19 Agosto 2009, 07.00
Valsabbia
Enti locali

I sindaci? Da soli, senza assessori

Le conseguenze dei «tagli» che il Governo si propone di realizzare si preannunciano pesanti a livello locale. Soprattutto per i piccoli Comuni.

La scure del governo prende ancora di mira gli enti locali. E l’annunciato taglio di consiglieri comunali, assessori, scioglimento di consorzi e comunità montane, promette un «bagno di sangue». In oltre una ventina di Comuni bresciani, quelli con meno di mille abitanti, tanto per cominciare, è destinata a sparire la figura dell’assessore, visto che il progetto di riordino delle autonomie locali contempla solo la figura del sindaco e del Consiglio comunale.

I Comuni bresciani che rischiano di incappare nel provvedimento sono (il riferimento è il censimento del 2001 ma sarà quello del 2011 a stabilire «condannati e graziati»): Anfo, Braone, Brione, Capovalle, Cerveno, Cimbergo, Corzano, Incudine, Irma, Longhena, Losine, Lozio, Magasa, Marmentino, Monno, Mura, Ono San Pietro, Piasco Loveno, Paspardo, Pertica Alta, Pertica Bassa, Prestine, Provaglio Vs, Treviso Bresciano, Valvestino, Vione.

Ma non se la passeranno meglio i piĂą grandi. Il piano di intervento prospettato dallo schema di legge approntato dal Governo a metĂ  luglio falcia i seggi dei consigli comunali, prevedendo sei consiglieri nei paesi fino a tremila abitanti; 8 consiglieri dai 3mila ai 10mila abitanti; 10 consiglieri fino a 30mila abitanti. Vuol dire, tanto per fare un esempio, dimezzare le rappresentanze a Desenzano, Lumezzane, Montichiari, Palazzolo, Chiari e Ghedi.

RIGUARDO agli assessori, le Giunte nei paesi fino a 3mila abitanti non potranno averne piĂą di due; tre nei Comuni fino a 30mila residenti.
Se sul versante delle rappresentanze lo scossone appare robusto, non sono minori le novità per l’organizzazione dell’attività amministrativa. A cominciare dall’obbligo per i Comuni fino a 3mila abitanti di esercitare in forma associata una serie di funzioni (polizia municipale, edilizia, coordinamento attività commerciali, servizi pubblici, strade, trasporti, ecc.). Via anche la figura dei difensori civici, istituto che ha funzionato a «macchia di leopardo»; in ogni caso le funzioni dei difensori civici comunali potranno essere svolte da quelli della Provincia.

Altro organismo destinato a porre fine alla sua esistenza è la Comunità montana; in soffitta anche le circoscrizioni, previste solo nei Comuni con più di 250mila abitanti (e non è il caso di Brescia, 190mila abitanti), i Bacini imbriferi montani, con il prezioso sovraccanone derivante dall’uso dei fiumi a fini idroelettrici, che verrà versato alla Regione, che a sua volta definirà i criteri di ripartizione tra le amministrazioni.

INFINE il capitolo dei piccoli Comuni, distinzione di fresco conio. Il legislatore intende alleggerire gli adempimenti burocratici a cui sono tenuti i paesi fino a 5mila abitanti, popolazione in futuro calcolata ogni cinque anni secondo i criteri dell’Istat. Lo schema di disegno di legge introduce, ad esempio, modelli semplificati per il bilancio annuale e pluriennale. Rimane fuori dal provvedimento la controversa questione dell’abolizione del limite del doppio mandato per i sindaci. In più di un’occasione nei mesi scorsi il ministro Maroni aveva lasciato uno spiraglio per l’abolizione, ma solo per i Comuni con meno di 5000 abitanti.

PER FINIRE le Province, con l’impegno a rivederne il numero ma anche a ridefinire le dimensioni. Balza subito all’occhio la sproporzione tra l’estensione di Brescia, 1,2 milioni di abitanti e due province confinanti, come Cremona e Mantova, che insieme fanno a malapena i 2/3 di Brescia. Qualche riflessione sulla necessità di un riequilibrio territoriale a questo punto non è da escludere.

Lo schema di legge è stato esaminato dal Consiglio dei ministri di metà luglio, dopo la pausa estiva comincerà il confronto ai diversi livelli istituzionali e se andrà in porto produrrà comunque i suoi effetti dalla prossima tornata amministrativa. Infatti è probabile che a sperimentarla siano gli enti chiamati ai rinnovi intermedi. Non sono comunque da escludere modifiche, ma non certo tali da mutare l’impianto di fondo di un provvedimento destinato a cambiare radicalmente compiti e fisionomie degli enti locali.

William Geroldi da Bresciaoggi



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