19 Febbraio 2023, 09.00
Blog - Maestro John

Il grande Magno

di John Comini

Il Monte Magno: bellezze, ricordi, storie ed il mitico don Antonio Andreassi. Poi eventi, 2 compleanni e due addii


"Magno" in latino significa "grande", ed il monte Magno è davvero grande per le tante persone che ne apprezzano il paesaggio, le escursioni, la cucina e gli incontri. Sul Magno salirono i ragazzi guidati dal curato don Andrea Persavalli, appassionato della montagna. L’amico Beppe Lavo ricorda che con un gruppo di ragazzi dell’oratorio aveva fatto un campeggio in tenda nel terreno gentilmente offerto dallo scrittore Bertuetti.

Beppe ricorda le avventure speleologiche nel Büs del Coalghés, dal maestoso ingresso e dalle buie fenditure: per accedervi coi suoi amici “sgraffignarono” molte candele al sacrista Burtulì! In seguito utilizzarono lampade al carburo. Il Museo conserva alcuni reperti archeologici, come fibule e monete.
 
Il Presidente del CAI Gavardo Emiliano Alborali mi ha gentilmente riferito alcune “chicche”. La corposa struttura del Magno occupa buona parte dell’orizzonte per chi dalla pianura guarda verso la Valsabbia: è montagna di collegamento tra il territorio di Gavardo e quella dei comuni limitrofi. Dei 7 sentieri gavardesi curati dal CAI, ben 4 si dispiegano su lato Magno (504, 504VAR, 505, 506) sconfinando taluni verso Villanuova, altri verso Sabbio. Una breve digressione del sentiero 506 conduce alla fonte delle pöle, acqua fresca e buonissima che sgorga dal calcare di una valletta tra Monte Magno e Sabbio.

Molti salivano con bottiglie e fiaschi per portare a casa quell’acqua preziosa. La croce in cemento armato sul cocuzzolo della Selvapiana è ben visibile dal paese, venne realizzata dai parrocchiani di Sopraponte e da essa lo sguardo nelle giornate limpide si spinge fino ai primi Appennini. La zona è ricca di particolarità botaniche, faunistiche e geologiche, egregiamente illustrate dall’eclettico Franco Liloni durante l’escursione organizzata dal Comune con la collaborazione dei CAI Gavardo nel maggio scorso. Parimenti al Tesio, la zona del Magno è luogo che i gavardesi (ma non solo) frequentano un po’ tutto l’anno ma in particolare alla ricerca del fresco e dell’ombra nelle torride giornate estive. 
 
Salendo la strada di Sopraponte, passo accanto alla Scuola Primaria dove con i simpatici bambini ho fatto un paio di spettacoli al teatro, accanto alle Acli.
 
In via S. Antonio ecco la celebre “Rosa Selvatica”, un tempo gestita da papà Berto ed ora dalle figlie. Le simpatiche Roberta e Alessandra le ho conosciute ad un corso di teatro a Vestone, anni orsono gestivano con grande successo il chiosco in Fossa a Salò. Passando da Quarena e Casalicolo, è facile incontrare ciclisti ed escursionisti, che salgono i tornanti accanto ad alcune cappelle votive dedicate alla Sacra Famiglia.
Nello spiazzo di un tornante fanno bella mostra alcune sculture di Enrico Mora: una panchina con la scritta “Pace agli uomini Laudato mio Signore”, una roccia con alpino, il tricolore, un’aquila e la scritta “Più salgo più valgo” e una Madonna con alpino, un presepio con i re Magi, la cupola della basilica di San Pietro, l’effigie di Paolo VI fusa nelle fonderie Mora a ricordo di un soggiorno a Sopraponte del Papa nell’agosto 1932, una dedica al Cappellano don Antonio e ai suoi alpini.

Si sale e in un attimo già vedi un paesaggio mozzafiato e respiri aria fresca e pulita.
 
A 500 metri circa di altitudine ecco la Trattoria Al Cacciatore, con i sapori tipici del territorio e gustose pizze.  Ricordo che anni fa era gestita dal grande chef Carlo Bresciani, per tutti Charlie. Mia nipote Donata Franceschetti aveva festeggiato le nozze con Alberto Amaglio proprio lì, il sabato16 giugno 2001, ed io avevo dedicato ai novelli sposini una filastrocca dal titolo “Poesia piccina piccina” che si concludeva così: “Cari sposi, nella vita ci sono gioie e pene/quel che conta, come diceva nonna Catina, è volersi bene!” 
Passo tra varie belle villette, in una delle quali per molti anni con mia moglie fummo invitati dall’amica Eleonora Leo e dal marito Giuliano (pare non ami la Juve…) ad incontri conviviali con don Flavio, don Cece e tanti allegri amici.
Oltre, immersa nel verde, ecco la Cascina Brea: lì si svolgono il Caffè Letterario e Libro Magno Festival, con presentazione di libri e gustose merende. 
 
