Il 3 dicembre c’è stata la Giornata internazionale delle Persone con disabilità...
...per promuovere una più diffusa e approfondita conoscenza sul tema, per sostenere la piena inclusione delle persone con disabilità e per allontanare ogni forma di discriminazione e violenza.
“Bambini, domani è la giornata degli InSuperabili! Si viene a scuola con lo zaino leggero: un quaderno, l’astuccio, una merendina e stop!”
Quando ci sono queste novità, gli occhi dei bambini luccicano di gioia. E si spalancano quando, il giorno dopo, ad accoglierli nell’atrio appaiono dei bellissimi cartelloni preparati dalle classi: ci sono centinaia di mani tutte diverse e tutte coloratissime, ci sono bellissimi disegni accompagnati dalle scritte: “Bambini diversi, ognuno prezioso per una scuola speciale… Siamo diversi perché ci piacciono cibi diversi, siamo diversi di capelli, di occhi, di altezza, di faccia, di colore della pelle, perché parliamo lingue diverse, perché abbiamo pettinature diverse…”
Già, perché mercoledì era il giorno degli “InSuperabili”, un tempo per riflettere sulle differenze e sulla disabilità.
“Come le stelle noi soli nella notte ci incontriamo
come due stelle noi silenziosamente insieme ci sentiamo.
Noi siamo figli delle stelle, figli della notte che ci gira intorno
noi siamo figli delle stelle, non ci fermeremo mai per niente al mondo…”
(Alan Sorrenti)
Parlare ai bambini di differenze e di disabilità non è facile, ma è necessario perché le finalità educative della scuola sono orientate al benessere e all’inclusione di tutti.
Ecco allora che i bambini hanno partecipato a giochi utili ad affrontare questi argomenti delicati. Il gioco, infatti, è una vera e propria occasione di crescita, di relazione, di condivisione.
In palestra alcune classi hanno sperimentato il “Torball” (o “Palla Rotante”), un gioco sportivo a squadre per non vedenti praticato grazie all’utilizzo di un pallone sonoro. I bambini hanno quindi giocato in modo totalmente diverso da come sono abituati, dato che non potevano utilizzare il senso della vista. E ci sono stati altri giochi: “lo scultore e la statua”, la “mosca cieca” e mille altre proposte.
“L'anima vola, le basta solo un po' d'aria nuova
se mi guardi negli occhi cercami il cuore non perderti nei suoi riflessi
non mi comprare niente, sorriderò se ti accorgi di me fra la gente
sì che è importante che io sia per te in ogni posto in ogni caso quella di sempre…
…Non mi portare niente mi basta fermare insieme a te un istante
e se mi riesce poi ti saprò riconoscere anche tra mille tempeste.”
(Elisa)
Sono state preparate aule come laboratorio dei giochi sensoriali, che permettono ai bambini di entrare in contatto con la realtà di chi ha difficoltà legate ai cinque sensi (non vedenti, non udenti..), sperimentando, sulla propria persona, cosa significa trovarsi in questa condizione.
Gli alunni hanno avuto la possibilità di conoscere modi diversi di comunicazione: la lingua dei segni e la scrittura Braille.
Nelle classi, dalle prime alle quinte di Prevalle e Villanuova (ma erano coinvolte anche le scuole dell’Infanzia), si sono svolte proposte legate a testi scritti e alla visione di cortometraggi e video, al termine dei quali gli insegnanti hanno proposto una discussione collettiva, raccogliendo le osservazioni e le opinioni di tutti.
Nella mia classe abbiamo visto alla LIM alcuni video bellissimi. C’era un silenzio incredibile, fra i 60 bambini, alcuni erano commossi (io, essendo vecchio, piangevo come una fontana…).
