Cooperative sociali al bivio

Forniscono una rete di servizi che al 31 dicembre scorso impegnava 783 lavoratori, di cui 525 donne e 258 uomini. Fra i 783 lavoratori, 114 sono gli inserimenti lavorativi di persone con fragilità, di cui 30 donne e 84 uomini.

Si tratta di una realtà economica fra le più consistenti in Valle Sabbia e certamente quella che fornisce maggiori opportunità lavorative alle donne. Il fatturato complessivo supera i 20 milioni di euro l’anno. Questi i numeri della cooperazione sociale in Valle Sabbia, che viene gestita da una decina di cooperative: Agricoop, Ai Rucc, Area, Co.Ge.S.S., Coop.Ser, Esedra, La Cordata, L'Albero, Progetto Bessimo e Sentieri e Verbena Solidali.

In questo periodo si trovano tutte ad affrontare una sfida importante: dare seguito al recente rinnovo del contratto collettivo che rischia di metterle in seria difficoltà economica.

Ne abbiamo parlato con Massimo Brassoli, consigliere con delega per la Valle Sabbia ed il Garda in seno a Solco, che è il primo consorzio di cooperative sociali nato in Italia: «Salutiamo con favore il nuovo contratto collettivo, del resto molti di noi sono soci e anche lavoratori.

Ma è vero: dal punto di vista economico l’aumento del costo del lavoro di circa il 6,7% già nel 2024 ci metterà in serie difficoltà e sono molte le cooperative che ripartiranno da bilanci in negativo» ci ha detto.

Come procedere? «Questa situazione ci sprona ad essere ancora più efficienti, in modo da garantire performance economico finanziarie ed operative di livello». «Certo se vogliamo vincere questa scommessa lo sforzo deve essere collettivo: da una parte dovremo saper lavorare al meglio ai nostri equilibri economici, dall’altra sarà necessario ottenere aumenti nei ricavi dei nostri servizi, che spesso gli altri faticano a riconoscerci».

Il riferimento è agli enti pubblici, alle istituzioni, alle banche e alle fondazioni, nonché al mondo del profit al quale le cooperative fanno riferimento: «Per la tipologia dei nostri interventi e per il fatto che assumiamo persone con fragilità, non riusciremo mai ad essere competitivi con le altre imprese del settore: chi ci sta intorno non può non tenerne conto, anche perché se noi non dovessimo farcela, ad andare avanti, i problemi da risolvere sarebbero per loro ben più impegnativi» conclude Brassoli.