02 Settembre 2010, 12.00
Valsabbia O
Pensieri

Parole che diventano lettere

di Itu

Parole che vagano in testa ed un foglio bianco per fermarle. Scrivere, anche solo per sč stessi, puň aiutare a sciogliere la paura ad affrontare la vita.


Capitano periodi in cui nelle nostre vite si accavallano apparentemente senza senso eventi che hanno bisogno di essere chiariti: ho visto molti modi di affrontare l’ansia che segue a questa confusione e trovo meraviglioso che ognuno presenti il suo modo personale di affrontarla.
Intendo dai casi piĂą gravi che prevedono il distacco come lutti, malattie, separazioni, ma anche le scelte giornaliere che come perle infiliamo giorno per giorno su cosa comprare, su quale gioco proporre ai figli, su cosa preparare per cena.
Ho trovato persone che si mettono a lavorare di lena nell’orto, che prendono l’auto o la moto e vagano senza meta, che impastano in cucina farina e lieviti fino a spossare le braccia, che passeggiano nel bosco, che si danno al bricolage prediligendo un martello per battere.
Gli psicologi credo che siano d’accordo sul fatto che sia un modo sano di reagire, il blocco di fronte alla paura di affrontare i temi della vita è il grumo più pericoloso da sciogliere.
Io mi ritrovo tra quei personaggi che hanno bisogno di una pagina bianca da riempire di parole ed in particolare ho un ricordo che mi accompagna.
Alle scuole elementari (sto riferendomi agli anni ’60) la maestra di allora impostò parte del programma di classe terza con una corrispondenza ad una classe terza di un’altra città, ognuna delle alunne della mia classe scriveva lettere ad un’altra sconosciuta che nel giro di un anno diventava sempre più nota.
 
Non so quale alchimia successe, perché dopo un anno di periodiche scritture impostate da una insegnante che tra l’altro ho sempre poco stimato continuò tra me e la sconosciuta lontana un filo che non si spezzò per tantissimo tempo.
Le mie compagne smisero presto la corrispondenza, noi continuammo a scriverci senza interruzione in tandem sullo stesso modo di intendere la conoscenza fino oltre l’adolescenza, ci siamo perfino conosciute di persona, ma già ricchissime dell’alimentazione di parole che ci hanno aiutato a crescere, a conoscerci, a spalancare sogni e progetti a volte anche a confidare delusioni e paure.
Attraverso le lettere ho trovato la chiave per non rimanere ferma, le parole scritte sul mio sentire mi hanno dato modo di affacciarmi nel mondo degli altri.


 


Commenti:
ID3598 - 03/09/2010 13:20:00 - (panta_rei) - ebbrava itu...

continua a riempire la tua pagina bianca, continuerò a leggerti, mentre batto il mio martello :-)

ID3610 - 03/09/2010 18:35:00 - (davidebond) - è il nostro destino

Ha perfettamente ragione. Siamo tutti divorati dall'ansia. La nostra società chiede solo prestazioni e ci misura con un più e con un meno; non ci vuol guardare dentro. Io avevo accennato in un mio precedente articolo a Perel'man che rifiutò i soldi di un premio importante e ritornò dagli stati uniti in Russia a vivere con sua madre in un piccolo appartamento. Si era accorto che a nessuno interessava di lui. Interessava solo quello che riusciva ad ottenere: era un animale da zoo. Lo squilibrio tra il nostro tempo umano e quello sociale crea un cortocircuito. Senza parlare del tempo della coscienza. Abbiamo perso il nostro ritmo interiore.

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