La vendemmia del Gnàgher

Fra i numerosi calendari che ormai fissano i «tempi» valsabbini di ogni genere, ne segnaliamo uno stampato in soli 25 esemplari che ritrae la vendemmia del Gnàgher, amena località in quel di Barghe, unico Comune dove ancora si pigia l'uva per farne buon vino.

L'idea di valorizzare questa produzione di nicchia ci è piaciuta. Peccato solo per la tiratura limitata del calendario che certo avrebbe meritato maggiore diffusione.
Riportiamo integralmente la breve descrizione, scritta dal barghense Giambattista Guerra, figlio di Giuseppe.

«E’ in località Gnàghèr, là dove la valle si fa stretta formando la gola di San Gottardo, che la vigna trova il luogo ideale in cui vivere. Calde notti estive mitigate dalla brezza, che infilandosi nei filari rinfresca le foglie accaldate, terreno ghiaioso ideale per drenare l'acqua che la vigna non ama particolarmente, la corna di Palina che protegge, seppur parzialmente, dalla grandine, tutte condizioni ideali per la vita di questa nobile pianta.
E qui che Giuseppe coltiva la sua vigna! Lo fa con passione, costanza e dedizione, poiché la vigna come tutto ciò che al momento del raccolto da soddisfazione, è esigente fino ad essere egoista, ti vuole tutto per sé non tollerando ritardi o disattenzioni nei suoi confronti.
Solo se avrai la capacità e la costanza di assecondarla nelle sue esigenze ti ripagherà, ed è nella fase topica della vendemmia che potrai verificare quanto il tuo impegno abbia dato frutto.
E proprio questo momento, visibile nelle immagini sapientemente colte dall'obbiettivo del maestro Pierino Facchini da Belprato, che si è voluto esaltare su queste pagine.
Momento di festa e di unione, teso a realizzare il lavoro di un intero anno, raccogliendo l'uva ormai matura per portarla in cantina, laddove esprimerà tutto ciò che ha immagazzinato nel corso dell'annata rilasciando i suoi profumi e i suoi zuccheri nel mosto derivante dalla spremitura. Nasce così il Gnàghèr, vino rosso di forte corpo e, a seconda delle annate, di elevato grado.
Il colore granato rivela riflessi corvini, derivanti da taluni uvaggi autoctoni che, mischiati ai vari Merlot, Cabernet e altre minoritàrie qualità, gli conferiscono spiccata personalità.
Così come il gusto, dal prevalente sapore vinoso, risente, specie nella sua fase giovanile, di un sapore di pesche e amarene pure presenti nella zona. E un vino che contribuisce all'importanza della tavola dove si esalta anche con il piatto più semplice.
L'annata 2006 si sta rivelando tra le migliori in assoluto, povera di quantità, ma di assoluta qualità riscontrabile anche in una gradazione di 12,7 gradi.
Questo calendario vuoi essere il doveroso ricordo di una vendemmia tanto prestigiosa, e un riconoscente omaggio a Giuseppe che, per la parte umana, ne è stato l'artefice».

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