07 Novembre 2021, 08.00
Valsabbia Provincia
Antibracconaggio

Conclusa l'Operazione Pettirosso 2021

di Redazione

Anche per questa stagione i Carabinieri Forestale di Brescia, Bergamo e Mantova e il reparto Soarda hanno effettuato numerosi controlli e sequestri. Controllati anche i molti ristoranti


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Si è da poco conclusa l’operazione antibracconaggio dei Carabinieri Forestali denominata “Pettirosso”, coordinata dal Reparto Operativo - SOARDA (Sezione Operativa Antibracconaggio e Reati in Danno agli Animali) del Raggruppamento Carabinieri CITES in sinergia  con i Gruppi Carabinieri Forestali di Brescia, Bergamo e Mantova e l’apporto di un’unità cinofila addestrata alla ricerca di armi, munizioni, strumenti di cattura, richiami acustici, fauna selvatica.

Le Prealpi lombardo-venete, per la propria posizione geografica, sono uno snodo fondamentale lungo le rotte migratorie dei piccoli passeriformi, che si spostano dalle aree di nidificazione dell’Europa settentrionale verso quelle di “svernamento” del bacino del Mediterraneo e del continente africano, costituendo una ricchezza inestimabile in termini di biodiversità. Una concentrazione imponente di uccelli  che stremati dalle lunghe distanze percorse sono particolarmente vulnerabili, in particolare sui valichi montani che costituiscono un “collo di bottiglia” per la migrazione, diventando oggetto di intenso bracconaggio, con gravi ripercussioni sui sistemi ecologici. Si tratta di specie protette e particolarmente protette dalle leggi nazionali e da convenzioni internazionali poiché fortemente minacciate.

A difesa del flusso migratorio, pattuglie dei Carabinieri forestali hanno effettuato un capillare controllo del territorio bresciano, bergamasco e mantovano. L’attività operativa svolta ha portato alla denuncia di 139 persone per reati perpetrati contro l’avifauna selvatica, n. 1 arresto per detenzione di arma clandestina e al sequestro di  3336 uccelli, di cui 884 esemplari vivi e 2452 esemplari morti, tra cui numerose specie non cacciabili e specie particolarmente protette, tutti catturati o abbattuti in modo illecito. Sono stati, inoltre, sequestrati  673  dispositivi  di cattura illegale, 99  fucili e 5294 munizioni. La maggior parte dei sequestri sono stati eseguiti nella provincia di Brescia all’esito anche dei numerosi controlli venatori posti in essere dalle Stazioni del locale Gruppo Carabinieri Forestale.

I reati principali che sono stati ipotizzati sono: furto aggravato di fauna selvatica in quanto bene indisponibile dello Stato, ricettazione, contraffazione di pubblici sigilli, uso abusivo di sigilli destinati a pubblica autenticazione, maltrattamento e uccisione di animali, detenzione non consentita di specie protette e particolarmente protette, uccellagione, esercizio della caccia con mezzi vietati, porto abusivo di armi.
Tra gli strumenti illegali utilizzati dai bracconieri troviamo i richiami acustici a funzionamento elettromagnetico, le reti da uccellagione, le gabbie-trappola o, nei casi peggiori, archetti e trappole metalliche in grado di imprimere gravi sofferenze alla fauna lasciata viva e agonizzante per ore.

Nel corso dei servizi sono stati effettuati diversi interventi. In particolare in provincia di Mantova, sono stati sorpresi padre e figlio che esercitavano attività venatoria con l’utilizzo di richiami acustici a funzionamento elettromagnetico, abbattendo esemplari di avifauna particolarmente protetta. Nell’abitazione venivano rinvenuti oltre 500 esemplari di avifauna congelati e spiumati, afferibili a specie particolarmente protette, allodole vive con anello identificativo contraffatto e 2380 munizioni.

In provincia di Brescia è stato effettuato un arresto per detenzione di arma clandestina, costruita artigianalmente e rinvenuta dall’unità cinofila “Africa”; venivano sequestri n. 800 cartucce, il materiale necessario ad assemblare armi clandestine e decine di esemplari di avifauna abbattuta illegalmente.

Numerosi i controlli presso i ristoranti, in due dei quali sono stati rinvenuti oltre 300 esemplari di avifauna, alcuni in cottura ed altri spiumati e congelati, privi dei requisiti idonei a stabilirne la rintracciabilità. In queste zone l’avifauna viene utilizzata in alcuni piatti tipici quali “polenta e osei” e lo “spiedo”. Durante un controllo eseguito dai Carabinieri del NAS presso una macelleria venivano rinvenuti esemplari di avifauna utilizzati come richiami vivi; le verifiche dei Carabinieri Forestali evidenziavano oltre 50 uccelli con anelli identificativi contraffatti e l’uso abusivo di pubblici sigilli. In provincia di Bergamo un soggetto deteneva all’interno di un’uccelleria 25 esemplari di avifauna particolarmente protetta e 216 esemplari di avifauna cacciabile  con alla zampa apposti anelli identificativi contraffatti.

Circa l’80% degli esemplari vivi sequestrati presentavano anelli visibilmente manomessi: limati, svasati e deformati nella sezione e addirittura sfilabili. Il dato mette in luce un’immissione sul mercato di esemplari catturati in natura e inanellati abusivamente prima di essere venduti o utilizzati come “richiami vivi”.
A tal riguardo si specifica che ogni esemplare di uccello per essere detenuto deve essere provvisto di un anello cilindrico inamovibile in metallo.

I molteplici controlli hanno evidenziato come  le “Prealpi Lombardo-Venete”  continuino ad essere un’area fortemente interessata dal fenomeno del bracconaggio, confermandosi il più impegnativo  tra i black-spot individuati dal “Piano d’Azione Nazionale per il contrasto degli illeciti contro gli uccelli selvatici”, nonostante il virtuosismo di numerosi cacciatori  rispettosi delle normative vigenti.

I Carabinieri Forestali hanno operato con il fattivo contributo dei volontari del CABS, LIPU, Legambiente, WWF, LAC, NOGEZ e Fare Ambiente, dei cittadini e dei cacciatori.
Gli esemplari sequestrati sono stati affidati ai centri di recupero animali selvatici (CRAS) “Il Pettirosso” di Modena e l’“Oasi WWF Valpredina” di Bergamo  per il successivo rilascio in natura non appena le condizioni fisiologiche degli stessi lo consentiranno.



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