04 Settembre 2008, 00.00
Gavardo
Successi editoriali

«A chi dimanda di me» alla seconda edizione

di Luca Cortini

Mille copie vendute in soli tre mesi; quasi duemila persone ad assistere alle presentazioni; la ristampa di una seconda edizione. Sono i sorprendenti risultati di «A chi dimanda di me», lettere dal fronte della Grande Guerra di Maurizio Abastanotti.

Mille copie vendute in soli tre mesi; quasi duemila persone ad assistere agli incontri pubblici di presentazione (una decina) allestiti fra Valsabbia e Valtenesi in primavera; una seconda edizione appena uscita e pronta a raccogliere un'altra fiumana di consensi.
È questa la sintesi degli stupefacenti risultati ottenuti da «A chi dimanda di me», la collezione di lettere e diari scritti dai soldati gardesani e valsabbini inviati al fronte fra il 1915 e il 1918, edita da Liberedizioni nel marzo scorso. Era il primo vero esame editoriale per Maurizio Abastanotti, il docente gavardese di Soprazocco che, sostenuto da un grande amore per la storia, ha voluto riunire in un libro le parole che quei giovani militi, sovente mandati con colpevole mancanza di responsabilità allo sbaraglio, inviavano ai famigliari o fissavano nella memoria attraverso i loro diari. Frasi a volte scritte con un italiano zoppicante, se non direttamente in dialetto, ma, forse anche per questa loro genuinità, capaci di raccontare con straordinaria efficacia la vita nelle trincee e le multiformi modalità di confronto degli esseri umani con la guerra.
Il risultato è una sorta di quadro dipinto con stili e da mani differenti, che però, se osservato nel complesso, racconta tutta l'assurdità di un conflitto voluto soprattutto da chi stava in alto, ma combattuto con enormi sacrifici da chi era abituato a vivere in basso.

«Scriverlo è stata una piacevole, estenuante fatica -spiega l'autore-, ma la soddisfazione di annusare la prima copia è stata grande e forse irripetibile, trattandosi del mio primo vero libro. Non vorrei apparire retorico, ma lavorandoci sentivo di compiere, nel mio piccolo, un atto di giustizia nei confronti di quei ragazzi che avevano perduto la vita in una guerra della quale molti non comprendevano il senso. Le loro lettere sono il giusto contrappunto ai resoconti dello Stato Maggiore e degli storici ufficiali. È stata anche un'operazione di ricerca dell'identità di questa nostra comunità, che si sta perdendo in elucubrazioni sulle sue radici celtiche e dimentica, o trascura, le esperienze che l'hanno segnata profondamente nei secoli a noi più vicini».

Un lavoro impregnato di significati e valori quindi, come solo la storia sa essere, almeno quando viene trattata con l'entusiasmo e la competenza con cui ha operato Abastanotti. Esperienze che dovrebbero diventare insegnamenti, voci che saprebbero essere una spina nel fianco dei peggiori istinti umani quelle riproposte nel volume, se solo l'uomo qualunque le volesse ascoltare con attenzione, come invece (nonostante il successo di A chi dimanda di me) spesso non accade. Si diceva sopra della seconda edizione appena pubblicata.

Ebbene, non è una semplice replica della prima, perché contiene nuovi documenti tratti da archivi privati, insieme ad una serie di foto rinvenute negli anni Cinquanta in una trincea del Corno di Cavento, su quell'Adamello che fu teatro di alcuni dei più tristi momenti della «grande guerra». Insieme alla riedizione arriva anche un nuovo ciclo di presentazioni, che prenderà il via venerdì 5 settembre alle 20.30 nella sede degli alpini di Vobarno, per poi proseguire con altri sedici appuntamenti fino a dicembre, cominciando con quello fissato per domenica 7 settembre alle 20.30 in piazza San Lorenzo a Sopraponte.
Come al solito Maurizio Abastanotti sarà affiancato dall'amico ed editore Marcello Zane, nonché da Andrea Giustacchini e John Comini, rispettivamente magistrale interprete e fine ideatore di «La guerra negli occhi», lo splendido spettacolo dialettale, realizzato in collaborazione con il coro «La Faita» di Gavardo, che accompagna tutte le presentazioni.


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