I lasciti delle guerre

Le testimonianze di due donne impegnate a contrastare i danni delle guerre sono state al centro dell’attenzione della seconda serata della rassegna “Dialoghi di pace” organizzata dall’amministrazione comunale di Villanuova in collaborazione con il Circolo Acli e la parrocchia.

Sono quelle di Antonella Bertolotti, psichiatra di guerra e fondatrice di InterMed onlus, l’organizzazione no profit che si occupa di cooperazione socio-sanitaria e opera in zone di conflitti, e di Santina Bianchini, presidente della «Campagna italiana contro le mine Onlus».

Santina Bianchini è di Castenedolo: è stata lei a seminare il germe che ha portato alla messa al bando delle mine in Italia avvenuta nel 1997. La sua è la voce dell’intera comunità di Castenedolo, il paese che fino a pochi anni fa era noto per essere sede della Valsella Meccanotecnica, la fabbrica delle famigerate mine anti-uomo che hanno ucciso e mutilato migliaia di innocenti. La sua battaglia ha portato alla riconversione della fabbrica e a mettere al bando la fabbricazione delle mine anti-uomo.

Bianchini è partita proprio dal “lascito” delle guerre: mine e ordigni che causano vittime e mutilazioni anche a distanza di anni dalla fine dei conflitti.

La dott.ssa Bertolotti ha portato la sua testimonianza di presidente di InterMed e del suo impegno sui vari teatri di guerra, l’ultimo in Ucraina.
Alle spalle ha trent’anni di lavoro in Africa, dal Congo al Rwanda fino al Burkina Faso, ma soprattutto è un’esperta dell’ozonoterapia, un trattamento medico che utilizza l’ozono per curare una serie di patologie, tra le quali anche le piaghe tropicali e le ferite di guerra. «L’ozono è un potente battericida e cicatrizzante, che agisce in modo efficace e veloce sulle ferite anche in assenza di antibiotici – ha spiegato Bertolotti -. In Ucraina, con tutti i civili e i militari feriti, adesso rappresenta una risorsa preziosa».

Ecco perché, appena scoppiata la guerra, la psichiatra di Castenedolo si è unita a uno dei furgoni che dal centro di Folzano fanno la spola per portare beni di prima necessità al confine e si è diretta a Medyka, città di confine in Polonia, per portare un macchinario dell’ozonoterapia e un ecografo a un ospedale ucraino.

Sono più di 80 i tir in questi anni di guerra sono partiti da Castenedolo con cibo, farmaci e bene di prima necessità per la popolazione ucraina. Tanti i soldati che la dottoressa ha visto con gli arti amputati.

La loro è stata una testimonianza sulla follia della guerra, che crea morte e distruzione. «Non basta commuoversi, bisogna muoversi!» è il motto che ha lanciato.

È importante far sentire anche la voce “dal basso” contro i conflitti in atto, perché la politica si muova: «Quello che manca è l’Europa, che può avere voce in capitolo sulla negoziazione del conflitto in Ucraina».

Intermed è intervenuta anche a Gaza con quattro micro ambulatori per garantire un minimo di assistenza sanitaria dove gli ospedali sono stati distrutti. «Lo facciamo in collaborazione con medici locali che conosciamo, uno di questi lavora qui all’ospedale di Gavardo e di divide fra qui e Gaza».

Il loro impegno è quello di operare anche al termine dei conflitti per “elaborare il lutto”, far superare i drammi della guerra subiti dalle popolazioni per portare una cultura della pace.