A due passi la Chiesetta, conosciuta come la “Chiesina degli Alpini”, inaugurata nel 1955. Nel sagrato circolare c’è un monumento in granito della Val di Genova: un’aquila in bronzo (realizzata da Enrico Mora) appoggiata su un cappello alpino, sovrastata da una bandiera tricolore che sventola nel cielo. Il terreno fu donato dalla famiglia Vaglia e dedicato alla Madonna di Fatima in ricordo di Lucia Prandini. La chiesetta è stata il punto di partenza dei cortei e lo spunto per le prime adunate sezionali degli Alpini della Monte Suello. Fu il cappellano don Antonio, figura emblematica delle Penne nere di Sopraponte, a volerne la costruzione ed i suoi alpini in poco tempo gliela costruirono. Tra i molti lavoranti G. Battista Bignotti, l’alpino che portò il cammello dalla Russia.

Aldo Mora ricorda: “Ce n’erano di Alpini, anche della Prima Guerra mondiale, che venivano là a lavorare. Mi ricordo di un alpino che non ha partecipato alle nozze d’argento della figlia per venire in Magno a lavorare. C’era Pierino Pasini, uno che non mollava mai. Una mattina c’era un grosso temporale e dovevamo trovarci. Io sono andato su e ho trovato solo il Pasini, perché piovendo nessuno si era presentato. Mi ha fatto lavorare come manovale fino a mezzogiorno per fare i gradini per l’entrata. A mezzogiorno siamo andati a mangiare e lui: «Adesso dobbiamo tornar là per finire». Alla sera sono tornato a casa e mi sono addormentato stanco morto.” Grandi uomini!
 
Più avanti, sopra una verde altura, ecco la Trattoria Bussi, in cui si gode la buona cucina bresciana (squisiti antipasti, grigliate e spiedo), la cordialità di Luigina ed Egidio e un incantevole panorama. La Trattoria ha una storia interessante, iniziata nel 1923, esattamente un secolo fa, quando il nonno di Luigina, Battista (che fu soldato ferito nella Grande Guerra) sposò Cortini Rosa ed acquistò il terreno. Allevavano galline, mucche e maiali, e poiché d’estate molta gente si recava in Magno per il fresco e per curare la pertosse dei bambini, iniziarono a cucinare trippa, pastasciutta e sul tavolo non mancavano le verdure del proprio orto. Durante la guerra offrirono rifugio anche a sfollati e partigiani che fuggivano nei boschi e dormivano nel fienile, utilizzando per i bisogni la büsa che portava allo scarico dei maiali. 
 
Battista e Rosa ebbero i figli Desiderio e Cesare. Questi sposò Anna Mora e insieme proseguirono l’attività: la figlia di Cesare, Luigina, ha sposato Egidio Mora e con lui continua con successo la tradizione di famiglia. Tanti ricordano che anni fa c’era anche il “licinsì” dei Nolli, dove per accompagnare il vino si serviva anche un po’ di affettato, polastrì ai fèri, öf coi ridicì.
 
A pochi passi dalla Trattoria, ecco la Casa Beata Vergine di Fatima, la leggendaria “Colonia” dall’incredibile storia. S’inizia nell’estate del ‘51 con un tendone militare quale refettorio all’aperto. L’anno successivo si inizia già con una struttura che richiama più una baracca militare in legno sostenuta da un basamento di pietre. Portare il materiale è faticoso: la strada è poco più di una mulattiera. Nel ‘54 viene costruita la prima parte in pietra e cemento (fuoco, cucina, refettorio e prima camerata). Dal ’57 al ’60 viene completato il piano terra e costruito il primo piano con il tetto di legno.

