16 Febbraio 2021, 09.24
Blog - Maestro John

Ciao, Maria

di John Comini

Oggi è partita per il Paradiso la buona Maria Poli, moglie di Antonio Abastanotti. È stata una notizia che proprio non mi aspettavo


Sapevo dall’amico Mauro che era stata ricoverata all’Ospedale di Manerbio. Mai e poi mai avrei pensato che ci avrebbe lasciati così presto.

Posso solo condividere questi momenti di tristezza con Antonio, con Mauro, la moglie Beatrice e la figlia Chiara, con Aldo, la moglie Alessandra e la figlia Anita, e con tutti i familiari.

Maria era una bella persona, riservata ma dall’animo buono, fedele agli ideali cristiani, che si è sempre spesa per la famiglia.

Fatico a scrivere queste povere parole. Sono così amareggiato! Allora ho pensato di aprire “La cassapanca della Adele” e “Il ciliegio proibito”, i bei libri scritti dal marito Antonio. Sono dedicati proprio “A mia moglie Maria, per la pazienza con la quale mi ha supportato e sopportato nel corso delle attività sociali, politiche e culturali alle quali mi sono dedicato.”

Caro Antonio, mi permetto di riportare alcuni tuoi dolci ricordi, di quando racconti il vostro innamoramento, fino alle nozze.

“Il 1948 fu l’anno del mio incontro con Maria. Era l’ultima domenica di agosto. Di sera, con due miei amici stavamo tornando dai Tormini in bicicletta, incontriamo due ragazze, la Maria che non conoscevo e Orsola. La Maria allunga il passo verso la stazione del tram di Tormini, ed io la seguo mentre i miei amici si intrattengono con Orsola.

Maria ha fretta di arrivare a casa, perché è già in ritardo per la cena e teme i rimbrotti della mamma, erano state a Villanuova a vedere le corse in bici, per la festa della Madonna “De là del Pont”.

Tra di noi nasce subito una certa simpatia, ci diamo subito del tu. In lei trovo qualcosa che non avevo mai notato in altre ragazze: aveva un portamento serio, sicura di sé, aveva un qualcosa che esprimeva fiducia, due occhietti intelligenti e sinceri…
 
La domenica salgo, bicicletta in spalla, verso la casa di Maria, alla fine del sentiero dove ha inizio il prato vi sono due grossi castagni, ed è qui che ci incontriamo. Lei è con la zia Anita che mi presenta, insieme decidiamo di andare al cinema a Roè Vociano. Per tre domeniche andiamo al cinema, partendo dalla casa di Maria a piedi e sempre con la presenza della zia Anita.
Durante l’inverno col mio mantello in spalla alle dieci di sera, una volta la settimana, la aspettavo all’uscita dal lavoro al Cotonificio di Villanuova ed insieme c’incamminavamo verso Tormini, in compagnia della Orsola e della vicina di casa, Modesta.

Il periodo di fidanzamento durerà 4 anni, sotto gli occhi vigili della nonna Laura, gelosa della sua cara nipote. Furono gli anni migliori della mia vita, eravamo entrambi felici, era bello dialogare tra di noi e concordavamo su molte cose.

Nel 1951 con Maria decidemmo di fissare per l’anno seguente le nostre nozze. Comperai a Maria l’anello di fidanzamento ufficiale, in oro con un cristallo di acquamarina, fu molto contenta del regalo. Era il sigillo a conferma del nostro grande amore.

Il papà mi disse che avrebbe messo a disposizione una camera dell’appartamento per noi.  Mi misi subito all’opera per la costruzione della nostra camera, con la collaborazione del fratello Gian Battista, che aveva frequentato il corso di falegnameria all’Istituto Pavoni di Brescia, per sordomuti, dove era ospite. Acquistammo il legname occorrente ed il compensato presso la ditta Manenti, che avrei pagato a rate sul mio stipendio.

Ma arrivò il giorno tanto desiderato: il 6 settembre 1952. Qui scendiamo e ci avviamo a piedi verso la casa di Maria, i miei amici intonano un canto mentre saliamo per il sentiero.

Maria con i suoi ospiti è pronta per la cerimonia, era bella in quell’abito color grigio perla come erano pure le scarpe in cuoio scamosciato, andavo già orgoglioso di averla al mio fianco.

A Roè Volciano ci attendeva il curato nella chiesa, dove fu celebrato il matrimonio. Quando il curato mi chiese di depositare gli anelli nel vassoio per la benedizione, mi accorsi di averli dimenticati, pensavo a casa, ma qualcuno della mia famiglia ebbe a provvedere per me e mi passò gli anelli matrimoniali. Celebrata la funzione, durante la quale eravamo tutti e due molto emozionati, c’incamminammo verso Tormini per il ritorno verso casa col pullman.

