28 Aprile 2012, 07.00
Idro Bagolino Anfo Lavenone
Lettere

Quale futuro per il lago d'Idro?

Dopo aver "spezzettato" il suo pensiero sullo spazio dedicato ai commenti agli articoli, la lettrice qui lo espone con maggior completezza. Pubblichiamo volentieri.

Egregio Direttore,
le chiedo spazio per dare risposta ad una domanda che mi viene da qualche tempo rivolta nei vari post inerenti la complicata storia del lago d’Idro. La ringrazio se vorrà pubblicarla.

Quale futuro, secondo me, per il lago d’Idro?

A prescindere dalla risposta che ognuno può avere, ed in questo spazio esporrò la mia, la risposta delle istituzioni regionali e comunali è già stata formulata con l’Accordo di Programma del 5/8/2008. Qualora le opere progettate dovessero vedere la luce, a Idro zona Pieve il panorama sarà un po’ diverso da quello odierno: nuove paratoie più ingombranti e un poco più a monte delle attuali; il manufatto in cemento delle vecchie paratoie sempre lì a mo’ di museo all’aperto come benvenuto al paese; l’ingresso della vecchia galleria verrà tappato e rimarrà anch’esso lì a mo’ di museo; al suo fianco l’ingresso della nuova galleria, anch’essa più grande della vecchia; il fiume Chiese in uscita ridotto ad un rigagnolo laterale; a Lavenone campeggerà lo sbocco della terza galleria; il livello minimo del lago consentito dalle opere sarà un po’ meno dei 366 m rispetto all’idrometro, il livello massimo sui 369,25 m.
 
Per quanto riguarda invece la qualità delle acque, la stabilità della paleofrana e la regola di gestione delle acque scaduta nel 1987 e non ancora ridefinita bisognerà attendere nuovi eventuali accordi istituzionali. L’AdP ha lasciato tutte queste problematiche ancora in studio, in stand by, pur progettando le opere col vincolo di consentire una regola di 3,25 m, senza che ciò sia in relazione alcuna con la sicurezza.
 
Con l’AdP si è infatti per così dire “girato intorno a questi problemi”: vedremo quanto è instabile la paleofrana, vedremo quale regola concordare per il lago, vedremo come sarà necessario intervenire per la qualità delle acque.
Intanto, suggerirono gli Amministratori, “costruiamo” qualche cosa che ci permetta di “dormire sonni tranquilli”, qualcosa che dia un ampio margine di sicurezza in caso di piena millenaria e che dia nel contempo la garanzia di poter gestire le acque con il regolamento attualmente transitorio di 3,25 m.
 
Vedremo POI cosa fare nello specifico per risolvere i veri problemi del territorio. Nell’attesa della definizione della vera entità delle questioni, spendiamo un valanga di soldi… per non risolvere nulla. Ma per dormire sonni tranquilli, metti caso che la piena millenaria accada quest’anno… e per utilizzare le acque in tutta tranquillità.
Tanto paga Pantalone, e tutti i danni che potranno conseguire ad opere sovradimensionate od inutili se li terranno il lago ed i suoi abitanti… 

Spesso sono additata da simpatizzanti dell’AdP come colei che non ha fiducia nel futuro, colei che non sa fare proposte per migliorare l’AdP, colei che sa solo criticare e non propone nulla. Queste persone dimostrano di accogliere l’AdP e mi chiamano nell’agone del POST opere. Temo non vogliano accettare ancora il mio punto di vista: io contesto in toto l’AdP.
Io non propongo modifiche o aggiustamenti dell’AdP: io non posso che pensare di azzerarlo e di riprendere il discorso su sicurezza e gestione lago da una prospettiva più incisiva ed efficiente. Chissà che con questa lettera, dopo tanto ripetere, riuscirò finalmente a farmi capire.

La mia prima proposta concreta non è di oggi, l’avevo in verità espressa fin da prima dell’AdP, anzi l’avevano espressa insieme a me due dei Sindaci poi firmatari dell’AdP, anzi era anche la loro proposta, sulla quale erano tanto convinti da avere infine convinto anche me a sostenerli pubblicamente.
La proposta aveva ed ha un titolo: “il lago va rispettato dal punto di vista ambientale”. Da ciò ne conseguivano e per me ancora ne conseguono alcune proposte operative che vado ad esporre.
 
