01 Marzo 2009, 00.00
Pertica Alta
Ambiente

«Red leg»

di Ubaldo Vallini

Sono un anello essenziale in quella che viene definita catena trofica, in quanto cibo per alcuni predatori montani. E sono anche raffinati bioindicatori. Stamo parlando della rana temporaria, alle prese con una moria senza precedenti.

Sono un anello essenziale in quella che viene definita catena trofica, in quanto cibo per alcuni predatori montani.
Però sono anche raffinati bioindicatori di qualità ambientale, capaci cioè di evidenziare, prima di altri organismi, eventuali disfunzioni negli ecosistemi. Ecco perché preoccupano e parecchio le morie in massa della rana temporaria, specie che abita le valli prealpine bresciane al di sopra dei 600 metri di quota.

Impegno pubblico solo un po'
Una preoccupazione, però, condivisa da pochi. Se n’è occupato per alcuni anni un giovane ricercatore dell’Università di Pavia, Rocco Tiberti, nel corso del 2006 sostenuto anche da un finanziamento della Comunità montana della Val Trompia.
Poi più nulla, se si eccettua l’impegno dello stesso Tiberti che non ha mai smesso di raccogliere dati nell’area di rilevanza ambientale del Monte Guglielmo, di Giuseppe Tomasini che gli ha fornito dati monitorando le pozze della Pertica Alta e del veterinario bagosso Franco Panunzi che si è preoccupato della realtà della valle del Caffaro.

Problema sottovalutato?
“Si tratta di un problema che rischia di essere dimenticato, senza che si siano accertate le cause del fenomeno e i rischi ad esso connessi, in primo luogo quelli legati alle modificazioni degenerative dell’ambiente montano che sono seri” ci dice Tiberti, dottore in scienze naturali, che precisa: “Non mi si dica che voglio trovarmi un lavoro, sono impegnato altrove e non potrei centro occuparmene io.
Solo dispiace che nessuno si prenda la briga nemmeno di affrontare il tema”.

Colpa di un batterio
Le ricerche fin qui condotte, un po’ finanziate e parecchio merito di lavoro volontario, hanno presentato un quadro poco incoraggiante.
Le rane valsabbine e valtrumpline sarebbero affette da “Red leg”, una setticemia batterica generata dalla presenza di “Aeromonas” che è un batterio normalmente presente negli ambienti acquatici.
E’ quanto indicano gli esami di laboratorio dell’Istituto Zooprofilattico sperimentale di Brescia diretto dal dott. Loris Alborali.

Muoiono da "piccole"
Quello che non è chiaro è quali siano le condizioni ambientali che rendono questo agente patogeno letale. “In sostanza siamo in presenza di una deficienza immunitaria di questo anfibio e ci dobbiamo chiedere il perché – afferma lo studioso -. Inquinamento ambientale, pozze non curate, dinamiche naturali di tipo diverso... quel che è certo è che stiamo assistendo alla repentina modifica di un ambiente fino ad ora considerato intatto”.
A morire in massa sono i girini in avanzato stato di sviluppo.
Vengono ritrovati riversi sul fondo con evidenti emorragie nella zona inguinale e lungo le zampe inferiori. Ecco perché del nome “Red leg”: zampe rosse.


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