17 Marzo 2015, 09.10
Valsabbia
Storia

Unità d'Italia: cosa accadeva in Valle Sabbia

di Mirella Prandelli

Mentre i moti rivoluzionari si diffondevano in Italia a macchia d'olio, in Vallesabbia ci si preparava alla rivolta contro gli austriaci


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È oltremodo riconosciuto come l'Unità d'Italia non fu cosa facile per il nostro Paese, un agglomerato confuso di Stati preunitari sotto corone diverse: Regno di Sardegna, Ducato di Parma, Ducato di Modena, Granducato di Toscana, Regno delle due Sicilie e il Regno Lombardo Veneto sotto l'egemonia degli austriaci.

I primi moti rivoluzionari del 1848 scoppiarono a Palermo, da dove si diffusero come il contagio di un fervente virus. Il 1848 fu l'anno della Primavera dei Popoli, in cui si accese il Risorgimento Nazionale.

L'Austria non riuscì a controllare il sentimento di indipendenza fomentato soprattutto da Giuseppe Mazzini. In Vallesabbia la stessa urgenza trovò in Gabriele Rosa una figura di riferimento. Insieme ad Agostino Caggioli, il Rosa cospirò contro la corona austriaca diffondendo le idee liberali che echeggiarono anche dopo il suo arresto.

Furono proprio i montanari a mostrarsi più renitenti nei confronti dell'autorità pubblica e dunque si armarono. «I valligiani, miseri e spolpati, pervennero al fatidico 1848. Il rullo della rivoluzione li trovò in linea armati di poche carabine e molto coraggio». (Umberto Vaglia)

Scacciare gli austriaci pareva un'impresa azzardata
, ma i successi dell'insurrezione a Milano e delle barricate a Brescia, fecero esplodere un sentimento di libertà. Iniziò così la Guerra del Caffaro, che aveva la funzione di coprire le spalle all'esercito sardo impegnato sul Mincio. 

Se la resistenza procedeva con furore sulle montagne, nei Paesi, le condizioni di vita peggioravano inesorabilmente. Fu proprio con la costituzione del Regno d'Italia nel 1861 che la Valle ritrovò le forze animatrici per il suo avvenire: nello stesso anno nacque a Vestone la Società del Tiro a Bersaglio, incoraggiata da Garibaldi al maneggio delle armi per la causa nazionale.

Nel 1866 Garibaldi condurrà il suo esercito dei volontari proprio alla Rocca D'Anfo, posizione strategica per studiare i movimenti delle truppe nemiche.
Il 9 agosto, con il ritiro delle truppe dal Trentino, si telegrafa la fine della Terza Guerra d'Indipendenza.




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