Premesso che le esigenze ambientali di un lago consistono nel fatto che la vita vegetale e animale ha bisogno di luce e calore, quindi si realizza nei primissimi metri di fondale rivierasco, ne consegue che più è stabile un lago, più sono stabili le comunità di esseri viventi che lo abitano e maggiore è di conseguenza l’equilibrio dell’ecosistema.
Come dire: buona l’“escursione zero”. Ma non viviamo certo nell’era cenozoica, piuttosto in un sistema molto antropizzato; colgo peraltro l’occasione per evidenziare che è sintomo di pochezza di argomenti additare gli ambientalisti come persone avulse dal contesto storico e sociale in cui vivono.
 
Risulta allora importante ricordare che dagli altri laghi naturali profondi subalpini regolati (come è anche il lago d’Idro) si preleva acqua per gli utilizzi antropici idroelettrici ed irrigui con regole di 1,40 m o di 2 metri.
E’ altresì importante a questo punto sottolineare altri fattori e suggerire altri argomenti di riflessione e di confronto, quali: le gravi difficoltà qualitative delle acque del lago d’Idro, che dovrebbero suggerire grande cautela nel sottoporre ancora l’ecosistema a grossi stress; il sistema irriguo antiquato “a scorrimento”che se ammodernato “a pioggia” consentirebbe di ridurre drasticamente i volumi necessari; il riconteggio degli ettari irrigati, ettari che, nonostante Brescia sia la terza provincia più cementificata in Italia, sono addirittura recentemente aumentati; la scelta di produrre proprio il mais, noto per la sua elevata richiesta d’acqua, a valle di un territorio prealpino che per più di 70 anni ha subìto la demolizione del proprio ambiente e della propria natura per consentire ad altri di lavorare soddisfacendo la gran sete di questa coltura; il recente cambio del gestore della produzione di energia idroelettrica trentina, che apre differenti orizzonti in merito alla disponibilità di acqua come bene pubblico, sempre più visto invece come bene di mercato.
 
Da tutte queste considerazioni emerge una prima proposta concreta, operativa, non mia, non di ora, ma già ampiamente in campo da qualche anno: definiamo la regola PRIMA delle opere.
Non realizziamo una costosissima cattedrale per poi scoprirla inutile, sovrastimata, per poi scoprire… che non ci sono fedeli a giustificarne la presenza, che per quei metri di escursione bastava un’opera ben più modesta, molto meno costosa e molto meno invasiva e dannosa per l’ambiente. Definiamo SUBITO la regola, POI verifichiamo la necessità di realizzare eventuali nuove opere per applicarla.

Il discorso paleofrana segue un analogo ragionamento: sono molti anni che viene monitorata, tuttavia non si è ancora giunti alla definizione del livello di rischio.
Eppure la popolazione lacustre presente in Aula Magna al Polivalente di Idro in data 29 febbraio 2008 ha dovuto assistere ad una squallida quanto preoccupante guerra di dati tecnici tra specialisti, nella quale gli esponenti tecnici e politici di Regione Lombardia si permisero di allarmare la cittadinanza con un dato sulla stabilità della paleofrana che per gli esperti indica “frana in atto” e “ordine immediato di evacuazione degli abitanti”, dato peraltro su cui è stato basato l’intero progetto delle nuove opere dell’AdP. Assurdo.
 
Proposta concreta, operativa, anche qui non mia, non di ora: non fermarsi ad aggirare il problema con una galleria enorme e lunghissima e spostando le paratoie, spendendo peraltro cifre esorbitanti e realizzando manufatti essi stessi pericolosi.
Investire invece maggiormente nello studio e poi nella messa in sicurezza diretta della paleofrana.
Come si suol dire: risolvere il problema “a monte”, alla causa, alla radice.
Va da sé che la paleofrana andrà comunque messa in sicurezza: se con l’AdP si aggira il problema pertinente il fiume, prima o poi bisognerà per forza affrontare anche il problema della statale che scorre a fianco del fiume e anch’essa ai piedi della paleofrana. Meglio farlo subito, PRIMA di eventuali “opere di aggiramento”: si risparmia una cifra, e l’ambiente non viene inutilmente oltraggiato.

