G8 all’Aquila, «un’idea un po’ demagogica»

Dall’8 al 10 luglio a L’Aquila si svolge il Summit G8 2009. I temi principali in discussione sono la crisi economica e il rilancio della crescita, il rilancio del commercio internazionale, le politiche sociali, i cambiamenti climatici, lo sviluppo dei Paesi poveri e dell’Africa, la sicurezza alimentare e l’accesso all’acqua, la salute e la risoluzione delle crisi regionali.

Molti si sono domandati dell’opportunità di far svolgere il G8 in questa città. Questa uno scambio di battute tratto dal forum “Italians” di Corriere.it.

«Caro Beppe – scrive Mik Taerg alla rubrica curata da Beppe Severgnini –, ma il G8 all’Aquila è veramente una buona idea? Scansando per un attimo l’umana pietà per la tragedia del terremoto, mi chiedo il senso di aggiungere a tanta tristezza il potenziale impatto di un grande evento come il G8. La sola sigla G8 richiama bande di "casseurs" da tutta Europa, vedi l’infelice trovata e le nefaste conseguenze di chiamare un banale simposio universitario a Torino "G8 delle Università". Ma non si può sistemare questa benedetta e disgraziata città senza fare tutto ’sto casino? Si vede che senza clamore mediatico e senza tornaconto politico non vale la pena di muoversi. Lei che ne dice, Severgnini? ».

Così risponde la firma del Corriere: «Il trasloco del G8 all’Aquila mi è sembrato, da subito, un’idea emotiva, rischiosa e un po’ demagogica. Capisco il significato simbolico, e le buone intenzioni. Ma c’è qualcosa che non mi convince.
Per cominciare, s’è buttato il lavoro fatto in Sardegna. La Maddalena non meritava questo schiaffo (chissà com’è contenta Emma Marcegaglia, che con cinque soci ha vinto l’appalto per la costruzione del sito destinato a ospitare il vertice). L’Abruzzo, poi, mi sembra alle prese con problemi molto concreti: la ricostruzione, la burocrazia, le tasse (!), la pioggia, lo stress e il disagio della vita in tenda. Lo sbarco dei grandi del mondo, con l’immancabile codazzo di reggicoda e scribi, rischia di diventare irritante. In un servizio di Sky Tg24, due settimane fa, un residente di Onna ha detto di sospettare che le mancata rimozione delle macerie sia dovuta a necessità scenografiche: il terremoto deve vedersi in televisione. Se così fosse, sarebbe gravissimo. Io non ci posso e non ci voglio credere. Ma di sicuro le macerie di Onna sono ancora là, tre mesi dopo il sisma.
Cosa accadrà? Non conosco i particolari del programma, ma sarei pronto a scommettere: il vero lavoro del G8 si svolgerà in gran parte a Roma, lasciando all’Abruzzo un ruolo simbolico e iconografico. Valeva la pena? Mah».

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