14 Gennaio 2024, 08.00
Gavardo
Blog - Maestro John

Via Molino e la sua gente

di John Comini

Le persone, le case e le attività della Via Molino nei ricordi del mitico Antonio Abastanotti. Poi tre compleanni e vari eventi


Grazie all’amico Antonio Abastanotti (enciclopedia vivente della comunità) e ad alcune notizie tratte dalle interessanti visite guidate a cura della Prof.ssa Emilia Nicoli (che ringrazio di cuore) ho potuto “ricreare” la Via Molino di ieri fino ai giorni nostri. Mi scuso per eventuali errori o dimenticanze: ascoltare Antonio è un piacere ed un onore, ma mi ha raccontato tanti di quei particolari che faticavo a riportare tutti i suoi preziosi ricordi. Del resto, ogni casa ha una sua storia, ogni portone racchiude un romanzo familiare. Inoltre molte notizie Antonio le ha scritte nel suo bel volume “Il ciliegio proibito - Storie, personaggi, fatti e retroscena del Novecento gavardese” (liberedizioni) che rappresenta una fonte storica di assoluto rilievo.

Va premesso che Via Molino è la strada antica, storica di Gavardo: era la via nobile, la via principale. Nel bel libro “Le vie di Gavardo: ogni nome una storia” la Prof.ssa Nicoli scrive: “Via Molino prende il nome dall’impianto medievale per la macina dei cereali, ancora esistente nella struttura originaria a cinque ruote. La via nel 1300 era denominata ‘rua Pinasorii’ probabilmente dal nome del primo costruttore di casa in questa strada. Nel catasto del 1641 la via è invece denominata ‘case nuove’ in riferimento alle più recenti costruzioni sul lato opposto al fiume.” Via Gosa, la strada accanto, “fu realizzata alla fine dell’Ottocento per rendere il transito più scorrevole in alternativa all’antico percorso di via Molino”. Nel 1881 in via Gosa fu installato il passaggio del tram.

Partiamo dal lato della via Molino che guarda verso il fiume Chiese.
Oltre il ponte c’era il negozio di frutta e verdura di Oliviero Mazza, sposato con Elvira Giustacchini che faceva parte delle Angeline (devote di S. Angela Merici): generosa con tutti, molto legata a monsignor Ferretti, devota a Padre Pio da cui spesso si recava in pellegrinaggio. Oliviero ed Elvira erano i genitori del celebre giornalista, scrittore e storico Attilio Mazza, che fu pure sindaco di Gardone Riviera.
Poi nel negozio “Al mare, frutta e verdura” è subentrato Franco Massolini, le cui due figlie gemelle hanno sposato due gemelli. Per un periodo c’è stato un bar, ora chiuso.

L’abitazione del signor Ongaro (una sorella aveva sposato il Sandrino Dusi) sposo della maestra Bologna: il figlio Angelo, pure lui maestro, aveva sposato Maria Tosi, una signora che si impegnava per i ragazzi.
La casa, di origine medievale, apparteneva alla nobile famiglia Albani, a Gavardo fin dal ‘500 ed arricchitasi con il commercio della seta. Il portale è alto per permettere il passaggio dei carri carichi di “sgarbù” con i bozzoli. Gli ultimi discendenti Albani erano tre sorelle nubili ed un maschio che vivevano di rendita: questi, fedele della Serenissima, quando nel 1796 arrivò Napoleone partecipò alla controrivoluzione come capo della Quadra armata di Gavardo. Catturato e arrestato, condotto in Castello a Brescia, fu fucilato. Rimasero le tre sorelle: le prime due morirono lasciando Maria (1733-1812) con un’immensa fortuna. Era la più ricca di Gavardo: fece testamento a favore di nipoti sconosciuti ma chiedendo che le rendite delle proprietà andassero alle parrocchie di Sopraponte, Soprazocco, Gavardo e Villanuova ed usate a favore dei poveri e dei bisognosi. Alla fine di varie questioni ereditarie (un classico) i nipoti di Portese vendettero le proprietà e chi le acquistò lasciò le rendite per le buone cause e per molti anni: nel 1931 vennero utilizzate per costruire “La Memoria”. Ora il palazzo è di proprietà Bologna: in passato fu anche quartier generale del Vendôme, famoso per la battaglia della Bolina.

