10 Marzo 2022, 16.00
Valsabbia Provincia
Emergenza profughi ucraini

La prefettura allerta i sindaci per l'accoglienza profughi

di Cesare Fumana

In attesa della messa online di un apposito portale internet, la Prefettura chiede ai sindaci di segnalare gli arrivi e di individuare sistemazioni per l’accoglienza


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Si sta mettendo in moto a livello istituzionale la macchina dell’accoglienza di chi sta scappando dalla guerra in Ucraina e sta raggiungendo il bresciano.

Presso la prefettura di Brescia
è in fase di realizzazione la cabina di regia per l'emergenza ucraina, che avrà sede presso il Broletto, ma ne faranno parte anche altri enti, certamente la Questura e la Provincia.

Ed è in fase di allestimento anche un sito internet specifico con un duplice obiettivo, quello di dare informazioni e quello di raccogliere, tramite un data base, le disponibilità di accoglienza. Inoltre, visto che per la maggior parte i profughi ucraini sono donne e minori, è in programma un incontro con il Tribunale dei minori per la tutela di tutti ma soprattutto dei non accompagnati.

Intanto il prefetto di Brescia, Maria Rosaria Laganà, ha emanato alcune disposizioni che poggiano sul costante monitoraggio delle presenze. Al momento i posti nel Sai (Sistema Accoglienza e Integrazione), quasi pieni, sono insufficienti, così come quelli dei Cas (Centri di Accoglienza Straordinaria), molti smantellati dopo la legge Salvini.

In particolare i Cas dovranno essere ampliati e la Prefettura individua due canali: quello di quanti vogliono entrare nel sistema con remunerazione da parte del ministero dell'Interno, quello di coloro che offrono alloggio «per spirito solidaristico».

Visto che il sito per le segnalazioni non è pronto, la prefettura chiede ai Comuni di fare ricognizioni e di girare il risultato alla futura cabina di regia nonché di informare i loro cittadini che chi sta ospitando profughi ucraini lo deve far sapere entro 48 ore alla Questura per la città, al commissariato di Polizia di Desenzano per il lago, agli uffici comunali per tutti gli altri paesi, che poi manderanno la pratica alla questura, incaricata del monitoraggio.

La difficoltà è infatti tuttora quella di conoscere l'esatto numero di quanti sono in provincia, dove ne arrivano almeno un centinaio al giorno. Appare chiaro che, anche se ora sono per la stragrande maggioranza da parenti, alla lunga anche di questi ci si dovrà fare carico.
Quando si avrà il quadro delle necessità e delle offerte, si procederà, dice la prefettura, alla sistemazione dei profughi privi di riferimento nei Cas. Al momento non si citano i Sai che invece c'erano nelle circolari ministeriali, forse perché più soggetti a burocrazia e meno veloci da creare.

La prefetta Laganà lancia anche un appello ai sindaci perché si attivino, ma per i Cas e non per concretizzare un circuito Sai, sistema per l'integrazione. Spiega che il ministero «ha ribadito la possibilità, come già per gli afghani, di sottoscrivere accordi tra Prefettura e Comuni per affidare a loro la gestione dell'accoglienza nei Cas, con oneri a carico centrale».

Secondo la Prefettura sarebbe la soluzione migliore per la distribuzione diffusa sul territorio. Insomma dalle indicazioni del documento pubblicato, gli enti locali diventano maggiormente protagonisti rispetto al passato, anche se si serviranno, come sempre successo, di gestori come le onlus o le cooperative.



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