23 Febbraio 2007, 00.00
Valsabbia - C
Piazza sull'Eridio

«Deflusso minimo ordinato agli enti locali»

«È ingeneroso dire che ho preso per i fondelli la gente del lago». Esordisce così Camillo Piazza , reo (magari reo è una parola grossa) di aver fatto sperare la gente che manifestava sul lago d'Idro, disillusa da un assessore lombardo.

  «È ingeneroso dire che ho preso per i fondelli la gente del lago». Esordisce così Camillo Piazza , reo (magari reo è una parola grossa) di aver fatto sperare la gente che manifestava sul lago d'Idro, disillusa da un assessore lombardo.
Ricordiamo che l'11 febbraio, a Idro, Piazza aveva parlato dell'esistenza di un decreto del ministro Alfonso Pecoraro Scanio per garantire il deflusso minimo vitale del Chiese in uscita dal lago. «Il decreto non c'è», aveva replicato seccamente e con un tocco di trionfalismo l'assessore lombardo Buscemi, al quale non pareva vero di pizzicare un governativo.

Ma insomma, onorevole Piazza, questo decreto stramaledetto, o strabenedetto, a seconda dei punti di vista, c'è o non c'è? «In realtà - risponde il deputato - c'è un atto, firmato di suo pugno dal ministro. Si tratta di una lettera spedita a tutti gli organismi e gli enti interessati alle sorti del lago (Regione Lombardia, Province, Comuni, agricoltori, elettrici, Registro italiano dighe e via interessando, ndr) in cui si legge che occorrerà "concordare tutte le procedure in modo tale che sia garantito in ogni caso il minimo deflusso vitale dal fiume"».
Atto di valore, supponiamo. «Un atto d'indirizzo governativo - sbotta Piazza - scritto dal ministro, perciò è un atto politico. Di solito questi atti vengono scritti dal direttore generale o dai funzionari, ma stavolta, vista la situazione, si è voluto redigere un atto d'indirizzo strategico».
Piazza precisa: «La competenza sui fiumi è del Governo, e Pecoraro Scanio lo ha voluto dire con chiarezza. Certo, la regolazione del lago dipende dalla Regione e da altri enti preposti, per questo il ministro ha chiesto a tutti i soggetti interessati di trovarsi immediatamente per vedere in che modo si possa mantenere il deflusso minimo vitale. Però i 367,40 metri sul livello del mare rappresentano un'indicazione chiara e sottoscritta».

Ora bisognerà contemperare gli interessi di tutti, che da una novantina d'anni fanno un pochino a pugni... «Certo - risponde Piazza - bisogna far capire agli agricoltori del Bresciano e del Mantovano che non è in atto una guerra fra poveri: infatti rispetto alle priorità di un lago così importante si deve capire che per prima cosa bisogna mantenere in vita l'ambiente naturale; per seconda fare in modo che l'utilizzo della risorsa idrica venga fatto in base alle esigenze degli utilizzatori stessi: prima gli agricoltori, poi gli elettrici.
Una cosa è fondamentale: il problema del lago d'Idro va risolto per l'infinito». E questa affermazione farà piacere a tutti coloro che da anni si battono con grinta per ridare dignità all'Eridio.

Ma è possibile? L'onorevole Camillo Piazza annuncia per la settimana prossima un incontro al ministero con tutti i soggetti interessati: sarà un tavolo coordinato dal direttore generale del ministero Gianfranco Mascazzini. «Il tavolo dovrà chiarire quanta acqua serve agli agricoltori, quanta ne serve all'Enel, ovviamente mantenendo il principio sacrosanto che dal lago il fiume deve uscire con un minimo vitale».
E il Registro italiano dighe? Piazza spiega di aver fatto un grosso lavoro di contatto con tutte le parti in causa. Un lavoro febbrile «per far condividere a tutti le ragioni del lago. Perché agendo con atti di imperio non si porta a casa niente.
Quanto al Rid, ha già dichiarato di non avere problemi a partire da 367 metri, anziché da 363».

Quindi la soluzione è vicina... «Io sono ottimista», risponde Camillo Piazza, che si lascia andare ad un tocco finale di commozione: «Certo, visto due mesi fa e visto adesso, cresciuto com'è cresciuto, ti riempie il cuore». Il lago, s'intende.

di Giuliano Beltrami da L'Adige


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