Nell’altra parte della casa abitava la maestra Cirimbelli, ora c’è la pronipote.
Prima del “Mercato coperto” c’era la latteria-gelateria del Gianni Landi (subentrato alla Maria Bertera), che d’estate metteva i tavolini e sull’angolo suonava l’orchestra con il palco sulla strada (non c’era traffico, bei tempi!). Fra i musicisti c’erano Umberto Re fisarmonica e violino, Piovanelli chitarra, Maestri di Villanuova cornetta, Ismaele Giacobinelli detto Gipù chitarra ed il Bolari: tra le molte melodie Antonio ricorda “Sotto il ciel di Lombardia”. Poi il Gianni (che vendeva dolci anche all’oratorio) con la ricostruzione avvenuta dopo il bombardamento si è trasferito al di là della strada.

Ecco la leggendaria bottega del formaggio, il “Mercato coperto”, accanto alla cassetta rossa delle lettere. Vi si accedeva attraverso una porticina e si scendevano due gradini. Ma appena entrati, come Ulisse nella caverna di Ciclope, si illuminavano gli occhi dinanzi allo splendore delle cose buone che v’erano in mostra: formaggi di ogni tipo, dal Bagoss al Tombea, dal cremoso gorgonzola al grana delle vacche rosse. E poi gustosissimi salumi, marmellate che erano una goduria, vasetti di funghi che promettevano gioie inenarrabili. Insomma, c’era ogni ben di dio, era una continua tentazione per il palato. I nonni del paese si ricordano il signor Pietro dietro il bancone, col suo bel faccione rubicondo ed il suo carattere gioviale. E poi la figlia Giuseppina (per tutti Giusy), che conosceva il nome di ogni cliente e gli faceva assaggiare i vari formaggi decantandone pregi e virtù. Accanto a lei il saggio e baffuto Enrico che –inforcati gli occhiali- di ogni prodotto spiegava la provenienza, come consumarlo e con quale vino abbinarlo. E poi c’era la zia, sempre attenta alla cassa sul lato del bancone, che seguiva il via vai della bottega con occhio vigile e discreto. Perché di clienti ce n’erano sempre molti, la fama della bottega si era propagata anche oltre i confini. I turisti tedeschi e inglesi che villeggiavano sul lago, avevano inserito nel loro tour la bottega del formaggio. E anche eccellenti ristoratori della zona vi si fornivano, perché Giusy ed Enrico cercavano sempre il meglio del meglio. La loro era davvero una passione che trascendeva il lavoro: passione per il gusto, per le cose buone e belle.
Dopo il portone ecco la famiglia Mazza, al primo piano abitava un Bresciani.

Nei tre vicoletti che portavano al fiume le donne si recavano a lavare i panni sui lavatoi (laandér) di legno. Grandi sacrifici, grandi donne! Antonio ricorda che Angelo Susio (detto Patà), segretario locale del Partito Socialdemocratico, si prestò con alcuni amici per il ripristino ed il riordino dei vicoli di via Capoborgo e via Molino, compresi i posti per lavare i panni; il Comune partecipava con un muratore a pagamento.

Poi ecco la casa dei Simonelli, maresciallo della guardia forestale che prima era a Bagolino, che ha sposato una Giustacchini, sorella di Armando e del cavalier Nizzardo. Ebbero due figlie, Alba e Simonetta. Al piano terra c’era il “Bar Bianca”, gestito dai genitori e dalla sorella di Diana Scolari, che successivamente è stato trasferito sul lato opposto della via, in una bella sala con biliardo, pincanello ed uno dei primi telefoni pubblici.
I Codurri abitavano in affitto dalla maestra Bologna: erano i nonni materni dell’amico Andrea Deni, e spesso la cara mamma Silvana si recava a far loro visita. Ricordo che da bambino giocavo con Deni in quel cortile, accanto al fiume.

Ecco l’abitazione (con tanto di stemma) di Oliviero Mazza, dove prima abitava la famiglia di don Soncina che assisteva i malati nella Casa di cura a Gardone Riviera.

