24 Giugno 2009, 07.00
O
Storia

San Martino e Solferino, prosegue la battaglia

di Antonio Tantari

Prosegue l'escursus storico sull'epica battaglia di San Martino e Solferino, di cui ricorre oggi il 150° anniversario.

Alle due dopo mezzogiorno, tre delle divisioni piemontesi erano pressoché respinte ma non rotte, malgrado avessero sostenuto una lotta impari per dieci ore. Restava ancora la seconda divisione, comandata dal generale Fanti, poiché la quarta, comandata dal generale Cialdini, appoggiava al di là del lago le mosse del generale Garibaldi.
Il generale Fanti, ricevuto l’ordine di correre in soccorso delle altre divisioni che stanno per essere rotte, comandò alla truppa di cambiare direzione e, deposto il sacco, di prendere la via a cavaliere delle colline. Fanti fece percorrere strade disastrose e nascoste fra le gole dei monti e, intanto, inviò due reggimenti della brigata Piemonte al centro tra S. Martino e Pozzolengo in rinforzo alla prima divisione per chiudere il passo al nemico che fra l’intervallo di due colli voleva avanzarsi sulla destra della sua divisione e rendere impossibile il mantenimento dell’altura di S. Martino, presa e ripresa tante volte dalla terza e quinta divisione.
Ciò fatto di pose alla testa della brigata Aosta e seguitò l’avanzata più vicino le sponde del lago, che erano l’estrema sinistra.
Cola giunti vennero intercettati due reggimenti che ritiratisi allora dal combattimento riposavano a poca distanza da S. Martino; la brigata Cuneo (settimo e ottavo reggimento) battendo in ritirata cedeva il posto alla brigata Aosta.
Il generale Fanti fece disporre in colonna la truppa facendola marciare nei profondi e larghi fossati della ferrovia che corre lungo il lago, riuscendo a portarla quasi ai fianchi del nemico protetta dalle spesse piante, dalla profondità del terreno scavato per la costruzione dell’argine della strada ferrata; di modo da no essere vista, sebbene fosse vicinissima e per il silenzio mantenuto il nemico non si era accorti del suo sopraggiungere. Frattanto la brigata Como compiva la sua mossa ritirandosi dal combattimento per prendere riposo. Anche gli austriaci avevano cessato di far fuoco e raccoglievano i loro morti e si davano a predare sul campo: dovevano esser persuasi d’aver vinto, perché avevano nei cappelli il mirto in segno di vittoria.
La brigata Aosta attendeva che la batteria di artiglieria (che non avendo potuto seguirla per quelle strade impraticabili veniva per la gran strada di Lonato) si fosse portata sulla linea di battaglia per cominciare il fuoco. In quel momento alcuni battaglioni della terza divisione meno stanchi degli altri coprivano il centro: i cavalleggeri di Monferrato erano presso a giungere, e si tenevano pronti a piombare sul nemico se tentasse un assalto, oppure a dargli una carica, se il momento si presentava.
All’improvviso, erano ormai le cinque della sera, si scatenava un violento temporale: le nubi, come mostri s’addensano a cavalloni nel cielo cupo e sanguigno; le onde del lago vengono ad urtare contro gli argini altissimi della ferrovia, coprendoli di flutti spumanti: lampi infuocati precedono i fulmini che incendiano l’orizzonte sconvolto; l’acqua piove a torrenti, sbattuta dal vento che soffia orribilmente, schiantando alberi e tegole: pareva che la natura stessa adirata volesse scatenarsi contro il tiranno.
I bersaglieri del primo battaglione, approfittando dell’improvvisa bufera, attaccavano intrepidi le vedette nemiche e destavano l’allarme in tutto l’esercito. Contemporaneamente la brigata Aosta si spingeva sotto la collina ove erano gli austriaci schierati: essi rispondevano con una scarica vigorosissima, che però non arrecava grave danno; mentre la truppa avanzava a passo di corsa, veniva dato il segnale d’attacco alla baionetta: Savoia, Savoia...ancora un momento e poi era sulla collina. Allora tutte le batterie dei cannoni austriaci aprivano un fuoco tremendo contro i piemontesi: una tempesta di palle e mitraglia arrivava da tutte le direzioni mentre la fanteria austriaca fuggiva alla vista delle baionette. Sarebbe stato un correre al macello se avessero persistito a voler salire da quella parte così assiepata di cannoni onde ricevettero l’ordine di discendere in buon ordine. Bisognava prendere un’altura eminente, munita di numerosa e grossa artiglieria: posizione resa più forte per perché rinforzata con i reggimenti venuti da Solferino abbandonato ai francesi; posizione contro la quale avevano battuto inutilmente la terza e la quinta divisione dall’alba alle due del pomeriggio: correre per una campagna a declivio ingombra di folte piante di profondi e larghi rivi ingrossati dalla pioggia, per combattere un nemico di gran lunga superiore di numero irritato per la sconfitta di Solferino e per la resistenza anzi pertinacia trovata nei soldati italiani, che essa credeva inferiore ai francesi. A gruppi la truppa assaliva le colonne austriache che scendevano dalla collina spingendosi alla corsa per dare una carica alla baionetta che era il riparo, la trincea in tutti gli incontri.
E mentre l’artiglieria dall’alto fulminava a mitraglia i piemontesi, in uno di questi assalti, ci alcuni soldati italiani riuscirono ad inoltrarsi fino a una cascina situata ai piedi del colle di S. Martino, occupato proprio di fronte alle batterie, da numerosi nemici che diressero una tempesta di proiettili. Fu dato il segnale di attaccare alla baionetta: Savoia... e quelli subito abbandonarono la cascina e fuggirono. Allora vennero abbattute le porte entrando subito a viva forza, appuntando le baionette su quelli che erano dentro e che spianarono le canne dei loro fucili. Gli austriaci accortisi che il drappello di italiani era in possesso della cascina la fecero unico segno delle batterie della collina e ridussero in mille guise il tetto e i muri.
Un assalto di cavalleria scendeva a passo di carica e venne assalito alla baionetta e costretto alla risalita.
Le batterie nemiche raddoppiano le loro scariche: il fragore cresce a dismisura grazie all’artiglieria piemontese che finalmente si era portata in linea di battaglia. La Cascina bianca dei pini, che era il baluardo dei nemici sulla collina, viene cannoneggiata e perforata da tutti i lati, cosicché venne abbandonata. Alcuni battaglioni della terza divisione se ne impadronirono ed aprirono il fuoco alla sinistra mentre la brigata Aosta caricava di fronte. La battaglia ferveva da ogni lato e la collina era coperta di cadaveri. Chi strepitava, chi si rivoltava nel sangue, chi correva, chi fuggiva, il tintinnio delle armi, l’urto degli assalitori, il grido disperato dei morenti tutto era soffocato dal prepotente fragore del cannone che assordava, sbaragliava, sprofondava nel campo. Armati che s’incontravano s’avventavano gli uni agli altri, si ferivano con impeto rabbioso e morivano imprecandosi, cavalli sbrigliati che fuggivano per il campo urtando feriti che si trascinavano.
Arrivavano, intanto, gli avanzi della terza e della quinta divisione che volevano dividere con la seconda la vittoria e la sventura. L’artiglieria piemontese guadagna il piano della collina ed apriva un fuoco irresistibile. I cavalleggeri di Monferrato precipitavano sulle colonne nemiche: un grido di gioia echeggiava nelle file, che incalzando i nemici li rovesciavano giù dal colle con orribile macello.
La truppa della Aosta aveva preso la posizione quando suonavano le nove di sera. Dopo un quarto d’ora tutto era oscurità, silenzio: allora ansanti sfiniti dalla stanchezza, molli di sudore e d’acqua, insudiciati di fango e di sangue, i soldati si sdraiavano sulle pietre e si addormentavano accanto ai cadaveri.