Tutto il legname viene reperito sul posto tagliando le piante presso il monte del Fratù. I lavori vengono fatti dai volontari soprapontini di domenica con la dispensa straordinaria concessa da don Antonio: «Tutti alla prima Messa e poi al lavoro in Magno come penitenza per l’assoluzione dai propri peccati». Per avere l’autorizzazione il medico provinciale pose due condizioni: che ci fosse l’energia elettrica e acqua potabile di fonte. Il progetto per l’energia elettrica fu fatto dal perito tecnico del C.B.O. Pietro Pezzotti esperto idroelettrico in collaborazione con gli ingegneri Cefis e Renoldi del Lane Gavardo (don Antonio era riuscito a coinvolgere anche loro!). Per diversi anni si usa l’acqua della sorgente delle Parti, che non essendo del tutto potabile viene utilizzata dopo prolungata bollitura.

Nel 2007 Gianfranco Mora è incaricato di eseguire le trivellazioni: viene costruito un pozzo e finalmente viene trovata l’acqua potabile. All’inizio il cibo ai bambini lo porta l’asinello di Pietro Mora de Ruch. Se piove c’è Mario Sandrini con il carro trainato dai buoi. Una fatica terribile. Don Antonio userà allora una motocicletta sgangherata, poi la mitica jeep rossa con la quale il prete dalla tonaca svolazzante compie autentiche acrobazie e innumerevoli viaggi ogni giorno per portare prima il materiale edile e poi i generi alimentari per gli ospiti. È talmente preso dall’impegno che spesso dimentica il pranzo: inutilmente l’aspetta la fedele domestica Angelina di Barghe.
Arrivò poi la leggendaria Fiat Seicento. Si racconta che una sera d’estate don Antonio, dovendo riportare alcuni bambini dalla colonia a casa a Villanuova, fosse fermato dai carabinieri, che rimasero sbalorditi contando ben 12 piccoli passeggeri! Il finale della storia è “alla don Antonio” ed è rimasto negli annali di Sopraponte. Poi la colonia cresce, dal ’53 al ’54 si costruisce la prima camerata con 100 letti, la terrazza e il porticato. Si realizzano stanze e stanzette, si piantuma la zona circostante con abeti per renderla più verde. Funziona una cucina a legna, di tipo militare. Nei primi due anni si cimentano nell’arte culinaria le suore Ancelle di Sopraponte coadiuvate da Dina Bussi. Poi per anni ed anni ai fornelli sarà l’encomiabile Maria Folli di Soseto.
 
Tra il ’61 e il ‘62 viene costruita anche la chiesetta della Colonia. Nel ’73 si asfalta la strada per Magno e i collegamenti sono meno faticosi.
I direttori della colonia furono: il maestro Ruggero Panizza (dal ‘50 al ‘61), Chiara Chiodi, Angiolina Ghidinelli e Lelia Savoldi (’62), Lelia Savoldi (’63-’65), Gianni Zaffiro (’66), Rosa Folli (’67-’69), Renato Busi (’70-’73), Renato Busi e Alfiero Mora (’74), Alfiero Mora (’75), Giusy Mora (’76), l’amico Ernani Cortini (’77), Renato Busi (’78), Luciano Battelli (’79), la mitica Gina Tortelli (’80), Renato Mora e Claudio Persavalli (’81-’82), Giuseppe Angelini (’83), Alfiero Mora (’84), Giuseppe Angelini (’85), Clemente e P. Sandro Mora (’86-’87), Gianni Savoldi (’88-’89), Luca Tebaldini (’90). Poi come responsabili della Colonia e del Grest si avvicendarono Gianni Savoldi, Massimo Pasini, Stefano Abastanotti, don Giorgio Rosina, Caterina Bussi, Lucia Mora, Davide Scassola, Emanuela Mora, don Angelo Nolli, Barnaba Buratti, Simona Mora, don Serafino Festa, Gian Luca Tebaldini, Bruno Scassola (e mi scuso se ho dimenticato qualcuno).
 
C’è persino un inno alla Colonia composto dall’illustre maestro Nestore Baronchelli, cantato dai maestri del coro S. Lucia: Luca Pellegrini voce solista, Matteo Rossi al pianoforte, Silvio Poli arrangiamenti musicali. 
 
Nel gennaio 1967 il tetto della chiesetta crolla sotto la neve. Qualcuno corre da don Antonio: «La césa l’è burlada zó!». E lui, senza timore: «La fóm së turna!».
 