La casa della famiglia De Bernard, detti Scagnì, perché impagliavano le sedie. Ernesto De Bernard, chiamato Nàèla, lavorava al Lanificio ed era un ottimo calciatore, difensore nell’A.C. Gavardo.

La casa al secondo piano dell’Agnese Abastanotti che ha sposato il Paolo Bertuetti: lì sono nati Carmen ed il grande Maestro Luigino. Al primo piano abitava la famiglia Folli.

La casa del Pierino Goffi detto Gudù, che sposò Maddalena: ebbero due figli, il caro Alessandro (detto Gordon) e Teresa (la mitica Terry, che saluto). Pierino inizialmente aveva il magazzino di rigattiere in via Molino, nel fondaco sul fiume sotto casa sua, di fronte al portone dei calzolai Fontana. Terry ricorda il suo duro lavoro nel portare le cose pesanti su e giù per le scale. Antonio rammenta che sul solaio il Gudù teneva le pelli di coniglio da far essiccare.

Dopo la casa dei Nebbini ecco quella della famiglia di Giuseppe Codenotti, padre di  Isidoro (Doro), storico capo degli alpini, nonno di Luigi (che canta nel mitico coro La  Faita), di Emerenziana detta Marenza e di Giuliano. Commerciava la legna, sia grossa sia minuta in fascine per avviare il fuoco.

Ricordo l’Angiolino Codenotti, figlio di Alfredo, che frequentava l’Oratorio e che abita ancora nella via.
La casa dei Lazzarini, l’unico impiegato dell’Ufficio Tecnico.

Quindi il terzo vicolo sul Chiese e la casa dei Cantoni: il padre Nino era notaio, era stato nominato commissario prefettizio di Gavardo durante il ventennio. La cara figlia Gabriella Cantoni Bravi era nata a Gavardo nel 1940. Ha vissuto e lavorato a Brescia per oltre trent’anni. Laureata in Lingue straniere, in Pedagogia e in Psicologia, aveva esercitato per decenni l’attività di insegnante, per poi dedicarsi a quella di psicoterapeuta. Poetessa, autrice di romanzi e di libri di memorie dedicati alla sua Gavardo e agli anni dell’infanzia, ha scritto: “Via Molino era sopravvissuta nei secoli e aveva superato anche gli orrori della seconda guerra mondiale perché si era infilata, con determinazione e gran dignità, tra quelle due file parallele di case, diverse ma legate da rispetto e riverenza. Per trecento metri circa quelle abitazioni si erano schierate e protette lungo il percorso del fiume, divise da pochi metri di strada acciottolata che partiva dal vecchio molino e arrivava sino a Casa Bologna. Da entrambe le parti si poteva accedere alla strada maestra che portava in Trentino, all'Austria e sul lago di Garda. Il fiume Chiese e il suo Naviglio scorrevano sotto un ponte a doppio arco che, in quel tratto di strada, esibiva un paesaggio fluviale particolarmente bello. In via Molino i quattro vicoli, rimasti intatti e oggi ancora esistenti, portavano direttamente al fiume. Un vicolo, a cielo aperto, arrivava al molino, là, dove anni fa, si era formato un discreto slargo sabbioso; l’altro, dopo Casa Cantoni, con una quindicina di larghi scalini portava direttamente con i piedi tra i gorghi dell’acqua gelata. Le nostre furono case nate sull'acqua, con lunghi ballatoi che s'affacciavano sul fiume e abbracciavano l’isolo intatto e ridente. Per noi, abitanti del centro della via, quei ballatoi o balconi erano un paradiso profumato: dall’alto vedevano anche parte del ponte e di Capo Borgo.” Gabriella ci ha lasciati nel 2017. Saluto il marito Beppe Bravi, eccelso artista, e la figlia e brava maestra Valeria.

