Occhio ai piromani

In una mano la radio per i contatti col personale a terra e con i velivoli impegnati a “sganciare” nel modo più efficace possibile, anche dietro suo suggerimento. Nell’altra il telefono cellulare per il resoconto costante alla prefettura.
Il Sovrintendente del Corpo Forestale dello Stato Giampetro Corti, comandante a Concesio, nel venerdì pomeriggio del massimo impegno lo troviamo così: “Segna tutto. Quante volte sganciano i Canadair, quante l’Erickson... tutto quanto mi raccomando” dice all’assistente Piergiuseppe Delle Donne che lo segue passo passo.
Poi si gira e vede le lingue di fuoco che prendono ad aggredire un boschetto sull’altro crinale, troppo vicine ad una casetta bianca: “C’è da salire fin lassù con un modulo, ci pensate voi?” urla ad una squadra dei Vigili del fuoco di Lumezzane. Quelli partono al volo e lui è già dall’altra parte del prato, dove la visuale sul fronte del fuoco è migliore.

Ci avviciniamo perché abbiamo i lettori da informare. Individuato un attimo di pausa nella frenetica attività catturiamo il suo sguardo, ci presentiamo e chiediamo ragguagli.
La radio però riprende a gracchiare e il sorriso del comandante Corti è di quelli disarmanti: “La prego... dopo sono a sua disposizione” ci dice riprendendo il suo lavoro. Non lo interrompiamo più.

Ritroviamo il comandante il giorno dopo, ancora lì al Cavallo. Le fiamme stavano interessando quasi esclusivamente la Valle Sabbia dove c’erano i colleghi di Vobarno e di Vestone.
Per lui minima allerta dunque. Allora? Com’è andata? “E’ andata che il fuoco si è divorato quasi 300 ettari di montagna, ecco com’è andata – ci risponde avvilito -. I prati faranno presto a riaversi, le piante invece ci metteranno 15 o 20 anni per tornare ad essere com’erano prima, soprattutto quelle giovani che dovranno ripartire a vivere dalla ceppaia”.
Poi prosegue per farci meglio comprendere quale sia l’entità del danno in natura: “Per gli incendi noi consideriamo a rischio il periodo da dicembre a giugno, ma sono proprio queste le settimane le peggiori, perché la vegetazione è già in vigore. Tutto è già fiorito, le gemme sono aperte, fino all’anno prossimo non se ne parla che riparta qualche cosa, dov’è passato il fuoco”.

Poi si ricorda dei nostri lettori. “La legge dice che per 10 anni dov’è stato bruciato non si può cacciare, pascolare o costruire - ci dice -. Badi bene che non le dico questo per indicare come colpevoli cacciatori, pastori o impresari, tutt’altro. Proprio perchè l’incendio le penalizza, e di brutto, queste persone potrebbero darci una mano ad evitare che i piromani agiscano indisturbati”.

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