Mentre stiamo scendendo verso l’oratorio, il papà mi chiede se avevo pagato la S. Messa, lui mi aveva già dato i soldi, ma me ne ero dimenticato, allora tornai di corsa sui miei passi per compiere il mio dovere, il curato era ancora in sagrestia. Ero proprio fra le nuvole, ai sette cieli, come si suol dire.

Arrivati a Gavardo, in Piazza Zanardelli ci incolonniamo lungo via Quarena, fra gli applausi della gente lungo la via, che conosceva la nostra famiglia. Di fronte alla sede della Società Elettrica Bresciana, esce dal suo negozio di scarpe il signor Luigi Comini per porgerci gli auguri. Questi era da poco tempo a Gavardo proveniente da Salò, suo paese natale, acquisendo molti clienti e amici per la sua cordialità e per la sua capacità di accoglienza verso la clientela, inoltre vendeva scarpe a rate per i dipendenti del Lanificio di Gavardo dal quale ottenne, con l’aiuto dei membri della commissione interna, la trattenuta in busta paga.

A casa ci attendeva la mia mamma, con mio nonno materno Giovanni e lo zio Quirino Antonio. Il pranzo era pronto, il nonno Giovanni già stava facendo la polenta, da mangiare con lo spiedo, la gallina lessa, ed un primo con minestra con i fegatini di pollo. Il vino lo offriva il papà di Maria, oltre ad un coniglio e polli per lo spiedo, per il resto ci avrebbe pensato papà Umberto.

La giornata si svolge un lieta armonia, fra canti ed il racconto di barzellette.
Il giorno appresso come da tradizione sono invitati a casa nostra i genitori di Maria. I miei amici rimarranno nei pressi della casa nostra, fino al mattino quando intonano una canzone sotto la nostra finestra per richiamare la nostra attenzione. Mia mamma invitò tutti a rimanere a pranzo con noi, cosicché la festa continuò fino a sera.”

Antonio scrive che Maria condivideva i suoi ideali, sebbene gli incarichi sindacali, sociali e politici gli portassero via molto tempo lontano da lei.  “Non so come ho fatto in tutti questi anni a fare ogni cosa, sicuramente il merito è di Maria che sopportava pazientemente e mi erano molto utili anche i suoi consigli. Alcune volte quando tornavo tardi, la facevo partecipare di quanto si discuteva nelle riunioni, sicuro della sua riservatezza, e mi aiutava a riflettere sulle decisioni da suggerire.”

Insieme alla sua Maria, Antonio ha condiviso le gioie e i dolori della vita. La loro casa è sempre stata aperta a tutti (e Maria era anche una cuoca eccellente, io lo posso testimoniare). Antonio e Maria hanno condiviso la bellezza della natura nella casetta nel bosco sul Monte Covolo, l’amicizia con molte belle persone (Terzio Ferretti, Paganelli Renato e tanti altri), l’incontro con sacerdoti eccezionali (Mons. Ferretti, don Angelo Calegari, don Andrea Persavalli… ), l’esperienza in Africa con don Giovanni Arrigotti, Gabriele Avanzi, Teresa Mora e molti altri volontari.

E l’educazione ai valori della vita, donata ai figli attraverso la testimonianza di una vita onesta e coerente. Antonio scrive: “Sarò sempre grato alla mia cara moglie Maria, per l’impegno che si dovette sobbarcare nel seguire i ragazzi, allora molto giovani… Di solito era sempre la Maria che andava a colloquio con i professori, essendo io impegnato col lavoro in fabbrica. Sia io che Maria abbiamo fatto per i nostri ragazzi alcuni sacrifici, ma ci hanno ripagato con tante soddisfazioni, sia professionali sia con stima ed affetto reciproco.”

“La grande forza e l’amore di Maria, fu sicuramente determinante a superare ogni difficoltà.” Sono le parole d’amore più profonde e più vere.

Coraggio Antonio! So che hai una fede cristallina, so che il tuo grande cuore si affida al Signore, che accoglierà la tua Maria nella Sua infinita Luce d’amore.

“La morte è la curva della strada,
morire è solo non essere visto.  
Se ascolto, sento i tuoi passi
esistere come io esisto.
La terra è fatta di cielo.
Nessuno si è mai perduto.
Tutto è verità e via.” (Pessoa)

Ciao, cara Maria.

Nelle foto:
- Maria e Antonio in riva al fiume
- Festeggiamenti per il 50° anniversario di matrimonio
- Le nozze di Maria e Antonio
- Maria ed Antonio dopo lo spettacolo “La cassapanca della Adele” tratto dai racconti di Antonio





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