Dopo varie abitazioni ecco il vicolo che va al Mulino, gestito dal Piero Bettinazzi, poi dagli Ardemagni che avevano un mulino anche a Sopraponte. Bisogna ricordare che fino a pochi anni fa, nonostante le possibilità di occupazione offerte dal Lanificio e dal piccolo artigianato, l’economia era ancora sostanzialmente contadina (la mezzadria e la piccola proprietà occupavano nel 1950 ancora 1770 addetti). In paese vi erano infatti numerose stalle, tutte destinate a scomparire nel giro di pochi anni: in Capoborgo, Via Molino, Via Fossa, Via Santa Maria…

Il Mulino è davvero un prezioso pezzo di storia ed ha origini molto antiche: costruito prima del 1528 (Gianbattista Bruni Conter nella sua “Storia di Gavardo” scrive che le prime tracce risalgono al 1400), apparteneva al Vescovo di Brescia che era praticamente proprietario dell’intero paese. I mulini erano sette lungo il Chiese e la Vrenda, a Gavardo erano tre: uno per l’olio era dove c’è il Galante, un altro in via Sormani chiamata via Fusine. Quello ora ristrutturato è un mulino eccezionale in Italia perché aveva sei ruote (di solito erano due o tre). I mulini non servivano solo per la macina dei cereali: una ruota serviva per la mola, due per i cereali, una per le olive, una per le fucine.

Messo in ginocchio da varie piene del Chiese (la più rovinosa fu nel novembre 1966 che sommerse quasi l’intero immobile), il Mulino venne restaurato dal Consorzio del Chiese: vi si organizzano percorsi didattici per le scuole (ricordo una recente visita organizzata dalle Acli di Villanuova con la spiegazione di Angelo Lando, ex allievo del maestro Piero Simoni), oltre a mostre, spettacoli, eventi e fino a pochi anni fa il suggestivo Presepio Vivente.

Infine la Casa Moreni, dove abitava Moreni con molti figli (la moglie era molto di chiesa). Il “Riso Moreni” è sempre stato celebre ed apprezzato: l’azienda nacque nel 1924 da un’idea di Cesare, chiamato Cesarino. Ancor prima il nonno e il padre Pietro macinavano granoturco nel vecchio mulino. Pietro era commerciante all’ingrosso di farine e granaglie, coadiuvato dal figlio Cesarino. Questi è stato presidente della Scuola Materna Quarena ed era padre di Severino, sottotenente degli alpini, la cui moglie (ora a Mezzolombardo) è sorella di Edilia, la cara mamma della mia amica Anna Bendotti.

Il riso veniva trasportato inizialmente dal Piero Pelizzari e dal “Cecchino” Franceschetti: i sacchi venivano caricati sui carri trainati da un cavallo che doveva percorrere la via Molino, a quel tempo non ancora asfaltata. Poi, insaccati nelle confezioni attraverso una filiera operativa, i pacchi venivano trasportati sopra un camion (l’autista Silvio Attolini era soprannominato “motore”…). Mariangela Zilioli, cugina di mia moglie, ha lavorato come impiegata presso la ditta Riso Moreni, dove il padre faceva il rappresentante ed era sempre in giro con l’automobile.

Antonio ricorda che, durante l’alluvione del ’66, il signor Moreni aveva allertato tutti gli uomini capaci di trasportare i sacchi al sicuro. A ognuno degli aiutanti ha poi regalato una cassa di mele di prima qualità. Antonio ricorda pure che frequentava la scuola elementare quando morì il signor Pietro e che partecipò ai funerali con la blusa nera.

I miei amici Deni e Gabriella appena sposati abitarono per otto anni nella dependance del magnifico Palazzo Dalla Via. Antonio ricorda che l’estate veniva la signora con il maggiordomo. I Dalla Via erano proprietari terrieri che facevano lavorare le proprie terre in affitto o a mezzadria, come il Bruni-Conter di Limone, i Marchetti di via S. Maria, il Rossi-Noventa di via Mangano, i Vezzoni di Piazza Zanardelli, i Passerini e i Meroni a Soprazocco.

Percorriamo ora la parte opposta di Via Molino, sempre partendo dalle vicinanze del ponte.
Prima c’era l’ufficio del Dazio. Ecco la celebre Trattoria Corona, chiamata “Mariettina” perché la padrona si chiama Massolini Maria/Marietta. La gestiva il celebre signor Gino Berardi. Antonio ricorda che da anziano vi stazionava sempre Vincenzo Polvara, famoso rabdomante: spesso arrivavano auto lussuose a prelevarlo per la ricerca di vene acquifere in tutta la provincia e anche oltre.