Il discorso terza galleria segue a braccetto la messa in sicurezza della paleofrana, dato che la causa della deviazione e dell’allungamento del tracciato della terza galleria sta proprio nella necessità di evitarne lo sbocco ai piedi della paleofrana. Perlomeno fino a che la paleofrana non sarà stata messa in sicurezza. La grave problematica collegata alla terza galleria è l’enormità dell’opera in termini di dimensioni di portata, di dimensioni in lunghezza, di costi, e la pericolosità del lungo tratto, 600 metri, di San Giovanni Bianco, il materiale che per soli 100 metri è all’origine degli smottamenti della galleria degli agricoltori. Smottamenti della galleria degli agricoltori che, è corretto precisare, non termineranno con la sua chiusura, poiché è stato precisato che non verrà riempita, ma solamente tappata. Continuerà quindi ad esistere e sarà un pericolo, con in più a fianco un nuovo lungo pericolo.
Senza parlare dei tempi di realizzazione, in proposito ai quali l’Italia è purtroppo fonte infinita di casistiche “in odore di eternità”: come andrà a finire con questi lavori dell’AdP? Quanti anni il lago dovrà sopportare livelli bassi per consentirli? Quanti sono pronti a sottoscrivere che basteranno i 3 anni previsti sulla carta? E cosa accadrà se serviranno maggiori stanziamenti? Ci saranno i soldi o tutto si fermerà a metà? Il lago è nelle condizioni di correre un simile rischio?

Tornando alle proposte in questa sede esposte, lavorare in un senso più incisivo e completo avrebbe richiesto in primis obiettivi trasparenti e rispettosi delle esigenze di tutte le realtà coinvolte, e poi sinergie qualificate, tecnici d’eccellenza, coordinamenti al top dell’efficienza, chiarezza strategica di intenti.
Tutte qualità di cui gli italiani sanno essere maestri nel mondo… tranne forse che in casa propria…. Certo è difficile, ma si può ancora fare. Bisogna però ricominciare daccapo.
 
Non sono solita criticare gratuitamente l’ambito pubblico, nel quale peraltro lavoro; sono solita per la verità affiancare le istituzioni.
Può accadere di non trovarmi in sintonia, nel qual caso mi preoccupo di motivare le mie critiche, come credo di aver fatto anche in questa sede in merito all’attuale situazione in cui è stato ridotto il lago d’Idro: un esempio purtroppo reale di “vago” progetto a spese dello Stato, dei contribuenti, e in particolar modo a spese del territorio e dell’ambiente, un esempio purtroppo reale di “come girare intorno ai problemi invece che risolverli”, con l’unico “sommo scopo” pubblicamente dichiarato di consentire di “dormire sonni tranquilli” a chi è stato chiamato ad amministrarci.
Del sonno, e della veglia, dei cittadini amministrati pare che non sia competenza degli amministratori interessarsi.

Spero siano infine giunte a destinazione le mie proposte, per nulla nuove, ma costantemente ripetute in pubbliche occasioni, compresi i miei interventi in questo sito.

Elena Bini


Commenti:
ID19229 - 30/04/2012 11:38:01 - (mik69ca) -

Ritengo molto interessante il suo apporto alla questione. Però, a mio giudizio c'è un'ulteriore e prioritaria domanda da porsi. Ma gli abitanti del lago d'Idro cosa ne vogliono fare del loro territorio? A me sempre che le risposte sia molte, variegate e ben confuse. Se non si risponde a questa domanda non si andrà da nessuna parte. Lei suggerisce ottimi punti di partenza ma se la gente, gli amministratori non sono sensibili a tutto questo resteranno parole vane. Ripeto rispondiamo a questa domanda e dopodichè ci si mette attorno ad un tavolo per lavorare tutti insieme nel costruire un progetto comune.