Le persone che prestarono la loro opera non si contano! Don Antonio scriveva: “Perché non ricordare tanti, tutti i cooperatori. I muratori: Chiodi Pietro, Cè Lorenzo, i Bussi, i Massentini, i Pasini, I Savoldi, i Mora, i Tagliani, i parecchi manovali che si sono alternati, gli autisti Giovanni Scassola e Giuseppe Neboli, gli allora chierici don Armando Nolli, mons. Luigi Piovanelli, don Angelo Nolli, Renato Salvatori, la generosa Mimy Gmur Bertuetti, il generoso Goffi (che ti regala il campo sportivo), Piero Pezzotti (che ti costruisce la centralina), l’amico indimenticabile Geom. Angelo Braga; ed inoltre le cuoche: Maria Folli, Zita Bergomi, suor Felice Bottelli, Dina Bussi; gli indimenticabili Enrico e Alessandro Mora che saldano le prime brandine e la jeep sempre in avaria per la strada dissestata, praticabile solo con tanto coraggio.

Le generose Clementina e compagne che preparano i primi materassini e tutte coloro che si adoperano per mantenere l’ordine e la pulizia. L’amico vigilante dr. Marco Marzollo che doveva chiudere ambo gli occhi (perché tutto era igienicamente troppo in regola…); lo zelante dr. Achille Mora, presente prima come operaio e poi come medico (con uno stipendio favoloso!!!). Il maestro Ruggero Panizza che vede nell’attività della colonia la continuità della scuola: «A scuola si impara a leggere e scrivere, in colonia si impara a vivere». Il rag. Luigi Lazzari con la sua sig.ra Irma sempre vicini con generosità in tutta la pastorale. E tanti, tanti altri che non nomino, ma porto nel mio cuore.” 
 
Tutti hanno un ricordo meraviglioso della “Colonia”: ci sono stato anch’io a far l’animatore dell’ACR, e ci salivo in sella alla moto dell’amico Ivano Maioli. Narra la leggenda che il sottoscritto una sera abbia ballato con Aldo Amici al languido suono di “Je t’aime moi non plus”, ma di certo è una fake news…
 
Angela Mora, nata e vissuta a Soseto fino all’età di cinque anni, ricorda le sue vacanze in colonia: aveva come signorina la maestra Rosa Folli mentre le sue sorelle gestivano la cucina e le camere.
 
Oggi la colonia è stata completamente ristrutturata e trasformata in un complesso accogliente, con un’ampia sala da pranzo, le cucine, miniappartamenti e 70 posti letto. Attorno, un parco davvero magico, incastonato nel paesaggio del monte. La casa è sempre a disposizione non soltanto dei soprapontini, ma di tutti i gruppi e associazioni che ne facciano richiesta. Che bellezza!
 
L’amico Angelo Mora (la cui figlia Federica ha regalato ai nonni Angelo e Patrizia un simpaticissimo maschietto di nome Edoardo) mi ha mostrato un bel video in cui, con la collaborazione di Celestino Massardi, intervista persone che narrano la storia della Colonia: Ester Borra, dr. Achille Mora. Don Armando Nolli, Celestino Bussi, Battista Persavalli, Lino Zaffiro, Lelia Savoldi (un’esperienza completa: da bambina a inserviente, poi assistente e direttrice), Renato Busi e Gregorio Savoldi. 
 
Fu proprio quest’ultimo, capogruppo degli Alpini di Sopraponte, che ha fortemente voluto la Baita degli Alpini in Monte Magno. Il prefabbricato venne offerto da Luigi Lazzari e Ottorino Bertuetti, la mano d’opera fu naturalmente tutta nelle robuste mani e braccia degli alpini, venne costruita la strada di accesso e un portico con relativo fuoco, infine un Parco inaugurato nel 1977 con la Baita.

La costante e impegnativa opera volontaria degli alpini di Sopraponte che ogni anno ripetono l’attività ristorativa nel periodo estivo/autunnale, permette al Gruppo di raccogliere fondi per sostenere varie iniziative di solidarietà, fra cui l’Istituto Nikolajewka per disabili, la Parrocchia e l’Asilo Nido di Sopraponte, nonché numerose altre necessità che vengono richieste dall’Associazione Nazionale Alpini per le avverse calamità. Nella Baita tra canti e buon vino, ho gustato uno spiedo che voi umani non potete immaginare! Ricordo con nostalgia il mio caro cognato Mario Zucchetti che con la sua grande simpatia serviva ai tavoli. Ciao, Mario!
 
Lì vicino si dipartono vari sentieri, quello che porta alla grande Croce o verso la Selvapiana, dove svettano le antenne dei ripetitori. Più avanti c’è il Santuario della Madonna della Neve, a cui sono particolarmente legati i fedeli villanovesi.
 