Ecco l’abitazione dell’amico Antonio (come dimenticare la cara moglie Maria?): inizialmente apparteneva ad un Bianchini, che l’ha poi venduta al Paolo Bresciani.
Da tutti chiamato “Paulì de la Pace” perché aveva gestito la trattoria in via Dietro Chiesa, Paolo Bresciani iniziò a commerciare anche qualche damigiana di vino. Più tardi si trasferì con la famiglia in via Vecchino, nella casa di proprietà dell’ingegner Savani, dove già esistevano delle cantine adatte ad iniziare un’attività commerciale.

Paolo intraprese pure l’attività di mediatore acquistando e vendendo immobili. Nel 1956 fu eletto consigliere comunale nella lista del Partito Socialdemocratico Italiano. Nonostante facesse parte della minoranza, collaborò validamente con la Giunta Comunale. A quel tempo Antonio era assessore supplente ai lavori pubblici e Paolo gli fu di grande aiuto, in particolare nell’acquisizione di terreni per l’allargamento di strade comunali o servizi pubblici. Su invito del sindaco Franchi partecipava alle riunioni di Giunta per stabilire le imposte di famiglia, allora di legge, data la sua conoscenza delle famiglie gavardesi. Nel 1956 acquistò la casa dove tuttora risiede Antonio, la fece ristrutturare nella parte che guarda su via Andrea Gosa dall’impresa Edile di Bruno Avanzi (papà dei fratelli Avanzi di via Roma) e decise di affittare gli appartamenti. Nel luglio 1957 Antonio entrò con la famiglia in uno di questi. Nel 1960 Paolo, che era in trattative per l’acquisto delle cantine Folonari in via della Ferrovia, propose all’amico Antonio di acquistare l’appartamento. Antonio ricorda: “Quando andammo dal notaio per la stesura dell’atto di compravendita, io non sapevo che bisognava pagare subito il notaio ed aver assolto il debito con il venditore dell’immobile, quando il notaio prima di firmare il contratto disse: «Adesso fuori i soldi!», Paolo mi disse «Non ti preoccupare» ed assicurò il notaio che tutto era a posto fra noi e pagò pure la parcella al notaio in vece nostra, che più tardi rimborsai. Eravamo proprio al verde! Purtroppo Paolo morì quando aveva poco più di 60 anni.”
In questa casa al n° 8 di via Molino si sposeranno la sorella Lidia ed il fratello Gabriele. Il bel portone fu realizzato dalla falegnameria dei fratelli Ernesto e Vittorio Faini, che negli trenta abitavano in questa casa.

La casa di Adelino Mazza che vendeva frutta e verdura in via Gosa, faceva i mercati, il figlio è morto giovane.
C’era anche un Bresciani Santo che aveva un “licinsì” per la vendita di vino sciolto.

La bottega dei Fontana “scarpulì” in via Gosa aveva un accesso in via Molino: vi lavoravano Aristide, Giovannino e Gianni Tebaldini. C’era un fascino misterioso in quella bottega: tutti quegli attrezzi sopra il tavolinetto, tutte quelle scarpe, scarponi, ciabatte (“söbre e saàte”), e non mancavano le conversazioni fra i clienti che, mentre aspettavano le proprie scarpe, trascorrevano il tempo per parlare dei fatti della vita.
La mia amica Daniela mi ha detto: “Una volta c’erano molti calzolai e poche scarpe”. E allora le si faceva risuolare molte volte, perché rappresentavano un bene prezioso, ed era fortunato chi ne possedeva due paia: uno per tutti i giorni ed uno per la festa. Il lavoro del calzolaio era (ed è) un’arte di grande abilità e precisione.

Il ristorante “Il giogo” con un bellissimo fuoco del ‘400. In quei locali prima c’era Carla Piscioli, moglie di Gianni Fondrieschi, poi il “Bar Milano” gestito da Angelo  Parolini, marito di Laila e padre di Paola, pure ottimo pittore scomparso nel 1994.
Dopo il vicolo la casa dell’Adelino Mazza, ora acquistata da pakistani.

