22 Dicembre 2007, 00.00
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Novità librarie

Gianni Simoni si cimenta con il poliziesco

Gianni Simoni, magistrato di origini valsabbine, si cimenta con la letteratura gialla o poliziesca. Come hanno fatto, prima di lui, colleghi del calibro di De Cataldo e Carofiglio.

Gianni Simoni non è il primo magistrato che si cimenta con la letteratura gialla o poliziesca. De Cataldo e Carofiglio sono solo i primi due nomi della lista, a riprova che tra la professionalità dell'inquirente e il diletto della scrittura il passo è breve.

«Un mattino d'ottobre» (Foschi editore, pp. 360, euro 11,90) è un romanzo ad incastro che obbedisce ai canoni della detection senza dimenticare però la commedia umana dei caratteri, il colore delle psicologie, le noticine di costume tra le righe. Il filo narrativo della indagini segue il suo corso con ritmo serrato, ma il sapore del sapere la verità deriva da quel disincanto ironico con cui si guarda la realtà.

Il libro inizia con una nota metereologica, come in Musil, solo per mettere a fuoco un autunno capriccioso che si protende verso l'inverno delle festività natalizie. Sullo sfondo c'è una città senza nome e che potrebbe essere Brescia (una via Musei, un quartiere di Fiumicello e un paese, Gardone, nell'immediata provincia). Piccole tranches de vie di due famiglie come tante, due matrimoni usurati dalle ruggini della convivenza, per arrivare al fatto di cronaca, che sembra il frutto del caso. Anzi lo è, ma i protagonisti sono tutti diretti dalla regia di un destino comune. Una bambina sfugge alla sua tata e viene fatalmente coinvolta in un tragico incidente d'auto.

Da quel momento inizia una sequenza di morti, o meglio, di esecuzioni che gli inquirenti faticano a collegare. E' un caso difficile quello che si presenta alla polizia, che prima brancola nel buio e poi incomincia a comporre il puzzle ordito dalla logica criminale. Il merito va al fiuto di un semplice e giovane agente, Maccari, alla tenacia di una ispettrice in carriera, la Bruni, una seducente rossa dagli occhi verdi, ma soprattutto ad un giudice istruttore in pensione, Carlo Petri, che conosce le geometrie perverse del delitto e gli abissi del cuore umano. Un uomo normalissimo, che ha la saggezza funzionale di Maigret, alieno da qualsiasi enfasi moralistica, con un'intelligenza pragmatica.

L'intrigo viene risolto e ad emergere dal quadro sono i frammenti di una crisi sociale, familiare e borghese alla Chabrol, con tradimenti coltivati dentro le amicizie, vendette messe a segno con la ferocia della premeditazione, vedove improvvisamente rifiorite dopo il decesso del coniuge, caos di esistenze allo sbando dietro la facciata della rispettabilità. Come sempre accade, sotto la crosta della cronaca macchiata di sangue si combatte una guerra cruenta di sentimenti feriti e di riscatti letali.

Gianni Simoni disciplina questo materiale tumultuoso con uno stile pacato ed arguto. La sua creatura, quella di Petri, è una figura sicuramente impastata di autobiografia, che ha la cognizione del dolore e del vero. E che ci piacerebbe reincontrare.

N.D.
Da Bresciaoggi


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