25 Marzo 2021, 14.35
Gavardo
Blog - Maestro John

Ciao, caro cognato Giovanni!

di John Comini

Che giorni tristi! Ci hanno lasciato don Giovanni Arrigotti, Valter Avanzini (papà del mio amico Gigi) e ieri sera è partito per il Paradiso mio cognato Giovanni Avanzi


Da un po’ di giorni non stava bene, ma io cercavo di rassicurare mia moglie: “Vedrai che con la tempra che ha, Giovanni supererà anche questa!” E invece… Permettetemi di ricordare il mio caro cognato con questo scritto.

Giovanni è il primogenito della numerosa famiglia di mia cara suocera Virginia Fondrieschi e di Giovanni Battista Avanzi. Si erano sposati nel 1932 e dal loro incontro d’amore sono nati 9 figli: Giovanni, Mariarosa, Andrea, Gabriele, Bruno (nato nel 1942, purtroppo morto l’anno dopo), Bruna, Luigi, Margherita e mia moglie. Purtroppo anche Mariarosa e Andrea ci hanno lasciato, come i miei cari cognati Angelo Barovelli, Mario Zucchetti e Giovanna Maccarinelli: il loro sorriso è sempre nel mio cuore.

“Ci sono momenti nella vita in cui qualcuno ti manca così tanto che vorresti proprio tirarlo fuori dai tuoi sogni.” (Paulo Coelho).
Mio cognato Giovanni è nato il 17 settembre 1933. Mi raccontava che, da ragazzo, aveva assistito al bombardamento di Gavardo: per fortuna era arrivato in piazza pochi istanti dopo la tragedia, ed era tornato a casa tutto coperto di polvere. Giovanni da subito ha seguito il papà nell’impresa edile. Nel lavoro non si risparmiava mai: gli piaceva far bene le cose, anche a costo di lavorare di più. Quando lo vedevo in giro, rimanevo meravigliato dalla sua energia, dalla sua vitalità, dal suo impegno fatto di sacrificio e di senso del dovere. Con il suo fisico atletico, saltava sui ponteggi, saliva sui tetti, guidava il camion, e se lo chiamavo a casa per qualche problema di muratura o altro, lui in poco tempo si dava da fare per risolverlo.

Fin da ragazzo Giovanni ha sempre avuto una grande passione per l’attività sportiva. Conservo bellissime foto di mio cognato mentre scia in modo impeccabile o mentre scala qualche montagna, fra le rocce ed i ghiacciai! Quando si recava con la moglie Valeria in qualche Villaggio turistico, si stufava a star fermo a prendere il sole. Allora si prenotava a tutti gli sport possibili e immaginabili, dal deltaplano al tiro con l’arco, dall’equitazione allo sci d’acqua. Spesso, mentre camminavo sulla Via Romana, con passo da antico filosofo peripatetico (piuttosto patetico, direi), vedevo sfrecciare un atleta con tuta sgargiante e occhiali da sprinter, e pensavo: “Sarà un corridore professionista.” Poi si fermava e mi diceva: “Ciao John!”. Era mio cognato! Un paio di volte mi sono arrischiato a dirgli che l’avrei accompagnato in uno dei suoi giri: non l’avessi mai fatto! A ogni salitella la mia lingua toccava per terra, e anziché apprezzare le morbide verdi colline, io sognavo solo di buttarmi sul divano davanti alla televisione. Giovanni, col suo fisico da vero atleta, mi affiancava e mi incoraggiava, ma era troppo in forma per me, anche se avevo molti anni di meno!

Giovanni si è sposato con la dolce Valeria Ventura il 16 maggio del ’59: testimone di nozze è stato il caro Agostino Abastanotti. Alla festa c’erano molti amici, come il caro Aristide Fontana, che poi, col tempo, si ritrovavano per far festa e ricordare gli anni della giovinezza. Per Giovanni era una gioia stare con loro, e insieme cantavano belle canzoni popolari. Giovanni aveva una bella voce intonata, e rimpiango con grande nostalgia le feste dei vari matrimoni o battesimi, nelle quali amava cantare, insieme ai miei cognati, le belle canzoni dei tempi andati. Quando cantava muoveva le mani come un maestro di canto, per dare il ritmo giusto alla compagnia.

Valeria e Giovanni hanno creato una famiglia meravigliosa, ricca di ben 7 figli: Giampietro, Elena, Bruno, Gianbattista, Marco, Stefano ed Alessandro. Sono tutti ragazzi splendidi, e mi vogliono bene, come io voglio bene a loro. Ai nonni Giovanni e Valeria hanno regalato una miriade di nipoti: Pierpaolo, Filippo, Martina, Maria Vittoria, Luca, Alice, Sebastiano, Andrea, Alessio, Giulio, Marta, Nicola, Mattia, Silvia, Sara, Matilde e Carlotta. Per non parlare del pronipote Nicolò!

Un figlio è un miracolo che cambia la vita. Ogni figlio è frutto dell’amore, i figli vengono dall’amore e crescono nell’amore. Giovanni e Valeria hanno sempre condiviso il grande valore della famiglia, che è la prima scuola di vita, scuola di solidarietà e di condivisione.