Abbiamo visto "Il mio amico delle stelle", un corto sul tema dell’autismo realizzato da una classe quarta di Roma. Ha davvero immagini di grande impatto per i bambini, perché parla del loro mondo. Inizia con la citazione di Pirandello:
“A quanti uomini, presi nel giogo d’una passione, oppure oppressi, schiacciati dalla tristezza, dalla miseria, farebbe bene pensare che c’è, sopra il soffitto, il cielo, e che nel cielo ci sono le stelle.”
Il video racconta di Luca, un bambino autistico di nove anni che ha difficoltà a relazionarsi con i suoi compagni di classe.
Grazie ad alcuni di loro, però, riuscirà a vincere il proprio isolamento.
Una bambina racconta: “Stava sempre a fissare il cielo, sembrava si fosse perso. Ci avevano spiegato che viveva in un mondo particolare, un mondo tutto suo. Era un tipo “artistico”, dicevo io, e lo penso ancora.”
Si vedono bambini che giocano allegramente, e non si accorgono di lui.
In palestra si mette a gridare. Il maestro parla alla classe: “Allora ragazzi, so che non era vostra intenzione, però mi sembrava di avervi già spiegato la situazione. Fate bene a coinvolgerlo, però dovete cercare di farlo nel modo giusto. Dovete evitare magari di urlare, di spingerlo, di afferrarlo in modo violento, dovete evitare di spaventarlo. Non è facile, non lo è per nessuno, però Luca ha bisogno di voi. Tutti noi possiamo imparare molto da lui.”
Il bambino suona al pianoforte, una bambina gli sorride.
Poi nel cortile… “Ciao. Ma perché guardi sempre il cielo? Cosa c’è?” “Le stelle.” “Ma è giorno! Non ci sono le stelle. Dici che ci sono lo stesso?”
Il bambino fa segno di sì. La bambina lo coinvolge a fare un lavoretto con lui in gruppo, altri bambini costruiscono degli aeroplanini di carta e lo invitano a lanciarlo. Un bambino gli chiede scusa e Luca lo stringe forte forte e lo abbraccia.
Gli passano la palla di basket, non riesce a far canestro, e quando fa centro tifano per lui. Poi si siedono per terra e guardano le stelle…di giorno. Nella scena finale, la mamma chiede alla bambina: “Sofia, che c’è, cosa stai guardando?” “Le stelle, mamma.” “Di giorno?”
“Ho imparato a guardare il cielo, adesso, lo guardo soprattutto quando sono triste. E come per magia tutta la tristezza sparisce, me l’ha insegnato il mio amico, il mio amico delle stelle.”
Successivamente abbiamo visto un altro brevissimo video, “Il mio fratellino sulla luna”, un piccolo capolavoro di animazione e di emozione.
L’autore, oltre ad essere grafico di professione, è papà di un bambino autistico e di un’altra bimba poco più grande, che nel cartone non è solo la voce narrante, ma anche lo sguardo, il pensiero, la percezione di quel fratellino che in sette minuti riesce a raccontare così bene.
“Mi ricordo che quando nacque il mio fratellino non smetteva di mangiare. Mangiava tanto tanto, piangeva anche tanto tanto e non dormiva molto.
Ora il mio fratellino non è più tanto piccolo ma non si muove molto e non parla tanto. A volte cerco di farlo ridere però non funziona, si comporta come se non mi vedesse, come se non mi sentisse.
Il mio fratellino guarda sempre il cielo ed è calmo eccetto qualche volta, quando mamma passa l’aspirapolvere, quando qualcosa sta cuocendo, quando passiamo sotto una galleria, quando cantiamo “tanti auguri”, quando ci sono ospiti a casa e non li vuole, quando gli tagliamo le unghie, quando qualcuno applaude e quando gli accorciamo i capelli.
Allora si arrabbia tantissimo! E questo non è divertente.
Papà e mamma ne approfittano quando dorme per tagliargli i capelli con molta attenzione.
Il mio fratellino va all’asilo nido ma non gioca con gli altri bambini. Resta lì e guarda in alto, come fa sempre.
