05 Febbraio 2007, 00.00
Valsabbia - C
Libri

Eugenio Bertuetti: la vita come sogno

di Sergio Re

Il nome di questo critico teatrale, e autore di opere per il teatro, oltre che giornalista e narratore, è rimasto sostanzialmente defilato nel quadro della cultura bresciana contemporanea...
Un libro di Attilio Mazza

Da Gavardo a Torino, una vita spesa tra letteratura, arte e teatro

Titolo: Eugenio Bertuetti: la vita come sogno
Autore: Attilio Mazza
Editore: Comune di Gavardo e Comunità Montana di Valle Sabbia
Pagine: 144
Prezzo: s.i.p.

Il libro:
Il nome di questo critico teatrale, e autore di opere per il teatro, oltre che giornalista e narratore, è rimasto sostanzialmente defilato nel quadro della cultura bresciana contemporanea, ma non se ne capisce bene il motivo visto che si tratta di un valente letterato, sensibile e animato dalla singolare capacità di scendere subito al livello del cuore di ogni vicenda narrata.È forse possibile che si tratti di una conseguenza a quella militanza nelle file del nazionalismo, culminata tra il 1927 e il 1930 nella carica di Segretario del Sindacato interprovinciale fascista dei giornalisti subalpini e che, all’epoca della sua morte, ancora scossa dalle vicende dell’epocale conflitto mondiale, gravava sulle sue spalle come colpa indelebile. La vicenda non è ben delineata nel libro, ma in fondo non era nemmeno necessario farlo, visto che sostanzialmente la carriera di Bertuetti, così come i suoi scritti, parlano ancora oggi delle sue capacità dialettiche e della sua sensibilità che ne qualificano l’opera letteraria al di là delle idee politiche. In ogni caso questa segnalazione andrebbe quanto meno completata con quell’altra che lo dice attivo collaboratore con le truppe partigiane di Gavardo, dove si era ritirato verso la fine della guerra nel 1945, e alle quali passava – in virtù della sua familiarità con la RSI – informazioni precise sui rastrellamenti tedeschi e repubblichini, salvando così l’innumerevole turba di persone che al tempo si era data alla macchia.

Il nostro personaggio nacque nel 1895 a Gavardo, anzi per la precisione nella frazione di Sopraponte e da qui ancor giovane aveva preso la strada della vicina Brescia dove conseguì – secondo il desiderio dei genitori – il diploma in Fisica e Matematica presso l’Istituto Tecnico Tartaglia. Sicuramente non si tratta di materie confacenti al suo istinto letterario che peraltro nel giovane diciannovenne non doveva essere ancora ben chiaro, tant’è che appena conseguito il diploma, se ne andò a Torino per iscriversi al locale Politecnico e conseguire una laurea in ingegneria. È in questa città che probabilmente incontrò e si avvicinò alle idee nazionaliste. I tempi erano difficili, la Prima Guerra Mondiale e la vittoria tutt’altro che indolore, quindi la Marcia su Roma (alla quale partecipò anche il Bertuetti) e infine la dittatura di Mussolini, eventi che – come già detto – sono lasciati in ombra in questo libro, probabilmente perché se innegabilmente hanno avuto un certo peso sulla sua carriera letteraria, nella realtà nulla riescono ad aggiungere o a togliere ai suoi meriti che sono tutti costruiti sulla grande passione per il teatro e sulle innegabili capacità letterarie.
Alla laurea comunque non giunse mai, dopo quattro anni abbandonò il Politecnico per iscriversi a Giurisprudenza, ma anche qui non ebbe miglior fortuna. Il fatto è che nel frattempo oltre ad aver iniziato la collaborazione, in qualità di critico e di segretario di redazione, con il quotidiano fascista “Il Regnoâ€, aveva conosciuto Juli Garbarino – amore a prima vista – che divenne la compagna della sua vita. Nel 1926, alla chiusura del quotidiano “Il Regnoâ€, passò – sempre come critico – alla “Gazzetta del popolo†(di sentimenti filomonarchici) che gli offrì la possibilità nel 1928 di seguire come inviato speciale il principe Umberto di Savoia in Egitto, in Palestina, in Siria, in Turchia e in Grecia. Poi fu la volta della Radio, conversazioni, recensioni, critiche, su, su fino a diventare nel 1939 direttore della Gazzetta.

E siamo così giunti alle difficoltà della guerra, al suo ritiro nella casa paterna in riva al Vrenda, alle saltuarie collaborazioni con il “Corriere della Sera†ed alle difficoltà economiche. Di lui si ricordarono però alcuni vecchi amici del collegio bresciano, tra cui Carlo Sigurtà che nel 1947 dette vita a “Lo Smeraldoâ€, giornale letterario, praticamente costruito su sua misura, fino alla reale riabilitazione nel 1952 quando fu chiamato ad assumere la direzione del Radiocorriere. Fu un evento al quale lavorò indefessamente per trasformarne le vecchie pagine in un piacevole e moderno rotocalco.
Nel 1960 – con suo grande rincrescimento – fu costretto per limiti di età (65 anni) al pensionamento e si ritirò definitivamente nella sua amata Sopraponte di Gavardo dove la morte – per ictus cerebrale – lo colse nel 1964 con un foglio ancora infilato nel carrello della inseparabile macchina da scrivere, instancabilmente impegnato al progetto di una sceneggiatura per la neonata televisione.

Non è possibile terminare questo breve esame del libro sul Bertuetti senza raccomandare, a chi decidesse di approfondirne la conoscenza, le ultime pagine nelle quali vengono recensite le sue opere, letterarie e teatrali, e la lettura del breve racconto qui riproposto “Non scherzare signorina†che gli valse nel 1950 il premio Saint Vincent e che, nella sensibilità dello scrittore, lascia trasparire un mondo al quale non siamo più abituati, un mondo di agi e ricchezze che non erano uno schiaffo alla miseria e soprattutto si accompagnavano spesso con grande ricchezza di sentimenti.



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