26 Febbraio 2009, 00.00
Barghe
Riconoscimenti

Due valsabbini tra i destinatari del premio Poisa

Momento di soddisfazione per la comunità valsabbina che ha visto assegnare a due suoi componenti, rispettivamente Renato Zola di Odolo e Benedetto Maffio Boschi di Barghe, il premio intitolato al Commendator Lino Angelo Poisa.

Momento di soddisfazione per la comunità valsabbina che ha visto assegnare a due suoi componenti, rispettivamente Renato Zola di Odolo e Benedetto Maffio Boschi di Barghe, il premio intitolato al Commendator Lino Angelo Poisa, figura di primo piano nel mondo del lavoro bresciano, al quale ha indissolubilmente legato il suo nome. Per ricordarlo, i soci del Rotary Club hanno istituito un premio assegnato annualmente a persone che si sono particolarmente distinte nell’ambito lavorativo, dando prova di capacità e impegno, «qualità che – ha ricordato l’assessore provinciale e presidente dell’Associazione Artigiani Enrico Mattinzoli – caratterizzarono Angelo Poisa».

La consegna dei riconoscimenti, avvenuta martedì 24 febbraio a Villa Fenaroli a Rezzato, ha registrato la presenza di numerose persone che hanno dimostrato interesse per la storia del premio e per quelle dei premiati, chiaramente descritte nella motivazione di assegnazione.
È toccato dapprima a Renato Zola, classe 1926, mitico “maester†della fucina, nella quale è entrato per la prima volta da bambino con l’incarico di governare la “stanga†regolando la velocità del maglio. In seguito, passando attraverso tutte le fasi del lavoro in fucina, è arrivato alla finale: quella del maestro; comprensiva della mansione più difficile e importante di ogni professione, destinata a consentirne il proseguimento partendo dal punto di efficienza già raggiunto. Questo compito altro non è che l’insegnamento dei fondamenti del mestiere alle nuove figure che si apprestano ad intraprendere la vita lavorativa. Renato è riuscito in questo difficile passo, insegnando e riuscendo a trasmettere passione per una vera e propria arte, della quale è uno dei pochi a detenere tutti i segreti.

Tutt’altro tipo di lavoro per l’altro valsabbino premiato: Benedetto Girelli di Barghe (inutile cercarlo con il cognome Boschi); egli, diversamente dai suoi coetanei del 1931 e dintorni, non scelse la strada delle ferriere. Dopo una breve permanenza nell’osteria di famiglia, intraprese la via della ristorazione, quella vera, e per seguirla non indugiò a lasciare Barghe per farsi un’esperienza. Fu a Venezia come cameriere all’hotel Des Bains e successivamente in un club e ristorante sempre in quella città. Erano gli anni Cinquanta e le speranze di farcela non gli mancavano, ma non in foresteria, egli voleva riuscire a realizzarsi nel suo paese: a Barghe. Tornò intraprendendo un percorso che lo avrebbe portato al successo. La formula era semplice e ambiziosa allo stesso tempo: realizzare una cucina tipica alla quale intendeva aggiungere un tocco di raffinatezza. Con il determinante aiuto di mamma Lucia e della sorella Elisabetta, riuscì nell’intento, portando il suo locale a un livello di notorietà impensabile. Nessuno di quelli che contavano passava da Barghe senza fermarsi da Benedetto, non i cantanti o gli attori, e nemmeno i critici gastronomici, quali il grande Veronelli, che con Benedetto allacciò rapporti di stima e amicizia, adoperandosi per portarlo in un programma televisivo. E dal piccolo schermo l’istrionico personaggio barghense contribuì a innalzare la fama di un noto formaggio della valle, definendolo “il formaggio dell’amoreâ€. Un amore che egli ha profuso nella sua professione alla quale ha legato la vita.

Non resta che congratularci con Renato e Benedetto, figure in questo caso meritatamente protagoniste, ma rappresentative di uno stile di vita che da sempre è patrimonio diffuso nella nostra valle.

Gianbattista Guerra


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