Un anno senza Rinaldo

Il 13 febbraio 2021 moriva Rinaldo Sgotti, consigliere all’urbanistica, edilizia privata e lavori pubblici dell’Amministrazione comunale di Paitone. Ricoverato per covid, Rinaldo, fra ospedale e riabilitazione, non era più tornato a casa. Settanta giorni di speranze, poi il cedimento.

Cedimento che aveva colto tutti di sorpresa, perché ancora poco prima della fine Rinaldo ci mandava sms allegri che non lasciavano certo presagire un esito infausto. Domenica 13 febbraio 2022, ad un anno esatto dalla scomparsa, al Santuario di Paitone si terrà (ore 18) una messa in ricordo del nostro collega. Un appuntamento non solo doveroso ma soprattutto amichevole, che richiama qualche non banale riflessione.

Il 22 febbraio dello scorso anno, al termine della cerimonia di tumulazione a Nuvolera, incontravo, all’uscita del cimitero, il figlio di Rinaldo, Simone. Personalmente non lo conoscevo, ma avendolo visto alla cerimonia, subito prima, insieme con Mirella, la moglie di Rinaldo, avevo capito chi fosse. Mi sono avvicinato e gli ho fatto le condoglianze, poi mi sono presentato come consigliere e collega del padre. E lui, per me inaspettatamente, mi ha risposto: “allora anch’io ti faccio le condoglianze, perché anche tu hai perso qualcuno”. Era vero. Sembrava un’osservazione lapalissiana, cioè del tutto scontata, ma bisognava pensarci. Quando uno muore la perdita non è solo dei familiari stretti, ma, in varia forma, di tutti quelli che lo conoscevano: i compagni perdono un compagno, gli amici perdono un amico, i colleghi perdono un collega.

Quanto avessimo perso con la scomparsa di Rinaldo, noi colleghi di amministrazione ci siamo spesso accorti in questo lungo, lunghissimo anno senza di lui ogni volta che ci è capitato un problema, pur piccolo, che probabilmente solo lui avrebbe saputo risolvere. Il commento finale era sempre quello: “eh, se ci fosse Rinaldo!” .

Ma guardiamo la cosa da un altro punto vista, a prescindere dai grattacapi che ci erano capitati o che ci potrebbero capitare, cioè a prescindere da una virtuale necessità. Rinaldo in realtà c’era, anche se non in senso strettamente fisico. Ogni volta che si ha bisogno di lui o che lo si ricorda, come adesso, o semplicemente che lo si pensa, Rinaldo c’è, colleghi e amici. Non lo vedete? È lì, è solo qualche passo avanti a noi. Personalmente preferisco ricordarlo così e sono certo di non sbagliarmi se penso che tutta l’Amministrazione di Paitone sia della stessa opinione, come se ci aspettassimo di vedere Rinaldo entrare in qualsiasi momento dalla porta del municipio.

Vorrei concludere questo ricordo in una maniera inconsueta, citando un canto del popolo Navajo; sapete, quei pellirossa che conosciamo tutti dai film e dai fumetti, che abitano l’Arizona e parte del Nuovo Messico e dello Utah. Il canto dà una visione sorprendente delle cose, ben diversa dalle nostre credenze, ma scalda l’anima. Ed è ciò che conta. Dice così: “Non avvicinarti alla mia tomba piangendo, non ci sono, non dormo lì. Io sono come mille venti che soffiano, io sono come un diamante nella neve, splendente, io sono la luce del sole sul grano dorato, io sono la pioggia gentile attesa in autunno. Quando ti svegli la mattina, tranquilla, sono il canto di uno stormo di uccelli, io sono anche le stelle che brillano mentre la notte cade sulla tua finestra. Perciò, non avvicinarti alla mia tomba piangendo. Non ci sono. Io non sono morto”.

Ciao, Rinaldo. Arrivederci amico. Vogliamo ricordarti così!

Franco Tarsi
consigliere alla cultura di Paitone