Quando passeggiamo, i signori e le signore che passano lo guardano e lui a volte fa gesti abbastanza bizzarri, alza le braccia come volesse volare, e alcune persone si spaventano, pensano che si tratti di una malattia contagiosa.
Gli porto i gioielli, gli piacciono perché brillano, però non li tocca, o al massimo un pochettino con la punta delle dita. Già è andato da un sacco di dottori, da tanti, tanti specialisti, e continua a vederne altri.
Papà e mamma dicono che lui non è come gli altri.
È un po’ bizzarro però a me piace tanto il mio fratellino. Questo fratellino che guarda sempre il cielo. Anche quando andiamo a fare la spesa, anche quando è in macchina gli piace guardare il cielo.
Il mio fratellino è nato come tutti su questo pianeta però viene un po’ anche dalla luna. Beh, chiaro, a lui piace ciò che brilla! Come la luna!
Gli piace tutto ciò che è rotondo e che somiglia alla luna, come i tombini. Si mette sempre davanti ai tombini, sicuro!
E se vogliamo che vada avanti dobbiamo metterci un piede sopra. Così non lo vede più e “hop!” continua a camminare.
Inoltre ama salire le scale ma non scenderle. Preferisce salirle. E niente lo ferma per salire su, su.
Il mio fratellino è un principe, cioè un principesco direttore d’orchestra. Mi piacerebbe essere una fata per incantare quello che vuole, per farlo stare qui invece che sulla luna.
Gli prenderei una mano per farlo venire con me. Con il mio fratellino abbiamo inventato una lingua, giochiamo al gioco del cappello, Indosso un cappello e lui si mette a ridere e mi rincorre, e in quel momento siamo in due, insieme. Ed è bellissimo!”
Dopo la ricreazione, tutti in palestra abbiamo avuto una splendida sorpresa: la “Gabbianos’ band”, un simpaticissimo gruppo di persone (musicisti e disabili insieme) che hanno come slogan “La musica che accorcia le distanze”.
La musica è un linguaggio universale, una realtà che consente di comunicare, di gettare “ponti” verso gli altri. Fare musica inoltre agisce sullo sviluppo psico-fisico ed emozionale, favorisce lo sviluppo della personalità e vanta un’importante funzione riabilitativa.
I ragazzi, davvero “InSuperabili”, capitanati da un bravissimo cantante-animatore, hanno suonato diversi tipi di strumenti musicali, ad un ritmo indiavolato ed a volume da stadio.
Suonando canzoni famose di “rock and roll” e di vari generi, hanno creato un’atmosfera incredibile, mentre alcuni componenti della band ballavano con grande senso del ritmo e dell’auto-ironia.
Pare che qualcuno abbia visto la Dirigente ballare e saltare felice con i bambini…ma queste forse sono leggende…
La band ha cantato anche la splendida “Il cielo in una stanza”…
“Quando sei qui con me, questa stanza non ha più pareti ma alberi, alberi infiniti
quando tu sei qui vicino a me questo soffitto viola no, non esiste più
io vedo il cielo sopra noi che restiamo qui, abbandonati
come se, se non ci fosse più niente, più niente al mondo
suona un'armonica mi sembra un organo che vibra per te e per me
su nell’immensità del cielo…”
(Gino Paoli)
E davvero sembrava che la palestra non avesse più soffitto, ma un cielo infinito…
Grazie alla maestra Rosaria, sempre disponibile ed entusiasta, tutti i 270 bambini hanno danzato, per poi assistere ad un piccolo spettacolo tratto da “Agostina la pagliaccia” e recitato dalle maestre Francesca Moscariello e Giovanna Avanzi (vere animatrici della giornata InSuperabili…a proposito, sono ambedue in attesa di un pargolo: un milione di auguri!).
