Medio Chiese, la voce degli agricoltori

Anche gli agricoltori fanno sentire la loro voce in merito all’utilizzo delle acque del Lago d’Idro.

A pochi giorni dalla riunione dei 30 sindaci dei Comuni che stanno nella parte a valle del bacino, ieri a Montichiari si sono riuniti anche gli addetti ai lavori del settore agricolo, che, chiamati a raccolta dalle associazioni di categoria (Coldiretti, Upa e Cia, rappresentate da Ettore Prandini, Giovanni Trerotola e Aldo Cipriano) e dal Consorzio di Bonifica Medio Chiese (presente con il presidente Luigi Lechi e il direttore Giuseppe Negrinelli), hanno deciso di dire la loro.

Se i sindaci s’erano limitati a chiedere di garantire una «regolazione del Lago d’Idro, alla quale partecipino con pari dignità tutti i soggetti interessati dalle acque del bacino del fiume Chiese», gli agricoltori sono andati oltre, mettendo sul piatto anche «iniziative eclatanti, come i blocchi stradali», per comunicare alla popolazione e alle autorità preposte la tutela dei loro diritti e la necessità di salvaguardare le aziende agricole.

Dopo che Luigi Lechi e Giuseppe Negrinelli hanno illustrato le funzioni, gli scopi e le finalità del Consorzio, con particolare riferimento agli aspetti irrigui, ambientali ed agricoli, anche in considerazione degli scenari futuri e con particolare riferimento al clima, al territorio, all’ambiente e all’acqua, s’è entrati nel merito, sottolineando il fatto che: «in questo momento non ci sono certezze da un punto di vista legislativo»; anche per questo «risulta indispensabile capire e comprendere la genesi del problema del Lago d’Idro, che coinvolge non solo la provincia di Brescia, ma anche quelle di Trento e Mantova».

Nel corso dell’incontro sono stati individuati alcuni eventi da prendere in considerazione per risolvere il problema. Tra questi «il fuori servizio per manutenzione della galleria Enel, ad esempio, che rimarrà bloccata per alcuni mesi». «Ma bisogna anche attivare la Prefettura per rimuovere i vincoli della quota minima, monitorare la paleoforma dell’Arpa, quindi lavorare per la salvaguardia idrica». Tanti aspetti, magari tanti problemi, che però hanno la stessa radice: «La criticità, infatti, rimane sempre la scarsità di acqua. Oltretutto, le previsioni per il futuro non promettono certo soluzioni ottimali per il comparto...».

Il problema è stato posto in modo forse crudo, ma comunque reale: «Vogliamo salvaguardare centinaia di aziende agricole che hanno bisogno di quell’acqua o alcuni, pochi nuclei alberghieri del Lago d’Idro?».

A tal proposito i rappresentanti delle organizzazioni di categoria di Brescia e Mantova hanno rimarcato la necessità di una mobilitazione comune (cosa che stanno già facendo), per raggiungere obiettivi comuni ed essere in totale sintonia, «in quanto non si può dimenticare che l’agricoltura rappresenta l’85% del prodotto lordo vendibile. Le autorità preposte avrebbero dovuto, nei decenni passati, affrontare in maniera più razionale l’aspetto urbanistico e territoriale...».

Però, perché si possa ottenere qualche risultato, è necessario «capire e conoscere chi è il vero interlocutore: il Prefetto? La Regione? Il Ministero? Se si ha un unico interlocutore è possibile raggiungere in breve tempo la soluzione del problema, altrimenti...».

(gaf)
Da Giornale di Brescia

Invia ad un amico Visualizza per la stampa

Vedi anche