, anche di sbagliare e ricominciare, e ricca di personalità irripetibili con cui confrontarsi, crescere, imparare, fare amicizia.

"È la mia generazione, la nostra, – puntualizza Luciano – è la “Generazione Valerio”, bellezza! E le altre generazioni non possono farci niente. Niente!"

MARISA VIVIANI

Foto della famiglia: Valerio Cellati con i figli Stefano e Giuliano - Il giovane Valerio in  moto - Valerio con la sua squadra di trial - Primo piano di Valerio Cellati

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L'ho conosciuto, il Valerio.

Una volta a Forno d'Ono mi ha prestato una moto per farmi partecipare ad una motocavalcata lungo le pendici della Corna Blacca.
Credo fosse al Pian del Bene: nell'attraversare uno spazio dove tenevano le vacche mi sono impantanato ed ho preso una smerdata che non dimenticherò mai.

Penso che quello che ha fatto lui per il trial, a Brescia sicuro ma forse in tutt'Italia, non lo fatto nessuno.
Un grande

Ubaldo Vallini




Commenti:
ID83325 - 06/01/2024 10:48:31 - (camilina) - Ciao Valerio

Sei il nipote preferito dalla mia mamma, valla a trovare con la tua moto più bellaI cugini di Nozza

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