Insieme a loro c’era il maestro Luca Lombardi ed i bambini Enea, Alessia, Manuel, Andra e Stella, oltre al sottoscritto (che la pancia ce l’ha ma non aspetta bambini…ne ha già abbastanza in classe!).
Nello spettacolo con la storia del circo, della famiglia, della malattia, della ricerca e scoperta di nuove abilità, si è cercato (divertendo) di dare questo messaggio: ognuno ha delle abilità e solo mettendo in luce le capacità di ciascuno, diverse dall'altro, si può scoprire la meraviglia che c'è nel mondo... tante luci diverse che brillano insieme!
La scena rappresentava un circo, ed è stato utilizzato anche un costume prestato da un’amica che nel tempo libero fa il Clown dell'ospedale civile di Brescia, sulle orme della clown-terapia del grande Patch Adams, che ha scritto…
“Ridere è contagioso! Noi dobbiamo curare la persona, oltre alla malattia. L'humour è l'antidoto per tutti i mali. Credo che il divertimento sia importante quanto l'amore.
La vita è un tale miracolo ed è così bello essere vivi che mi chiedo perché qualcuno possa sprecare un solo minuto! Il riso è la medicina migliore…
Sono stato un clown di strada per trent'anni e ho tentato di rendere la mia vita stessa una vita buffa… "Buffo" significa buono, felice, benedetto, fortunato, gentile e portatore di gioia. Indossare un naso di gomma ovunque io vada ha cambiato la mia vita.”
Durante la scena finale la maestra Giovanna ha letto queste bellissime parole: “Se non esistessero i colori non ci sarebbe l’arcobaleno. La diversità e la base su cui si costruisce la vera uguaglianza. Eccoci, siamo fatti così, ognuno con la sua individualità e specificità. Spesso si afferma “siamo tutti uguali”. Non credi sia così anche tu? In realtà SIAMO TUTTI DIVERSI. Solo cogliendo le particolarità di ognuno si può valorizzare e stimare l’altro. Siamo pezzi unici e straordinari di un unico puzzle. Insieme siamo…InSuperabili!”
Lo spettacolo è stato poi replicato nel pomeriggio per i bambini di Villanuova, all’interno del Palazzetto delle Scuole Medie.
I piccoli spettatori sono stati davvero attenti e partecipi, e prima della rappresentazione hanno cantato una canzone di Laura Pausini…
L’hanno cantato così bene che mi sono nascosto a piangere (strano, eh?) dietro le scenografie…Grazie, bambini e maestre di Villanuova! Siete stupendi!
“Sono scappata via quando mi sono vista dentro a un labirinto, senza decidere
ospite in casa mia con sillabe d’amore tutte al pavimento, come la polvere
Ma arrivi tu, che parli piano e chiedi scusa se ci assomigliamo…
arrivi tu da che pianeta? Occhi sereni anima complicata, anima complicata…
Io così simile a te a trasformare il suono della rabbia
io così simile a te, un bacio in fronte e dopo sulle labbra…
la meraviglia di essere simili, la tenerezza di essere simili
la protezione tra esseri simili…
Non mi domando più se ci sarà qualcuno a tendere la rete pronto a soccorrere
Me lo ricordi tu: chi vola impara a sfottere le sue cadute, come a difenderle
e così fai tu e nascondi piano la tosse e il cuore nella stessa mano
arrivi tu che sai chi sono…”
Arrivi tu che fai passare la paura di precipitare…
Io così simile a te liberi e prigionieri della stessa gabbia
io così simile a te un bacio in fronte e dopo sulle labbra
la meraviglia di essere simili, la tenerezza di essere simili
la commozione per essere simili, la protezione tra esseri simili…”
Il giorno dopo abbiamo visto il film “Stelle sulla terra”: poiché parla delle difficoltà di tanti bambini, la storia è stata vissuta da tutti con una partecipazione e commozione davvero incredibili.