ID19233 - 30/04/2012 16:33:22 - (davidebond) - bravo

Ecco. Questa è la domanda fondamentale: "cosa vogliono gli abitanti del Lago?". In tanti anni, non l'ho ancora capito. Ci sono persone che si sono interessate con onestà della cosa, c'è stato chi ha strumentalizzato la questione, chi l'ha usata per crearsi un trampolino di lancio. In ogni caso, troppe opinioni differenti che spesso amplificano i già rumorosi campanilismi. Bisognerebbe lavorare in squadra. Dico "bisognerebbe" perché la crisi che il nostro paese sta attraversando e il malconento indirizzato al di là delle Alpi hanno dimostrato che l'Italia intera non è in grado di esercitare il suo ruolo in una squadra più ampia (l'Europa), da cui si pensava di ottenere solo benefici, dimentichi dei propri doveri. Nel piccolo, manca alle nostre comunità una dimensione corale, senso di responsabilità (penso ai recenti avvenimenti) e mancanza di progettazione comune. Idee geniali ma isolate non vanno da nessuna

ID19234 - 30/04/2012 16:33:42 - (davidebond) - fine

parte.

ID19236 - 30/04/2012 17:17:19 - (Aldo Vaglia) -

Queste sue osservazioni hanno gia' ricevuto risposte negative da due tribunali e dal parere tecnico "pro veritate" degli ingegneri Majone e Giacomelli. Sono piu' costose e inadeguate rispetto alle altre. Non risolvono nessuno dei quattro problemi sul tappeto: sicurezza, salubrita',energia, irrigazione e si nascondono dietro un'ipotetica e contradditoria difesa ambientale che vede il lago con un livello costante di 1,5 metri piu' basso della sua capacita'. Si puo'continuare a dare degli incompetenti agli altri e sperare in un giudice a "Berlino", ma si puo' anche pretendere una dichiarazione che spazzi via le piu' che fondate preoccupazioni di tutti di non essere fregati. Il livello minimo dal quale non si puo' derogare se non per eccezionali casi di sicurezza deve essere concordato e firmato.

ID19280 - 02/05/2012 19:06:34 - (Elena Bini) - Che cosa pensano gli abitanti del lago

Credo tutti ricordino che il parere degli abitanti del lago negli anni recenti e stato straordinariamente palese: basti ricordare le due raccolte di firme nel 2004 e nel 2008 e i due presidi nel 2007, stupefacenti per la partecipazione che hanno saputo raccogliere intorno all obiettivo "Salviamo il Lago d Idro". Cosa vuole la gente per il proprio territorio e stato allora ampiamente dichiarato e dimostrato, talmente chiaramente che "chi aveva necessita di rompere le fila" di questa forte e

ID19281 - 02/05/2012 19:07:45 - (Elena Bini) -

crescente consapevolezza locale di rispetto del proprio ambiente ha dovuto "forzare la mano". Come? Un conto e sapere da piu di 100 anni che esiste una paleofrana e per decenni pompar acqua senza mai far cenno alla sicurezza degli abitanti del lago, un conto e completare il monitoraggio e decidere poi come mettere in sicurezza non solo l acqua ma anche le persone, un conto e invece procurare allarme sull incolumita della popolazione dando per definitivi e certi dei dati tecnicamente impossibili,

ID19282 - 02/05/2012 19:08:58 - (Elena Bini) -

buoni pero per giustificare interventi spropositati per il territorio locale e per le casse dello Stato, ma - guarda caso giusti e su misura per le esigenze produttivistiche. E corretto da parte delle istituzioni? Divide et impera Con un inaspettato quanto inspiegato distacco delle istituzioni locali dalla loro gente, la coesione locale ha subto l assurdo shock dell AdP 2008 intitolato appunto alla "messa in sicurezza"; va tuttavia ricordato che 2 delle 4 Amministrazioni locali firmatarie

ID19283 - 02/05/2012 19:09:43 - (Elena Bini) -

hanno pagato lo scotto della loro firma perdendo le successive elezioni. Oggi, lo sventolio di qualche soldo ed il panico da catastrofe hanno forse raccolto qualche confuso, ma tra la gente locale resta ancora chiaro il concetto di come contribuire allo sviluppo nazionale senza che sia necessario sconvolgere e distruggere l identita del territorio in cui vive. Il problema vero e che il rispetto dell ambiente, che sta crescendo nella sensibilita

ID19284 - 02/05/2012 19:10:08 - (Elena Bini) -

dei singoli italiani, non e purtroppo ancora tra le priorita delle Istituzioni italiane, che sono molto pronte, attive ed organizzate a progettare e a cominciare a realizzare infrastrutture, meglio se gigantesche, ma sono invece ancora troppo disgregate e sopite per quanto riguarda la salvaguardia di quell enorme bene nazionale che e l ambiente.

