«Questa gente», omaggio a Eugenio Bertuetti

Un omaggio al giornalista e scrittore Eugenio Bertuetti, gavardese, o meglio ancora soprapontino doc, rimasto sempre legato al suo borgo natale, anche quando assunse incarichi prestigiosi lontano da casa.

È quello operato dal Teatro Bambino di Sopraponte, che porta in scena “Questa gente”, uno spettacolo teatrale tratto da uno dei libri più famosi del giornalista e scrittore.
Due gli appuntamenti, questo sabato e domenica sera alle 20.30, al teatro Salone Pio XI di Gavardo.

Eugenio Bertuetti nasce a Sopraponte nel 1895, vive per buona parte della sua vita a Torino dove studia, raggiunge la notorietà e percorre una brillante carriera giornalistica che culmina con la direzione del prestigioso quotidiano “La Gazzetta del popolo”. Rientrato a Sopraponte, quasi in esilio, dopo la caduta del fascismo, vi rimane per lunghi anni, mantenendo un rapporto di collaborazione con vari quotidiani nazionali. I numerosi racconti che di lui ci sono rimasti sono il frutto più importante di questo periodo.
Nel 1953 assume la direzione del settimanale “Radiocorriere” che lascia per motivi di salute nel 1960. Muore nella casa paterna di Sopraponte nel 1964.

I racconti di Eugenio Bertuetti sono uno spaccato di vita nella prima metà del Novecento, popolato da gente dignitosa nella sua semplicità, da intellettuali di paese, da figure originali e folcloristiche. Il tutto in un’atmosfera soffusamente malinconica. Lo sguardo dello scrittore è distaccato, come se osservasse la realtà umana dall’esterno; qua e là, però, emergono squarci di immedesimazione e il senso di condivisione di una comune radice con i personaggi.

«Ci siamo ispirati, molto liberamente, ad alcune delle sue storie, per ricreare quelle atmosfere, per certi versi dimenticate e far rivivere la loro varia e originale umanità – riferisce la regista Annarosa Bussi –. Sulla traccia del racconto “Nozze”, che narra di un matrimonio a Sopraponte alla fine degli anni Trenta del secolo scorso, abbiamo innestato personaggi e suggestioni tratti da vari altri racconti come “Questa gente, “Pinela”, “Racconto di fine inverno”, “Un matto angelico”, Annibale”, “Nascita”. Ovviamente, abbiamo anche messo qualcosa di nostro».

La regista sottolinea che il tempo scorre ma la storia si ripete: guerra, crisi economica e malattie.

La prima messa in scena dell’attuale spettacolo è del 2011, la rivisitazione attuale tiene conto del tempo che passa anche per gli attori.

«Sappiamo di avere tentato un’operazione spericolata – avverte la regista –: speriamo che l’adattamento teatrale non abbia tradito lo spirito dell’autore e soprattutto che vi risulti piacevole. Sarebbe bello se, dopo stasera, qualcuno fosse invogliato a leggere o rileggere i racconti originali».

Le parti musicali e le canzoni sono tratte da “La curt dei pulì”, di Renzo Bresciani.