Centenarie emozioni fra Abastanotti e John Comini
Lo scorso Sabato sera, al salone PIO XI di Gavardo, Maurizio Abastanotti ha presentato il suo “A chi dimanda di me”; una raccolta di lettere, cartoline e diari di soldati valsabbini e gardesani trovatisi a combattere la Prima Guerra Mondiale: tutto ciò è il frutto di quattro lunghi anni di ricerca. Abastanotti ha presentato il proprio volume, un dramma narrato attraverso i documenti inviati dai soldati al fronte alle loro famiglie: tali documenti talvolta si concludevano con quel “a chi dimanda di me” rimasto impresso ad Abastanotti, espressione densa di significati e musicalità.
Lo scrittore gavardese, commosso per l’intensa partecipazione emotiva del pubblico, ha lasciato poi spazio alla nuova creazione del regista John Comini, «La Guerra negli occhi»: un monologo di un’ora interpretato da Andrea Giustacchini, nella parte di un sopravvissuto bresciano alla grande guerra. Si è trattato di un racconto appassionante e appassionato, uno splendido spaccato di vita che molti nostri concittadini valligiani hanno vissuto durante quei tre terribili anni.
Giustacchini ripercorre, con eloquente drammaticità, alcune fasi del primo conflitto mondiale: dalla “voglia di guerra” degli ingenui alla successiva nostalgia di casa e della pace, dalla rapida disillusione alla terribile vita in trincea e così via fino ad arrivare alla consapevolezza di essere considerati carne al macello.
Sono questi i principali temi del racconto di Comini, un racconto denso, intervallato da alcuni canti popolari del coro “La Faita”, diretto dal maestro Valerio Bertolotti. Il coro disposto a semicerchio sul palco intorno all’attore era la ciliegina sulla torta che mancava per completare l’opera e fornire un’ulteriore spunto ad una serata già ricca di per sè.
Quel che rimane impresso, dello spettacolo di Comini, è la formidabile capacità descrittiva, tramite la narrazione e la teatralità. Giustacchini, dal canto suo, trascina con sè la mente del pubblico, spesso utilizzando un’ ironia popolare, semplice come quei valsabbini partiti per le trincee.
Quattro maestri in un’unica serata direi che sono sufficienti: Abastanotti, Comini, Giustacchini e Bertolotti insieme in un’unica serata che a Gavardo è stata vissuta come un vero e proprio evento culturale.