È la storia di Ishaan, un bambino di nove anni con grandi difficoltà a scuola perché è dislessico. Ripete la terza classe e ogni materia rappresenta per lui un problema.
Dopo un incontro con gli insegnanti, i genitori decidono di iscrivere il bambino in un collegio.
Ishaan vive questa nuova situazione come una punizione e soffre molto per la separazione dalla famiglia. Il bambino non riesce a fare progressi e sprofonda nella depressione, fino all'arrivo di un nuovo maestro d’arte. Il docente, dislessico lui stesso fin da bambino, si rende subito conto di trovarsi davanti un bambino con dislessia e contemporaneamente rimane profondamente colpito dalla creatività e dal talento che Ishaan dimostra nell'arte.
Decide dunque di prendersi personalmente cura del bambino, intraprende con lui un percorso di riabilitazione della lettura e della scrittura e organizza una gara di pittura per tutta la scuola per permettergli di mostrare la sua grandissima abilità in questo campo. Ishaan fa un bellissimo disegno e arriva primo battendo il proprio maestro e finalmente sul suo viso si stampa un sorriso.
Trascrivo una “lezione” del maestro:
“Ragazzi, oggi vi voglio raccontare una favola. È la storia di un bambino.
C’era questo bambino che non riusciva a leggere e a scrivere, faticava tanto a imparare, non riusciva a ricordare niente. L’alfabeto era il suo nemico e le lettere gli ballavano davanti agli occhi e gli davano così fastidio che lui si stancava a leggere e a scrivere.
A chi poteva raccontare tutto questo? La sua testa era piena zeppa di nozioni ma da dove partire lui non lo sapeva.
L’alfabeto ballava sempre! Un bel giorno fu bocciato, stava male per le sue difficoltà, tutti lo chiamavano “asino sciocco”, ma lui sopportavo tutto questo con molto coraggio.
Quando una mattina tirò fuori il suo vero talento, la sua teoria gli aprì le porte del mondo. Capito di chi parlo? Albert Einstein! Un genio, un grande scienziato.
Con la sua teoria della relatività ha rivoluzionato il mondo e ha vinto il premio Nobel nel 1921…
E Leonardo Da Vinci aveva difficoltà a leggere e a scrivere. Scriveva “a specchio”.
Quale illustre personaggio ha illuminato il mondo con l’elettricità? Edison! Anche lui da bambino aveva problemi con l’alfabeto.
Ci sono anche altri esempi, Pablo Picasso, l’inventore del cubismo. Picasso non ha mai capito il numero 7, gli sembrava il naso di suo zio al contrario.
Chi è il padre di Topolino? Walt Disney! Irritato dall’alfabeto ha inventato i cartoni animati. Agata Christie, grande autrice di libri gialli, sapete che da piccola non riusciva né a leggere né a scrivere?
Allora, vi siete chiesti perché vi sto raccontando tutto questo? Per farvi capire che sulla nostra terra sono spuntate piccole stelle, che con la loro luce hanno illuminato il mondo, perché sono riuscite a farci guardare le cose con i loro occhi. Pensavano in maniera diversa, e le persone vicine non lo accettavano, e le hanno ostacolate. Loro però ne sono uscite vincenti, e tutto il mondo è rimasto a bocca aperta.”
Ed a bocca aperta sono rimaste anche le maestre, affascinate dalla bellezza dell’attore…del resto, devono accontentarsi di un collega come me, e da quel che passa il convento…
Ecco, la giornata degli InSuperabili è finita: sono successe tante di quelle cose, tutte bellissime, che ho fatto una gran fatica a sintetizzarle.
Ringrazio tutti i docenti, il personale ATA, la Segreteria e la Dirigente che hanno creduto nel progetto. Ancora una volta ho visto molte persone che mettono passione ed amore in quello che fanno.
Sul sito della scuola è stata pubblicata una riflessione proposta da una mamma:
“Vorrei un bambino diversamente abile per ogni classe, quanta ricchezza!