(Fine seconda parte - continua)

In foto l'ossario di San Martino



Aggiungi commento:

Vedi anche
13/10/2009 10:00

Sui campi di battaglia In preparazione alle celebrazioni del IV Novembre vengono proposti una serie di incontri sulla storia partendo dalla battaglia di San Martino e Solferino.

23/06/2009 07:00

150 anni fa: la battaglia di San Martino e Solferino Nell’imminenza delle celebrazioni per il 150° anniversario della famosa battaglia risorgimentale, nella quale nacque la Croce Rossa, pubblichiamo in tre puntate il racconto della vicende belliche e degli echi giunti fino qui in Valsabbia.

25/06/2009 07:00

Gli echi della Battaglia di San Martino e Solferino La battaglia lasciň sul campo decine di migliaia di feriti. Ciň spins Jean Henri Dunant, intervenuto nei soccorsi, a fondare la Croce Rossa. Questo gli valse il primo Nobel per la Pace.

09/11/2012 10:00

L'Estate di San Martino Domenica č San Martino, ma oggi hanno inizio i tre giorni dell'«Estate di San Martino».

12/10/2010 09:15

Visita a Solferino C’č tempo fino a stasera per prenotarsi per la gita a Solferino organizzata dalla biblioteca di Vobarno, primo appuntamento per i festeggiamenti per i 150 anni dell’unitŕ d’Italia.




Altre da O
26/10/2010

La zucca

Utilizzata non solo in cucina, ma anche in cosmesi e in medicina, la zucca viene persino usata come contenitore e come utensile.

18/10/2010

Cucina regionale della Basilicata

La Basilicata (chiamata anche Lucania) ha il notevole pregio di conservare intatto buona parte del proprio patrimonio ambientale e boschivo.

18/10/2010

Attese

Tornando indietro con la moviola dei ricordi mi trovo sovente ingarbugliata dentro quel filo sottile e resistente che tiene insieme l’ansia per raggiungere nuovi traguardi di crescita.

(4)
14/10/2010

«Indian takeway»

Per ogni figlio di immigrati c’č sempre un momento di consapevolezza che mette a disagio.

13/10/2010

Cucina regionale dell'Umbria

L’Umbria č una regione dove tradizione e semplicitŕ dominano la gastronomia.

11/10/2010

L’omaggio degli alpini alla Madonna del Don

Ieri a Mestre il dono degli alpini bresciani dell’olio per la lampada votiva per l’icona della Vergine portata dal fronte russo da un cappellano militare, per ricordare i caduti della campagna di Russia.

11/10/2010

Bando per progetti sperimentali

Tempo fino al 18 ottobre per presentare domanda. Sono a disposizione 2 milioni e 300 mila euro.

11/10/2010

Piccoli uomini crescono

ALBUM: Piccoli uomini crescono.
ARTISTA: Jet Set Roger.
SITO UFFICIALE: www.jetsetroger.it

11/10/2010

Il mito si trasforma: arriva la Mini SUV

Rivoluzione in casa Mini: arriva infatti la Countryman, la prima Mini a trazione integrale e 5 porte.

07/10/2010

Colori e ritmi della creativitĂ 

La vera molla che fa scattare la vita č sicuramente la creativitŕ.