14 Aprile 2009, 00.00
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Presentazioni librarie

Storia di un cavaliere

di Giancarlo Marchesi

Il volume dal titolo «Giulio Quinto Stefana. Storia di un cavaliere» che Emanuela Alberti ha pubblicato per l’editore Tarantola s’inserisce nel ricco filone dei libri celebrativi.

Autore: Emanuela Alberti
Titolo: «Giulio Quinto Stefana. Storia di un Cavaliere»
Editore: Marco Serra Tarantola
Pagine: 349, ill.
Prezzo: € 60
 

Il volume dal titolo «Giulio Quinto Stefana. Storia di un Cavaliere» che Emanuela Alberti ha recentemente pubblicato per l’editore Tarantola s’inserisce nel ricco filone dei libri celebrativi, le pubblicazioni realizzate per rendere omaggio a quelle persone che nel corso della loro esistenza hanno lasciato un segno tangibile.

Come indica il titolo, questo volume è dedicato a uno dei padri della siderurgia bresciana del secondo dopoguerra: Giulio Quinto Stefana.

Figlio d’arte, Giulio Quinto Stefana già in tenera età aiuta i fratelli maggiori impegnati nella fucina da ferro del padre Girolamo, posta lungo la valletta di Caino, non lontana dal centro di Nave, nella valle del Garza. E non è certo un caso che il volume si apra rievocando la tragica notte del 25 settembre 1931, quando una violenta tromba d’aria investì l’officina paterna provocando una catastrofe, distruggendo in un attimo il lavoro costato anni di sacrifici.

La tenacia e la determinazione consentono tuttavia a Giulio Quinto e ai suoi fratelli di risollevarsi e lasciarsi alle spalle quella tragedia. Poi venne la guerra, con le sue devastazioni e i suoi lutti, ma finalmente, nel 1945, tutto finì. La generazione di Giulio Quinto (quegli uomini e quelle donne che erano poco più che trentenni verso la metà degli anni quaranta) sentiva tutto il peso legato alla ricostruzione, dopo la lunga e dolorosa parentesi bellica. Eppure quei giovani, tra mille difficoltà, non si persero d’animo e iniziarono la grande rinascita che a distanza di vent’anni portò al boom economico che portò l’economia Italia a primeggiare in Europa.

Giulio Quinto Stefana, nell’ambito della siderurgia bresciana, fu uno dei protagonisti di questa rapida e per certi versi inaspettata ripresa economica e sociale che interessò l’intera Penisola, ma in modo particolare la terra bresciana. Il volume ci guida, attraverso numerose e sentite testimonianze di amici, collaboratori, conoscenti e operatori legati alla lavorazione del ferro, a ripercorrere i successi imprenditoriali che Giulio Quinto seppe cogliere nel corso di quei formidabili decenni.

Prima di altri, intuì chiaramente che la fine del secondo conflitto mondiale sarebbe stato un periodo di grandi e incisive trasformazioni commerciali: il mercato non chiedeva più i tradizionali attrezzi agricoli, realizzati con sapienza dai maestri di fucina, ma barre in acciaio e tondo per cemento armato, indispensabili per avviare la ricostruzione edilizia post-bellica.

Nel 1946, queste novità spingono Stefana a istallare un primo laminatoio, un impianto capace di far fronte alle pressanti richieste del mercato con la produzione di tondo ricavato dai residuati bellici.

Galvanizzato da questi iniziali ma rilevanti riscontri imprenditoriali, nel novembre 1949, dà vita alle "Acciaierie e Ferriere Stefana F.lli fu Girolamo". A partire da quella data le possibilità produttive della sua azienda furono gradualmente ampliate, segnando una crescente affermazione di questa azienda.

Nel 1956 installa a Nave il primo forno elettrico ad arco TIBB, con una capacità di 12 tonnellate. A tre anni di distanza, nel 1959, completa la prima acciaieria con la dotazione di un altro forno elettrico. Grazie a tali investimenti lo stabilimento Stefana raggiunge un’integrale autonomia con il completamento del ciclo di lavorazione.

Nel 1962 fa entrare in funzione un moderno forno fusorio ad arco con una potenza di 20.000 chilowatt ed una capacità di 60 tonnellate circa, che permette la produzione di acciaio in lingotti per laminazione. Sempre aperto all’innovazione, Giulio Quinto nel 1965 fa smantellare il vecchio impianto del tondo e al suo posto fa installare un treno aperto per la produzione di vergella e tondo in rotoli.

Parallelamente all'espansione degli impianti Stefana si preoccupa di ottenere anche il miglioramento della qualità: nel 1965, in una congiuntura economica che apriva ai mercati d'oltre Oceano di Stati Uniti e Canada, collauda, l'utilizzo di acciai ad alto limite elastico e ad aderenza migliorata, grazie alla preziosa collaborazione del Politecnico di Torino.

Dopo queste importanti affermazioni produttive, Giulio Quinto affronta la delicata questione ecologica realizzando un impianto di depurazione fumi e di recupero acque e nel 1971 installa depuratore che garantisce il lavaggio e la depolverizzazione dei fumi convogliati nell'impianto dai vari forni elettrici.

Nel 1974 inizia la costruzione dello stabilimento siderurgico di Ospitaletto: la "I.S.A" (Industrie Siderurgiche Associate). Con due forni e due impianti di colata continua, dà inizio alla propria attività produttiva nel marzo del 1976, ma Giulio Quinto non fu in grado di assistere alla prima colata poiché, afflitto da un male incurabile, si spense il 27 Luglio del 1974 all'età di sessant'anni.


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