«Ape e Storie», dalla fisica alla medicina

Ultima serata per il mese di febbraio per l’iniziativa “Ape e Storie” dell’ex Centrale di Barghe, organizzata per mostrare, sia ai giovani che ai meno giovani, le opportunità lavorative e formative del territorio.

Ospite di quest’ultimo incontro Sonia Freddi, ricercatrice in fisica, originaria di Casto, che opera presso l’“IFN-CNR” di Milano e collaboratrice di ricerca con l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Brescia, che apre la serata analizzando la praticità di cui la fisica può rivestirsi per andare incontro ai bisogni di tutti i giorni.

Sottolineando la gravità di malattie come il cancro in zona polmonare, dalla mortalità estremamente elevata, e le difficoltà che accompagnano costantemente le diagnosi, costose, invadenti e tardive, la ricercatrice propone un metodo innovativo.

Il metodo è chiamato “analisi del respiro” e permette, tramite dei sensori che individuano le particelle di gas, di capire immediatamente se il soggetto è malato in base alla concentrazione di determinate molecole, che vengono prodotte in maggior misura nei pazienti positivi alla malattia.

Nasce quindi l’idea di costruire un “semplice” apparecchio, denominato “naso elettronico”, in grado di svolgere questo compito e diagnosticare precocemente la malattia, aumentando le possibilità di sopravvivenza della vittima di cancro.

L’innovatività dell’apparecchio sta nella sua discretezza e praticità, visto che può essere usato in qualunque situazione senza risultare invasivo e con tempi d’analisi di pochi minuti.

Sonia Freddi ha condotto il progetto fin dalle basi, dalla costruzione dei sensori fino ai test sui pazienti. I risultati? Si è riscontrata un’accuratezza nel riconoscimento dei malati superiore al 97%.

Risultati sorprendenti che portano la Fondazione Cariplo a finanziare il progetto da ottobre 2024, con l’obiettivo di rendere la macchina portatile, indossabile come i sensori per l’insulina, già largamente diffusi.

Rivolgendosi ai giovani, Sonia Freddi afferma: “Siate aperti alle opportunità; io ho frequentato un liceo classico ma mi sono accorta che mi piaceva fare ricerca… cercate di avere una visione più ampia – e continua sorridendo – su certe cose, sarò di parte, ma le mie origini di valle mi hanno dato una marcia in più. Le persone di città sono abituate ad avere un po’ la pappa pronta”.

Ritornando a parlare della sua creazione sorge l’argomento costi, “È un dispositivo già presente sul mercato ma il nostro ha un costo molto contenuto, intorno ai 200 euro, ed è costruito con materiali semplici; quelli in commercio oggi non sono pratici e hanno un costo che va dai 20 ai 50 mila euro”.

La buona riuscita del progetto potrebbe portare una tecnologia medica fondamentale negli ospedali e, soprattutto, con un costo accessibile a tutti. Ce lo auguriamo tutti!