07 Aprile 2009, 00.00
Prevalle
A Celle

Rimesso a nuovo il meccanismo dell'orologio

Era poco piů che una proposta, abbozzata ai due “maghi d’orologi”, quella di mettere mano al vecchio meccanismo dell’orologio proveniente dalla torre campanaria della contrada di Celle, a Prevalle, ma due artigiani ci sono riusciti.

Era poco più che una proposta, abbozzata ai due “maghi d’orologi”, quella di mettere mano al vecchio meccanismo dell’orologio proveniente dalla torre campanaria della contrada di Celle. Ma il miracolo di rimetterlo perfettamente in funzione lo hanno fatto davvero. Ed ora l’antico orologio è una vera meraviglia!
Il meccanismo è conservato dal 2003 nella scuderia di Palazzo Morani dopo che per un accordo formale tra Comune e Parrocchia di San Zenone si era deciso che questa potesse essere una sede idonea, posto che in precedenza giaceva abbandonato nella vecchia Canonica. Negli ultimi anni, in effetti il Comune e la Parrocchia hanno fatto del loro meglio per ridare lustro e per conservare al meglio questi tesori a rischio di essere dimenticati e, talvolta “rottamati” o trafugati.
Del resto l’orologio della chiesetta di San Carlo a Celle, antica contrada orgogliosa del proprio passato e del proprio patrimonio, era stato smontato nel 1983 per essere automatizzato dopo che da tempo immemore non era più in funzione.

Ma questo “ammasso di ingranaggi” appariva veramente troppo malmesso, forse incompleto di alcune parti importanti e comunque l’ipotesi di rimetterlo in funzione sembrava davvero peregrina.
Bisogna sapere che l’orologio è veramente antico e di grandissimo pregio.
Fu realizzato da un noto mastro orologiaio valsabbino, Andrea Flocchini di Vestone, nella seconda metà del ‘700 e poi risistemato da Giovanni Riccardi di Salò con una tecnica nuova nel 1846. In realtà la scritta incisa a chiare lettere sul “castello” dell’orologio recita testualmente: “Andrea Flocchini reformavit [haec] opus] in Vestone 1775”, vale a dire che l’artigiano Flocchini “ricostruì” il meccanismo nel 1775. Da ciò si desume che il congegno sia di molto anteriore a quella data.

Andrea Flocchini, artigiano orologiaio originario di Avenone in Vallesabbia, teneva laboratorio a Vestone. Si devono alla sua maestria diversi orologi da torre (a Nozza nel 1753, a Bondone nel 1764, a Forno d’Ono nel 1765 e presumibilmente anche quello del paese natio di Avenone). Su un’altra barra del meccanismo si legge pure l’incisione di un’altra data: 1840, epoca in cui fu costruito il campanile di Celle e in cui, presumibilmente l’orologio fu ripristinato e ricollocato provenendo da un’altra sede.

Alberto Zanatta e Angelo Viviani, pensionati con lunga esperienza in fatto di tecnica non sono nuovi ad imprese del genere: qualche tempo fa avevano realizzato ex novo l’orologio della torre di Macesina a Bedizzole dimostrando di coltivare con un ingegno davvero notevole la loro passione per i meccanismi d’orologio. In questa occasione, però, hanno dovuto prendere in mano un meccanismo pensato e costruito da altri, secondo una tecnica vecchia di secoli. Alcune parti parevano mancare ed altre erano montate in modo sbagliato. Un vero rompicapo. Dopo intense giornate di lavoro i due hanno saputo ripristinare la piena funzionalità, recuperando tra l’altro anche due grosse pietre, del giusto peso a bilanciare l’avanzamento delle ruote. Hanno ricostruito un paio di pezzi mancanti e la manovella, individuando l’esatta frequenza del pendolo e il ruolo di ogni ingranaggio.
Tra le altre cose si è scoperto che probabilmente l’opera del mastro Flocchini consistette in una modifica sostanziale del meccanismo introducendo il pendolo, soluzione che si deve a Galileo e all’astronomo Huygens. Si pensa, infatti, che prima l’orologio funzionasse con l’antico metodo denominato “foliot” e consistente nella rotazione orizzontale che muoveva delle pale a loro volta determinanti i movimenti di altri ingranaggi, un sistema complesso e di certo più impreciso rispetto al pendolo.

In quegli anni gli orologi da torre, così come gli altri avevano una struttura chiamata "a gabbia d'uccello": le barre che costituivano la gabbia erano forgiate a mano o con il maglio e tenute assieme da cunei forzati nelle fenditure appositamente predisposte. La gabbia era divisa in due parti: una anteriore per il “treno” del tempo ed una posteriore per il “treno” della suoneria.
Le ruote si ricavavano da lunghe lame di ferro piegate a caldo, in tondo; successivamente venivano aggiunti i raggi - solitamente quattro - e di seguito la dentatura era fatta tracciando i denti a mano e limandoli ad uno ad uno: sui bordi delle ruote si possono vedere ancora adesso le tracce dei punzoni che indicavano come i denti venissero segnati ed intagliati ad uno ad uno. Le corde dei pesi erano avvolte in grossi ceppi di legno tornito e caricate da grandi ruote simili a volani, con una manovella.
La dimensione dei pesi, ricavati da pietre talvolta scolpite, istoriate e comunque calibrate con una precisione impressionante, variava in funzione della grandezza della campana su cui battevano le ore; il numero dei rintocchi era controllato dalla ruota spartiore, mentre la suoneria era regolata da una “farfalla” o “freno ad aria”.
Ora, comunque, l’orologio batte, e poi ribatte una seconda volta, le ore come fosse nuovo. E’ stata un’emozione impareggiabile quella di poter vedere le ruote, tutte ricavate a forza di lima e battute a caldo, avanzare al giusto ritmo del tempo e poi azionare la leva per dare il tocco alla campana facendo ruotare velocemente il perno a “farfalla”.

A Celle già si pensa alla festa da fare per gratitudine ai due ingegnosi artigiani e per l’opera svolta, mentre il piccolo gioiello del campanile di San Carlo, al pari degli altri orologi di San Michele e di San Zenone sarà portato nell’atrio d’onore di Palazzo Morani ad arricchire tutta la comunità in quello che potrebbe essere l’embrione di una “collezione di antichi orologi”.
P.C.

In foto Alberto Zanatta e Angelo Viviani



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