Il tenente Luigi Galli, reduce delle Dieci Giornate

La "gloriosa Decade bresciana" da sempre evoca e muove grandi sentimenti. La lotta impari di pochi e male armati contro professionisti della guerra è una tenzone che si ripete nei secoli coinvolgente e, come purtroppo annunciano le cronache, si rinnova senza meno.

È il 23 marzo 1849 quando l'esercito sardo viene sconfitto presso Novara dall'Imperial regio esercito austriaco. Così si conclude la Prima Guerra d'Indipendenza italiana. Ma una città, Brescia, non paga della sonora sconfitta sabauda, si ribella e, sola, come nave in periglio in mezzo al mare, "senza se e senza ma", si pone ad ostacolo dello straniero e alla sua ingombrante arroganza venuto a dettar legge (nulla di nuovo sotto il sole).  

Ecco allora che la protervia bresciana dà il la ad una sequela di combattimenti che dal 23 marzo si protraggono fino al primo aprile 1849 per passare alla storia come le "Dieci Giornate". La rivolta, insegnano le cronache, finì nel sangue. La città venne piegata, ma entrò di diritto nel mito. Spesso vengono ricordati i protagonisti più celebri, tra i quali Eugenio Baresani, Don Boifava, il dottor Bartolomeo Gualla, Zaccaria Premoli, lo sfortunato Carlo Zima, fra Maurizio Malvestiti, Gerolamo Sangervasio ed il più celebre di tutti: Tito Speri, comandante dei rivoltosi immortalato nell'omonima piazza cittadina nel gesto di richiamare i bresciani alla via del castello a fermare l’invasore.

Ma agli inizi del '900 è noto a livello nazionale un reduce non già più importante di Tito Speri, ma di certo più conosciuto in quel frangente.... Il suo nome era Luigi Galli.

Appena quattordicenne fu alle barricate dove venne ferito ad una gamba. La dolorosa esperienza non gli impedì tuttavia di proseguire nell'intimo credo libertario e nella carriera militare. Entrato nell'esercito sabaudo in qualità di furiere lo troviamo sui campi di battaglia di San Martino, nel 1859, per essere quindi coinvolto, in seno al 18° battaglione bersaglieri, nella lotta al brigantaggio del Sud Italia.

Non pago, offre il destro nel 1866 tra i volontari del 3° reggimento di Garibaldi. Partecipa alla campagna del Tirolo, combatte a Monte Suello e, distintosi per non comune coraggio, viene decorato della medaglia d'argento al valore.

Lasciata la vita militare Galli si traferì e visse a Milano con la moglie Cristina Picchi. Dopo aver condotto un'esistenza serena, rimasto in seguito vedovo dell'amata, ormai vecchio e senza figli, nel 1901 stabilì d'entrare nella casa per veterani Umberto I di Turate.

Qui il tenente Galli divenne noto a molti e si fece ben volere. Per le sue doti fu ben presto fatto comandante del picchetto d'onore dei veterani e curatore del museo patrio interno all'istituto. La sua immagine campeggiò su cartoline, articoli di giornale e libri a caratura nazionale, che spesso lo ricordavano quale glorioso “avanzo” e testimone delle X Giornate.

Ancor oggi un dipinto ad olio degli inizi del '900 lo raffigura nella sala d’armi della casa dei veterani di Turate. La sua immagine ritorna in numerosissimi calendari militari, anche recenti.

Il tempo tuttavia scorreva inesorabile anche per il nostro Luigi Galli, tant'è che il 25 luglio 1920, alle ore 16.30, si spegneva all'ospedale Maggiore di Milano. Fu seppellito poi con rito ambrosiano al Cimitero Musocco di Milano dove ancora oggi riposa.

Associazione Capitolium

In foto:
. il tenente Luigi Galli nella casa per veterani di Turate
. il tenente Galli è segnato come G. Galli (si tratta di un semplice errore dove è stata sbagliata la lettera del nome)