18 Maggio 2021, 10.10
Valsabbia Garda
Depuratore del Garda

Tavolo delle associazioni: «Nessuno scarico nel Chiese»

di Redazione

La Federazione insiste sulla ristrutturazione del depuratore di Peschiera, forte di uno  studio commissionato la indica come la soluzione più economica e meno impattante dal punto di vista ambientale


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«Il caso della depurazione del Lago di Garda, non ancora arrivato all’iter decisionale, grazie allo studio che abbiamo commissionato, dd. 10 maggio 2021, che alleghiamo, fa emergere “accordi” politici dei quali da mesi si sentivano voci da più parti, accordi che però se venissero realizzati graverebbero enormemente ed ingiustificatamente sulla spesa Pubblica e sui territori limitrofi».

Così si esprime in una nota del portavoce Gianluca Bordiga, la Federazione del Tavolo delle associazioni che amano il fiume Chiese.

«Noi da sempre ed anche nel recente confronto del 28 aprile scorso con Acque Bresciane srl, abbiaamo mantenuto una posizione ferma sul principio che il bacino idrografico del Chiese, che è altra cosa rispetto al bacino del lago di Garda, per sua natura non deve e non può essere coinvolto in questasituazione che lo vorrebbe quale corpo ricettore di questa ristrutturazione della depurazione, ovvero non ne deve in alcun modo pagare le gravissime conseguenze ambientali, che ci sarebbero altrimenti».

«Abbiamo letto, solo ieri, su interventi della stampa mantovana, che coloro che hanno concepito questa bizzarra e costosissima ristrutturazione della depurazione gardesana con lo scarico nel fiume Chiese, qualora si verificasse la situazione di scaricare nel fiume Chiese mentre è in secca, ovvero mentre manca il deflusso ecologico, perché d’estate questo succede quasi ogni anno per alcune settimane, si dovrebbe prima riuscire a prevenire questo rischio ambientale mediante dei rilasci straordinari e abnormi di acqua dal lago d’Idro; ma questo vuol dire generare ulteriori danni ambientali per tamponarne altri, e tutto questo viene concepito per assicurare interessi speculativi».

«Allora, oltre alla gravissima situazione prepotente delle intenzioni gardesane di trasferire in un bacino diverso la depurazione dei suoi reflui, adesso viene alla luce un disegno di fondo che vorrebbe piegare nuovamente anche il patrimonio di acqua del lago d’Idro al servizio degli interessi speculativi del settore agricolo».

«La scelta di portare avanti la soluzione tecnica della depurazione del Garda bresciano a Esenta di Lonato, che vorrebbe per un periodo dell’anno il fiume Chiese quale corpo ricettore pur non essendo parte del bacino idrografico gardesano, al fine di mandare quelle acque della depurazione ad irrigare l’immensa campagna della pianura medio alta orientale lombarda che da decenni ha produzione intensiva di mais da trinciato per alimento degli animali da allevamento, e fanno 3 raccolti all’anno nell’arco dei mesi da giugno a settembre, e quindi la scelta di mettere il fiume Chiese sotto questo rischio di insostenibilità ambientale perché la sua portata è almeno 3 volte inferiore a quella del fiume Mincio che invece è l’emissario gardesano, è una scelta non dettata da criteri di politica ambientalista, nemmeno dettata da criteri di politica economica, nemmeno dettata da criteri di logica osservanza della morfologia del territorio e di rispetto delle popolazioni, ma è una scelta i cui criteri che la muovono sono ai più ancora oggi sconosciuti».

«La scrivente Federazione lotterà, con ogni alleato che vorrà unirsi in questa battaglia giustissima, per fare in modo che la depurazione del Garda si ristrutturi al meglio autonomamente ma senza gravare su altri territori e quindi su altre comunità al di fuori del lago di Garda stesso, e affinché tutte le comunità dei 31 Comuni del Chiese sappiamo unirsi per essere realmente solidali tra esse, e che lo siano alla luce del sole, e che il risultato finale sia quello di un futuro con una concreta unità del bacino idrografico del Chiese, per il suo stesso bene demaniale più eminente».

«Inoltre, la scrivente Federazione, per collaborare a risolvere nel modo più economico, meno invasivo e più pacifico il problema della ristrutturazione e ampliamento del collettamento e della depurazione del lago di Garda ha commissionato allo Studio Cappella di Gorizia uno studio preliminare di diverse soluzioni a confronto, realizzato sulla base dello studio dell’Università di Brescia, studio preliminare che si allega alla presente».

«Lo studio preliminare da noi commissionato, già pubblicato il 12 maggio scorso, e a tutt’oggi da nessuno smentito, ci porta anche a porre un grande interrogativo: ma perché da 3 anni hanno detto che per attuare questa ristrutturazione ed ampliamento della depurazione gardesana servono 230 milioni di euro, quando noi ora abbiamo uno studio che ci dice che ne bastano meno di 70 milioni di euro? E su quali basi il Ministro dell’ambiente a suo tempo stanziò 100 milioni di euro?».

«Noi andremo fino in fondo con ogni mezzo legale per impedire sperpero di denaro pubblico e calcoli speculativi a danno del patrimonio ambientale del bacino idrografico del Chiese e a danno delle comunità dei suoi 31 Comuni, ma anche a danno dell’intera collettività».



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