11 Marzo 2015, 13.57
Valsabbia
Fra realtà e mistero

Streghe in Vallesabbia

di Mirella Prandelli

Dopo la festa della donna, in attesa del giovedì grasso, uno sguardo all'antichità e al mistero delle streghe, che popolarono le grotte della Valsabbia e anche delle valli vicine


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“C'è difatti, fra le rocce scoscese, un'ampia grotta decorata di stallattili, nido di ragni e gufi; la fantasia popolare vi vede ancora gli anelli di ferro ai quali si legavano i condannati e le impronte dell'ultima strega, scacciatevi con la processione religiosa di tutto il popolo di Marmentino, e che all'avvicinarsi del coro delle litanie, spiccò un salto da qui al Monte Baldo!”

Queste righe sono tratte dal volume XXXIX delle Monografie di Storia Bresciana, che testimoniano la credenza popolare secondo cui, nell'età medievale, a Marmentino c'era una grotta, il covo delle streghe.
Si dice di muovessero di notte, sotto la luna, con la schiena gobba e dei passi lunghissimi: con uno solo, da Marmentino, arrivavano a Prato e Avenone.

Tale credenza si concretizza con l'incendio del 1438 verificatosi a Odeno, che pareva causato da una vendetta delle streghe.
In effetti, vi sono prove di un incendio che distrusse Aveno, la Chiesa di Barbaine, Livemmo ed Odeno, nel quale persero la vita diversi civili.
Secondo gli studi, si trattò di una ripicca dei friulani sull'insurrezione valsabbina.

Il 1830 è conosciuto nella storia della Valle Sabbia come l'anno delle streghe
, periodo in cui nella sola Val Scura furono schiantati da un turbine più di 18 mila abeti.

Più recente è invece la leggenda della Valle di Garza, secondo cui, in una notte di rituali di stregoneria, un uomo venne tramutato in albero.
A Caino si diceva che nelle notti di tempesta le streghe si riunivano nei prati per danze, riti e cerimoniali infernali.
Era dunque d'usanza del Paese, in queste stesse notti, far suonare il campanile con dei rintocchi a martello, che si credeva disperdessero le streghe.

Una notte il campanaro decise di vedere con i suoi occhi cosa accadeva e, all'apparizione di figure infernali, urlò per il terrore, facendosi scoprire dalle streghe.
Prima che queste potessero aggredirlo, l'uomo si tramutò in albero, quello stesso albero visibile fino a poco tempo fa sulla provinciale che sale per il colle Eusebio e recentemente tagliato, sembra, dagli uomini del servizio manutenzione strade dalla Provincia che temevano potesse crollare sulle auto.

A staccarsi dalle superstizioni popolari, gli scritti di Ugo Vaglia, grande studioso della storia e delle tradizioni valsabbine, che, parlando di San Carlo Borromeo, racconta come la sua benedizione data alla Pertica, insieme alla costruzione dell'oratorio di San Bernardo a Prato, simboleggiassero la vittoria della profondità metafisica sulla superstizione.




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