Indimenticabile don Antonio! Don Italo Gorni afferma che era un bravo oratore ma soprattutto un “predicatore” del Vangelo! Don Antonio gli diceva che “le omelie devono essere chiare, corte e concise” (le tre “c” come lui le chiamava): corte come le minigonne delle ragazze (!), concise riguardo al contenuto ed esposte con chiarezza. Quando don Antonio, dopo la tragica morte di don Celestino Panizza sotto le macerie del bombardamento di Gavardo, fece il suo ingresso come parroco di Sopraponte il 5 agosto 1945, disse queste straordinarie: “Pace a voi diletti figli. Non mi presento: ci conosciamo già.

Sono figlio della vostra terra. Vengo a voi per combattere la più bella battaglia: la lotta del bene contro il male, dell’ordine contro il disordine, della carità contro la brutalità e la barbarie, del perdono contro la vendetta. Vengo per essere il Pastore e il Padre. Le vostre famiglie saranno la mia famiglia spirituale, le vostre gioie le mie gioie, i vostri dolori i miei dolori, i vostri morti i miei morti. Con l’aiuto del Signore lavoreremo insieme. Giovani, conosco le vostre sofferenze, le vostre battaglie, i vostri ideali. Venite con confidenza, non verrete invano nella casa del padre. Noi vogliamo che anche la gioia sia data all’umanità. Non possiamo arrestare la corsa al divertimento, vogliamo però incanalarlo a produrre energia di bene. Pregare e lavorare, ecco il nostro dovere. Che il Signore vi benedica come io vi benedico, vostro don Antonio.”
Don Antonio salì sulle cime del Paradiso il 21 febbraio 2009 a 92 anni. Tutti, ma proprio tutti son passati davanti alla sua bara, per salutare il padre, l’amico. I “suoi” alpini di Sopraponte e di tutta la Montesuello lo hanno vegliato ininterrottamente. La cerimonia funebre fu celebrata nella chiesa parrocchiale di Gavardo perché più grande, ma risultò ancora piccola per il mare di persone. Tutti erano dietro quella bara posta sopra un fusto di cannone e spinta a mano dagli alpini di Sopraponte, fino al “suo” cimitero dove don Antonio aveva accompagnato per l’ultimo viaggio intere generazioni di soprapontini. Grazie, don Antonio!
 
Alcuni eventi:
 
* oggi a Salò alle 17 al Salòttino Giulia Cosi presenta il romanzo “Uno” accompagnata alla chitarra da Paolo Costanzi
 
* oggi dalle 14.30 Carnevale a Villanuova, ritrovo in Oratorio e sfilata per le vie del paese
 
* oggi pomeriggio all’Oratorio di Gavardo sfilata in maschera per il paese, poi animazione per piccoli e grandi e alle 16.30 merenda per tutti
 
* a Villanuova pomeriggi Danzanti al Circolo ACLI
 
* domenica, lunedì e martedì il mitico Carnevale di Bagolino 
 
* lunedì pomeriggio in Biblioteca a Gavardo e al Centro Sociale dalle 16.30 alle 18 grandi e piccini con ferri e gomitolo per realizzare una sciarpa che verrà usata nella lunga catena fatta a maglia che il 4 il giugno unirà non solo simbolicamente Brescia e Bergamo (la finalità è una raccolta fondi per gli enti che supportano gli adolescenti in situazioni di sofferenza)
 
* martedì 54° Gran Carnevale di Storo
 
* martedì all’Oratorio di Gavardo dalle 15 giochi per bambini e ragazzi, elezione di Re e Regina di Carnevale e merenda per tutti
 
* mercoledì a Gavardo in Biblioteca dalle 15.30 alle 17.30 “Riscopriamo gli acquerelli” (Hub tecnologico) per ragazzi 11-17 anni: realizziamo segnalibri e cartoline, sperimentando nuove tecniche
 
* mercoledì al Centro Sociale di Gavardo dalle 14.30 alle 16.30 laboratorio del cuoio condotto dal grande Cisco
 
* mercoledì sera nella Sala Consiliare di Villanuova presentazione di “50 miglia insieme nella catena umana” l’evento di Viva Vittoria Bergamo e Brescia che si terrà il 4 giugno nell’ambito di Bergamo Brescia Capitale della Cultura 2023
 
* giovedì in Biblioteca a Villanuova dalle 16 alle 18 “Creando con Nicole” laboratorio di uncinetto (necessaria la prenotazione, max 6 persone)
 