E vorrei che quell’insegnante che lo ritiene un ostacolo alla sua lezione smettesse, oggi, di insegnare e che il genitore del primo della classe che è preoccupato perché suo figlio non può avere tutto il programma finito comprendesse che può avere un figlio laureato col massimo dei voti e arido nell’anima ed infelice nella vita per non aver mai incontrato una diversità che gli educasse l’anima.
Vorrei tanto una società senza cose inutili, vorrei una comunità che usa il “noi” ed ho voglia di combattere contro chi non la pensa così.”
Penso all’insegnante Mirella Casale che, a cavallo degli anni Sessanta e Settanta, si è battuta con successo per l’abolizione delle “classi differenziali” e “speciali”, le cosiddette “classi degli asini”.
C’era una sorta di separazione tra gli studenti disabili e quelli, cosiddetti, “normali ”. Nell’ottobre del ‘57 sua figlia Flavia, di sei mesi, si ammalò di “febbre asiatica” con conseguenze invalidanti. Le scuole pubbliche la rifiutarono così Flavia, scomparsa a 36 anni, non poté mai frequentare le Scuole dell’Obbligo.
Fu così che la professoressa Casale cominciò una battaglia per l’inclusione scolastica dei disabili, e dei “disadattati scolastici”
D’altronde è la Costituzione stessa a prevederlo, con l’articolo 34, quello che comincia con “la scuola è aperta a tutti”, ma la realtà era decisamente diversa e quella per l’inclusione scolastica fu una grande battaglia civile di quegli anni.
La Casale, divenuta preside, sperimentò per prima l’integrazione tra alunni “speciali” e “normali”.
Grazie a lei ed a migliaia di docenti e di genitori (e grazie anche ad associazioni come l’ANFFAS), ora le cose sono migliorate (anche se c’è ancora molta strada da fare…)
Finisco ricordando alcuni nomi: Sandra, Sonia, Manuel…sono bambini straordinari, che ho avuto la fortuna di incontrare anni fa nella scuola di Prevalle San Zenone…
Il loro sorriso davvero illuminava la classe, i bambini volevano loro un bene dell’anima e –ne sono certo- hanno imparato senza tante parole la lezione della vita.
Voglio ricordare anche le mamme di quei bambini, perché hanno avuto il coraggio di vincere la paura, di mettersi in gioco, di essere orgogliose di quei splendidi figli.
Ricordo che quando mettevo Manuel sulle spalle e gli facevo fare il cavaliere nel lungo corridoio, i bambini ridevano felici, il Direttore Omero Sala rideva felice, Manuel rideva e gridava felice. Ora Manuel non c’è più, è volato in cielo, fra le stelle…Ciao, Manuel, grazie per quello che ci hai donato!
“Sai, la gente è strana prima si odia e poi si ama
cambia idea improvvisamente, prima la verità poi mentirà lui
senza serietà, come fosse niente...
Sai la gente è matta, forse è troppo insoddisfatta
segue il mondo ciecamente, quando la moda cambia, lei pure cambia
continuamente e scioccamente...
Tu, tu che sei diverso, almeno tu nell'universo,
un punto sei, che non ruota mai intorno a me
un sole che splende per me soltanto come un diamante in mezzo al cuore.
Tu, tu che sei diverso, almeno tu nell'universo…
(Mia Martini)
“La bellezza può salvare il mondo.”
Ci sentiamo la settimana prossima, a Dio piacendo.
maestro John Comini
ID70010 - 04/12/2016 10:33:42 - (ornella) - Grazie
Un grazie di cuore al Maestro Comini per i suoi meravigliosi articoli.Ogni bambino è speciale! I bambini sono come farfalle nel vento: alcuni possono volare più di altri, ma ognuno vola nel modo migliore che gli è possibile.Ognuno è diverso,ognuno è speciale,ognuno è bello, ognuno è unico.....