Ciao, mamma Silvana

Non sono un poeta come Deni, posso solo scrivere alcuni semplici ricordi di una mamma buona come la mia.

Da bambino mi recavo quasi tutti i giorni alla casa in via Dossolo, dove mamma Silvana mi accoglieva con un grande sorriso. «Buongiorno, c’è il Deni?» «Certo, ti sta aspettando!».

Entrare in quelle stanze per me era respirare serenità: c’erano i nonni, cordiali e raffinati, accuditi con dolcezza dalla signora Silvana (la bellezza dei suoi occhi mi ha sempre ricordato quella di mia mamma). C’erano i simpatici fratelli di Andrea: Enrico detto «Henry»,«divoratore» di libri, enigmista, poi giornalista e affermato scrittore, e Gianantonio, appassionato di musica e atleta di razza. E poi c’era papà Domenico detto Nino, sempre accogliente, delicato e dalla profonda umanità.

La sala era una specie di mostra in divenire, con quadri nuovi o da finire, illuminati da una luce meravigliosa. Il signor Nino lo incontravo anche in piazza De Medici, nella bottega artigianale di cornici: appassionato di calcio (il grande Brescia!), era un sapiente narratore di aneddoti mescolati a battute straordinarie da fine umorista.

Il signor Nino aveva lavorato in fabbrica, anche in veste di sindacalista. La sua profonda umanità la riversava anche nella pittura, fatta di splendidi paesaggi, di persone semplici, umili e dai valori profondi. Nei suoi quadri si percepisce l’amore per le persone, la «compassione» verso chi lavora, soffre e vive con la speranza nel cuore. Le sue figure sono senza volto, ma non tristi, rischiarate da una fede interiore.

Nella bottega di cornici ora lavora Gianantonio, e fino a poco tempo fa c’era mamma Silvana, seduta dietro il bancone, in mezzo a stampe, quadri, cornici e libri. Quella bottega è sempre stata un luogo di incontro, di scambio di opinioni, una specie di centro socio-culturale, frequentata spesso dal mitico signor Losi e dal Pierino Bresciani («èl tabachì», classe 1913, come mio papà).

La dolce signora Silvana un giorno mi ha ricordato che suo padre era sellaio in Via Quarena, davanti alla bottega c’era la scritta: «SELLERIA CODURRI ENRICO FINIMENTI DI LUSSO - DA CARRI E DA CARRETTI». Anche durante l’adolescenza con Deni passavamo ore e ore a chiacchierare nella sala di via Dossolo, parlando di cinema, di letteratura, dei nostri sogni e della nostra vita. Mamma Silvana spesso appariva con una dolcezza infinita, quasi per timore di disturbare.

Spesso la vedevo in cucina, a guardar fuori dalla finestra i bambini dell’asilo nido che giocavano. Deni mi leggeva le poesie dei poeti francesi e i suoi bellissimi componimenti. Come questo:
«La tristezza non occorre cercarla.
E come un’abitudine ritorna
come la nebbia bianca nei fossati
come il mercato e come le preghiere
dei bambini la sera accanto al letto.»

E quando abbiamo creato il Teatro Poetico Gavardo, sul tavolo della sala abbiamo imbucato le locandine di «Don Chisciotte» e messo i francobolli, sempre con il sorriso di mamma Silvana che ci ispirava fiducia. Mai una frase di critica, mai un commento fuori luogo: solo tenerezza, solo dolcezza, solo uno sguardo riservato e pieno di delicatezza.

Mamma Silvana ha davvero creato un angolo di paradiso su questa povera terra, con il suo amore verso le piccole cose, con la sua meravigliosa famiglia con tanti nipoti e con due pronipoti, Lorenzo e Allegra (che, come mi ha detto Francesco, fino agli ultimi giorni guardava giocare all’asilo, e questa cosa mi commuove).

Mamma Silvana era aperta alla vita e leggeva moltissimo, il mio amico Deni le inviava a getto continuo libri da leggere sul tablet, e ogni volta che me lo diceva ne rimanevo meravigliato. Io che leggo a fatica un libro o due all’anno, lei che fino a 95 anni leggeva gialli, romanzi, oltre naturalmente ai libri di Enrico ed ai miei articoli… È sempre stata bella, da ragazza la paragonavano a Lucia Bosè. E anche questo me la fa assomigliare a mia mamma. Ma soprattutto nel suo modo di essere, che illuminava di amore e di fede il piccolo mondo che la circondava.

Come ha scritto l’amico Beppe Mangiarini, che spesso le portava la Comunione: «Silvana era edificante con il suo sorriso, i suoi occhi meravigliosi e la sua fede limpida e profonda.»

Mi raccontano che ieri, quando don Italo le ha portato l’unzione degli infermi, mamma Silvana ha sussurrato: «Che gioia!» Si è lasciata abbracciare dalla tenerezza di Dio. Ora è in Paradiso, dove (come ha scritto l’amico Deni per il papà) «l'azzurro è giusto. Dove è l’azzurro dei giusti». Silvana abbraccerà Nino, l’amore della sua vita, e da lassù proteggerà nipoti e pronipoti con il suo amore, con la sua dolcezza.

Quanto a me, come stamattina quando sono andato a farle visita, ogni volta che passerò da via Dossolo mi sembrerà di vedere la sua figura dietro i vetri della finestra, che lei apriva accogliendomi con un grande sorriso.
«Buongiorno, c’è il Deni?»
«Certo, ti sta aspettando!»

Ciao, Silvana, e grazie per l’amore che hai donato.

Nelle foto:
1) Mamma, nonna e bisnonna Silvana
2) Le nozze della bella Silvana accompagnata dal padre (davanti ci sono il mio futuro cognato Sergio con Margherita, accanto c’è il signor Leni, dietro ci sono il signor Nino con l’amico Silvio Venturelli)
3) Gian Antonio e il figlio Lorenzo da bambino, davanti alla bottega delle cornici
4) Nino Giustacchini mentre realizza una pala per una chiesa argentina (1999)

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