La casa ricostruita dalla famiglia Molinari con un cortile. I Bresciani (soprannominati Grà de Ris) svolgevano l’attività di tappezzieri, con la lavorazione di materassi ed imbottiture di lana.
La casa dei Mora, fratello di mia cognata Teresa, dove abitava il Vezzola taxista papà della Iris (mamma del Mirco). Prima era una casa agricola, poi il “Murì”, che aveva fatto il “piccolo” dal Galante, s’è messo in proprio: ora il figlio continua con successo l’attività.

Infine la particolare costruzione  “Castelletto” della famiglia Sigismondi Dalla Via: il nonno di Antonio, nato nel 1876, lavorava le terre degli Zane (nonno di Mario e Marcello) e aveva fatto il manovale per costruire questa specie di castello, utilizzato come magazzino delle granaglie. Una lapide ricorda che Antonio e Maria Sigismondi Dalla Via diedero generosamente al Gruppo Grotte Gavardo la possibilità di conservare tutto il materiale reperito. Il 30 settembre 1956 fu inaugurata la prima sede ufficiale del “Civico Museo Paleontologico del Gruppo Grotte di Gavardo” alla presenza delle maggiori autorità del settore. Dopo essere state ospitate per oltre trent’anni nel “castelletto”, alla fine degli anni Ottanta le collezioni museali trovarono sistemazione nella nuova sede di Piazza San Bernardino, nello storico stabile già di proprietà della Mensa Vescovile di Brescia nei secoli XV-XVII, per continuare ad essere prezioso scrigno della nostra storia più antica. Adesso nel “Castelletto” c’è lo Studio Dentistico del dottor Alberto Poletti.

Concludo ricordando che un tempo, dove abita Antonio, c’era la posta dei cavalli. Dal sacro al profano: su un muro della via c’è il prestigioso trittico di “Madonna con i S.S. Rocco e Sebastiano” di anonimo cinquecentesco. Una volta viveva un personaggio caratteristico, la Zacareta, una donna anziana che viveva di elemosina. Per accendere il fuoco raccoglieva legna secca in Faita. Vestiva sempre di nero, con la gonna lunga fino ai piedi come le donne di un tempo. Talvolta si fermava in mezzo alla via, in piedi, a fare i propri bisogni su un tombino…

Mi fermo qui, sperando di non aver commesso troppi errori. Se ci fossero, scrivete sotto l’articolo. Adesso in Via Molino molto è cambiato, i problemi sono tanti e si spera che, come il centro storico, possa avere una degna riqualificazione.

Lunedì compie gli anni la mia simpatica e “pazzerella” amica Irma Gorni, amante della musica, dei balli e della vita. Irma è figlia di Osanna, 93 anni di dolcezza, che lavorò per molti anni nella cucina delle Acli, la sera, aiutando i genitori dopo il lavoro al Lanificio. Irma ha ereditato il gran cuore della mamma ed il suo amore per la vita. Auguri, Irma “la dolce”!

Sabato compie gli anni Gianpietro Facini, alpino sempre impegnato a dare una mano nelle varie manifestazioni. L’ho conosciuto quando recitava nel Gruppo Teatrale Gavardese fin dai tempi dei “Racconti di un pellegrino russo”. Gianpietro ha suonato nel gruppo “Pastori delle Contrade”, insieme ad Alex Savoldi, Pepi Grumi, Bruno Zucchetti, Agostino Bontempi, Gianni Podavini, Gigi Cavagnini, Andrea Fioletti, Carlo Veneziani, il Maestro Luigino Bertuetti, Germano Filippini, Dario Abastanotti, Dario Gosetti, Ricky e Valerio Viviani, Alessandro Zilioli e al mio mitico nipote juventino Sergio Avanzi. Auguri, “Facio”!

Auguri a mio nipote Bruno Zucchetti, figlio dei miei cognati Mariarosa e Mario e fratello di Carla: anche lui ha recitato nel Gruppo Teatrale Gavardese e suonato nei “Pastori delle Contrade”. Bruno è un eccellente sportivo (windsurf, roccia…) e fa parte del gruppo ciclistico avisino. L’ho sempre apprezzato per il fondo di grande umanità che ci cela nelle sue comicissime battute.