* giovedì alle 16.30 a Gavardo in Biblioteca “Junior Atelier” creiamo una spilla personalizzata, laboratorio per bambini 5-10 anni (prenotazione obbligatoria tel. 0365377463)
 
* giovedì sera a Gavardo in Biblioteca per la rassegna ‘5 Sfumature di Giallo’ Lucia Tilde Ingrosso presenta “Anna Politkovskaja - Reporter per amore” Moderatrice e voce narrante la scrittrice Anna Allocca
 
* venerdì al Centro Sociale di Gavardo dalle 14.30 alle 16.30 gioco burraco condotto da Mariangela
 
* venerdì sera al Circolo Acli di Villanuova “La casa dei coriandoli” Storyteller e autore Giorgio Comini, Readers Alessandra Ghidini e Paolo Rubagotti, pianista e compositore Vincenzo Boldrini
 
* sabato in Biblioteca a Villanuova “Storie intorno al camino” letture con la volontaria Barbara: 10-10.30 per bambini 3-5 anni, 10.45-11.15 per bambini 6-10 anni
 
* domenica ore 16.30 al Teatro Salone Pio XI di Gavardo “Ciao, don Andrea!” ricordando il caro don Andrea Persavalli, video con immagini e ricordi, presentazione del libro “Il Paradiso è già qui in terra!”, testimonianze di amici che hanno avuto la fortuna conoscerlo, infine cantiamo tutti insieme accompagnati dal mitico chitarrista Santino Maioli. Alla fine tutti in Oratorio per il rinfresco: per don Andrea stare insieme davanti ad una tavola imbandita era segno di amore fraterno. W don Andrea!
 
Fantastici auguri a Luigina Bussi, nata il 21 febbraio 1960. Si è sposata nell’81con il simpatico Egidio Mora, che quando non lavora alla Trattoria crea stupendi lavoretti nella falegnameria. 
 
Favolosi auguri a Laura Nicolini di Prevalle: è stata mia alunna quando insegnavo con le brave maestre Franca Filisina (che la chiamava Lauretta) e Vanna Ferraboli. Indimenticabile la simpatia di Laura, spesso la chiamavo ad aiutarmi a fare spettacoli nelle scuole: lei sapeva far ballare con leggerezza tutti i bambini. Grazie ai suoi bravi genitori (la mamma è maestra) che l’accompagnavano volentieri, aveva recitato anche in uno spettacolo per le Feste Decennali della Madonna della Rocca di Sabbio Chiese e per “All’occhio Pinocchio!” con i seminaristi guidati da don Alessandro Tuccinardi. Leggo su Facebook che hai frequentato il Liceo linguistico Lunardi e studiato presso l’Università di Milano-Mediazione linguistica. Auguri, Laura, che la vita ti sorrida!
 
In questi giorni ci ha lasciato l’alpino Giuseppe Rivetta da Marzatica, una buonissima persona: ai suoi funerali c’era la chiesa stracolma ed è stato accompagnato dal suono dei suoi amici alpini. Addio anche a Giulietta Gianoncelli vedova Berardi: ricordo i figli Stefano e Luigi detto Gigi, che suonava il basso nei LEM. Sincere condoglianze alle famiglie. 

 
Ci sentiamo la settimana prossima, a Dio piacendo. W il Chiese! Forza Chiara! 
 
Maestro John 

 
Nelle foto:
1) La Colonia di Monte Magno agli esordi (dal libro “Gavardo che cambia”)
2) Il nonno Battista Bussi, fondatore della Trattoria 
3) Alla Chiesetta nella  festa del tesseramento del Gruppo Alpini di Sopraponte
4) Laura Nicolini
Grazie di cuore a Emiliano Alborali, Angelo Mora, Ernani Cortini, Mary Festa, Egidio Mora, Beppe Lavo e Felice Pedrotti (alpino, Car a Cuneo e poi Vipiteno, presidente della Scuola Materna Regina Elena da tantissimi anni nel Consiglio). Grazie a Maria Paola Pasini dal cui bel libro “Don Antonio Andreassi a Sopraponte” ho tratto molte informazioni.


Commenti:
ID83109 - 19/02/2023 13:39:52 - (giovbattistaguerra@gmail.com) - Grazie

Grazie Maestro John per aver ricordato la mitica Zia Angelina di Barghe.

ID83110 - 19/02/2023 15:46:25 - (admin) - Albino

Grazie John per aver ricordato mio padre Enrico Mora

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