ID19285 - 02/05/2012 19:47:53 - (Dru) - E se fosse proprio questa l'origine della crisi ?

Se fosse questa sensibilità ? So che per lei Bini questa é eresia , ma se il Marxismo ha fallito é per questa umanità implicita nella sua dottrina , cosí gli stati a matrice marxista sono stati sconfitti da quelli a matrice capitalista.

ID19286 - 02/05/2012 20:22:59 - (Dru) - Per chi é ecologico , ambientalista

Il comunismo prima e il socialismo poi a matrice marxista fallisce la sua mission , quella di umanizzare il rapporto padrone lavoratore in favore del primo , contro chi si risolve in favore del padrone . perché ? Perché il capitale inteso come quello per il "profitto" e non quello per il "bene comune" , pensa di meno ai bisogni di ognuno , ma serve di piú a tutti . Ora lei vorrebbe inserire nel capitalismo un nuovo valore " l'ecologico ambientale" : ogni contaminazione del capitale nella storia ha dimostrato che chi si rende meno spurio e incontaminato , restando il piú fedele nei suoi riguardi , vince. Questo perché abbiamo svuotato di ogni significato i valori tradizionali e li abbiamo sostituiti con la volontà di avere, qui , subito , sulla terra.Chi crede di poter vincere questa forza con quei valori che ormai hanno perso la loro battaglia in favore di questa forza, per certi versi nuova ma con un'anima antica , si illude.

ID19289 - 02/05/2012 20:36:02 - (Dru) - Qualcuno...

... potrebbe chiedersi cosa c'entra tutto questo con il Lago. Beh quei certuni non sono molto diversi da quel tale che per rimanere a galla in una barca buca , si sforzava di vuotarla non curandosi di chiudere il foro.

ID19297 - 02/05/2012 21:48:03 - (Aldo Vaglia) - Per Dru

Non c'e' niente di ecologico e ambientalista nelle proposte sopra espresse. C'e' l'asportazione di mezza montagna con costi, inquinamento e trasporti esagerati rispetto allo scavo di una galleria. Una ferita insanabile. Nemmeno la qualita' delle acque potrebbe migliorare dal momento che i livelli rimarrebbero molto piu' bassi della effettiva capacita' del lago. Sul tuo ragionamento ho delle perplessit, che sia vero che un puro liberismo faccia meglio al capitalismo di una socialdemocrazia non e' stato fino ad oggi dimostrato.

ID19299 - 02/05/2012 23:02:25 - (Dru) - Non ho parlato di liberismo e di socialdemocrazie

Ma credo che tu abbia capito bene il mio discorso. Nelle forme da te distinte di democrazia lo stato lascia la libera iniziativa al capitale.

ID19311 - 03/05/2012 14:03:57 - (Elena Bini) - Interessanti generalizzazioni

cio che ho scritto puo essere forse letto come un punto di vista ambientalista, oppure persino marxista, oppure idealista, oppure altrodal mio punto di vista sono solo generalizzazioni che allontanano dal discorso su cio che una politica dotata di buon senso civico e di attenzione al proprio territorio avrebbe dovuto fare e non ha fatto, giustificandosi con la tracotanza dell investito di pubblica autorita che decide si per tutti ma ostentando solo il proprio individualismo. Il rimedio

ID19312 - 03/05/2012 14:04:48 - (Elena Bini) -

quindi non si cerca neppure: si critica con sdegno chi sta sulla barca a mani nude e si preoccupa del buco, mentre chi il buco l ha creato sta con fare arrogante sul pontile e si tiene il mastice ben stretto in mano. La barca, ricordiamolo, e di tutti. Purtroppo la miopia del proprio tornaconto personale ha accorciato la vista a troppi. Davvero va a tutti bene cosi? Stiamo davvero tutti meglio cosi? Non mi sento sola a rispondere di no. Quanto ai dati su asportazioni di terra

ID19313 - 03/05/2012 14:05:12 - (Elena Bini) -

oppure di roccia, Sig. Vaglia, chissa chi li sa quelli giusti altra guerra di dati, per chi ha memoria.

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