Alcuni eventi:
* oggi a Comero, frazione di Casto, ultimo giorno per visitare il presepio con statue in movimento visitabile a qualsiasi ora poiché azionabile tramite pulsante che avvia il ciclo per dieci minuti
* oggi a Villanuova ore 16 all’Auditorium Garda (via Carpen 53) il Circo Sterza, un piccolo circo di famiglia divertente ed emozionante (info 339.2674091)
* lunedì a Gavardo in Biblioteca ore 16.30 letture per bambini da 4 a 10 anni con Mariangela e le sue incredibili storie (prenotazione obbligatoria fino ad esaurimento posti 0365 377463 biblioteca.civica@comune.gavardo.bs.it)
* lunedì e mercoledì a Sabbio Chiese in Biblioteca laboratori all’hub
* lunedì e mercoledì a Gavardo in Biblioteca dalle 15 alle 17.30 “Tingiamo e sperimentiamo con la tecnica del TIE DYE” (Hub tecnologico per ragazzi 11-17 anni gratis previa iscrizione 0365 377482 ci si può iscrivere ad un solo appuntamento)
* martedì sera a Prevalle nella Sala del Teatrino di Palazzo Morani “La donna nel cambiamento” primo di tre incontri su educazione e promozione della salute femminile nell’arco della vita, con la psicologa Valentina Fraire, l’ostetrica Roberta Maccarrone e l’osteopata Nunzia Pasqua
* mercoledì a Sopraponte in Oratorio dalle 14 alle 16 “Pomeriggio in compagnia” (info Elide 347 8580827)
* mercoledì a Gavardo nell’Auditorium Cecilia Zane via G. Quarena ore 15-17 “Corso sulla prevenzione delle truffe” iniziativa per le persone di oltre 60 anni e dedicata alle più comuni truffe di cui si può essere vittima e come ci si può proteggere, incontro promosso dall’Amministrazione Comunale e condotto dagli agenti della Polizia Locale
* mercoledì a Gavardo in Biblioteca ore 16.30 “Biblio Atelier” laboratorio per bambini dai 6 ai 10 anni: Si è verificato un furto e solo con l'utilizzo di una speciale lente rossa sarà possibile svelare il mistero, seguendo gli indizi! (iscrizione obbligatoria, 0365 377463  biblioteca.civica@comune.gavardo.bs.it)
* mercoledì sera a Gavardo in Biblioteca “La chiave di lettura” con “Treno di panna” (per partecipare 0365 377463 biblioteca.civica@comune.gavardo.bs.it)
* mercoledì a Bione in Biblioteca Scuola di Filosofia
* giovedì a Soprazocco in Oratorio dalle 14 alle 18 “Pomeriggio in compagnia” (info Pierino 340 3332823)
* giovedì a Calvagese d/R in Biblioteca Gruppo di lettura “Libridinosi”
* venerdì a Gavardo al Centro Sociale di via Mangano dalle 14.30 alle 16.30
giochiamo a Burraco con la simpatica Mariangela
* sabato a Vobarno in Biblioteca letture Nati per leggere
* sabato a Salò al Salòttino in via Fantoni ore 17 presentazione del romanzo “Factory Girl” di Nadia Busato
* sabato al Teatro di Storo ore 20.30 “Libera uscita” con Paola Rizzi
* a Villanuova torna il Corso di Informatica in due parti: il Corso di informatica base (5 incontri il martedì dalle 9.30 alle 11.30 dal 23 gennaio) ed il Corso Excel Base (5 incontri il mercoledì dalle 9 alle 11.30 dal 24 gennaio) costo 30 € per ogni corso, info e prenotazioni al Circolo Acli o tel. 348 1523345 o il mitico Amos 338 6746445

Ci sentiamo la settimana prossima, a Dio piacendo. W il Chiese!                                 
                                                                                                         
maestro John

Nelle foto:
1) Via Molino in una foto dell’amico Giovanni Lavo
2) Via Molino e il fiume Chiese
3) Irma Gorni (a destra) con un’amica
4) Gianpietro Facini (a sinistra) a Udine all’adunata degli Alpini
Grazie di cuore a mia sorella Rita ed alle amiche Diana Scolari ed Anna Bendotti.


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