Ricordo i grandi festeggiamenti per il 50° di matrimonio di Giovanni e Valeria, alla presenza di figli, nipoti, parenti ed amici. Antenore Taraborelli da par suo aveva documentato la Santa Messa, celebrata da don Giacomo Bonetta nella splendida chiesa di San Rocco. Poi ci siamo recati al cinema-teatro di Prevalle, dove l’amica Sara Ragnoli aveva proiettato sul grande schermo un emozionante video con le immagini della loro storia d’amore e con la canzone “I migliori anni della nostra vita”. Perché nella vita di Giovanni e Valeria, come in tutte le coppie, ci saranno stati momenti di gioia e di tristezza, giorni di serenità o di preoccupazione: ma ogni volta Giovanni e Valeria hanno sempre risposto con l’amore. Come dice il poeta, non esiste amore sprecato e non esiste un’emozione più grande di sentire quando si è innamorati, di sapere che la propria vita dipende totalmente da un’altra persona. E Giovanni e Valeria si sono sempre voluti bene, ed hanno riversato sui figli e sugli amati nipoti tutto il loro amore, sempre fedeli agli ideali umani e cristiani.

È importante ricordare che Giovanni ha fatto spesso parte del gruppo di volontariato Mali, che ha come slogan “Aiutiamo l’Africa ad aiutarsi” e “La scuola è pane”.

Gli davano una mano nel lavoro alcuni ragazzi maliani, e lui li chiamava in francese “Mon ami, mon ami!”. Poi magari parlava loro in dialetto bresciano, ma si capivano benissimo! Giovanni due anni fa ci teneva a presenziare al Premio Bulloni, riconoscimento bresciano della bontà, dove, oltre ai volontari del CAI di Gavardo, don Carlo Tartari aveva consegnato il premio a Gabriele Avanzi, per “uno dei più longevi, solidi, dinamici gruppi locali di volontariato internazionale, basato sul principio che chiunque – dotato di una qualche capacità tecnica – può donare il tempo delle proprie vacanze alla realizzazione di opere in Paesi del Terzo Mondo”. Ben 250 bresciani hanno potuto vivere l’esperienza con il Gruppo Mali, che ha realizzato infrastrutture scolastiche e sanitarie in Africa La generosità di Giovanni è arrivata fin là.

Quando mio cognato è andato in pensione, soffriva a starsene con le mani in mano: per fortuna aveva l’orto da curare e si recava nel campo (spesso accompagnato dal papà di don Italo), dove quando c’era la vendemmia richiamava figli e nipoti, ed era bello vederli insieme.
Nell’ottobre 2018 Giovanni, con un bel gruppo di gavardesi, si era recato in pullman  a Roma, in occasione della Santificazione di Paolo VI, di Monsignor Romero e di altri 5 santi. Quando eravamo entrati al Palazzo del Quirinale per una visita guidata, dovevamo prima passare al metaldetector. Suona l’allarme: mio cognato aveva un coltellino nello zaino, che gli serviva sempre per tagliare i panini o sbucciare le mele.

Tra i sorrisi e le battute, nei verdissimi giardini vediamo da lontano il Presidente della Repubblica Mattarella che cammina con alcune persone. Lo salutiamo, sorpresi ed  emozionati. E lui cosa fa? Ci viene incontro, sorridente. Viene circondato dal nostro affetto. Ci stringe la mano. “Buongiorno Presidente! Siamo tutti con lei!” Dopo aver saputo che Giovanni è bisnonno, lo ha salutato calorosamente, tra gli applausi generali!

E al ritorno, accompagnati dalla chitarra di Arturo, Giovanni amava cantare
“Firenze stanotte sei bella in un manto di stelle
che in cielo risplendono tremule come fiammelle”
Mio cognato Giovanni e Valeria hanno festeggiato nel 2019 le nozze di diamante. Un amore alle piccole cose di ogni giorno, sempre improntato ai veri valori della vita. A mio cognato avevo dedicato una filastrocca, che fa così:
“Ghera una olta un bèl paes
circondat da coline verde e da montagne
en mes ghé pasaa un fiöm che se ciamaa Cés,
ghera tante case, strade e caedagne.
Un certo Avansi entat che el lauraa
de meradur, tancc agn fa,
el ghà vist una bèla gnara che càminaa
e i sò öcc il la fat enamurà.
Subit l’è vignit zó dai pontegi
töt spurc de calsina e de mólta
el ghà dit: “Te me someet a una stèla”
lé la ghà sbasat i öcc ma l’era zà còta.
E dopo i dù zuegn iè nacc a muruse
e ala fì söl’altar i s’è spusacc
i ghà fatt una gran festa con amici e parencc
e ala fì iè nacc a casa töcc contencc.
E dopo nöf mes ghé nasit un bel pitì
e l’era isè bel e isè simpatic
che sűbit i s’è dat de fà per fan un oter
iera töcc sani, töcc un gran bei,
e la casa la s’è riempida de pitine e petèi.
E avanti savoia ghè nasitt una bela cuciolada
i saltaa föra da ogni cantù
töta la zent la disia meraviiada:
“Ma chéi Avansi ché iè una canùnada!”

Caro Giovanni, adesso che sei nell’infinito amore di Dio, non riesco a immaginare che tu te ne stia tranquillo e beato. Tu che soffrivi a startene con le mani in mano, magari darai una mano a sistemare la Casa del Padre e insegnerai agli angeli le belle canzoni popolari che tu conosci.

“Quando ti prende la malinconia pensa che c’è qualcuno accanto a te
vivere non è sempre poesia, quante domande senza un perché!
Ma l’amicizia, sai, è una ricchezza, è un tesoro che non finirà
metti da parte questa tua tristezza, canta con noi, la tristezza passerà.
Amici miei, sempre pronti a dar la mano
da vicino e da lontano: questi son gli amici miei!”

Ciao, Giovanni!
John
 
Nelle foto:
1) Giovanni sui monti
2) Il matrimonio con Valeria
3) Festa di nozze, circondato dagli amici
4) In Mali, con don Gabriele Banderini




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