I 400 presepi di don Claudio

L’impatto è travolgente ed avvolgente: occorre fare ripetuti giri attorno al grande tavolo centrale anche solo per cominciare a rendersi conto della ricchezza della proposta e non si può fare a meno di entrare in sintonia con la serenità propria del Natale.

Stiamo parlando dei 400 e passa presepi che costituiscono la personalissima collezione privata di don Claudio Vezzoli, da venerdì scorso esposti tutti insieme in San Giovanni Battista, l’antico battistero che apre sul sagrato di fronte alla pieve di Sant’Andrea, a Iseo.

La mostra, dal titolo “Pastori verso Betlemme”, è visitabile fino a domenica 8 gennaio ogni venerdì dalle 10 alle 12, il sabato, la domenica e i festivi anche dalle 15 alle 18.
Nei giorni infrasettimanali la si può vedere su prenotazione chiamando il 333-8021982.

«Ho cominciato a raccoglierli una ventina di anni fa. Il primo è stato un presepe arrivato dalla Sardegna, donatomi da una coppia di sposi dei quali avevo curato la preparazione – dice don Claudio, che accudisce le anime in ospedale a Iseo ed è anche consigliere ecclesiastico in seno alla Coldiretti, a livello provinciale e regionale -. Altri li ho recuperati personalmente in occasione di viaggi in giro per il mondo.
La maggior parte però mi sono stati donati da persone che sanno di questa mia passione.
Ogni presepe mi ricorda il legame affettivo con degli amici a cui ho voluto e voglio bene».

Ce n’è di tutti i materiali e le dimensioni: dal presepe lunare con le navicelle spaziali della Lego fino al piccolo presepe realizzato in un limone, ma ce n’è uno anche in una scatola di cerini.

In plastica, ceramica, terracotta, carta, metallo, legno, vetro cera... alcuni arrivano dalla Palestina, altri dall’Asia più orientale, altri ancora dall’Africa o dall’America Latina.
C’è quello in vetro di Murano, di singolari arrivati da diverse regioni italiane.
Ce n’è uno che gira accendendo delle candele.

Corposa la collezione dei presepi realizzati con una particolare tecnica che combina l’anima di ovatta compressa all’involucro realizzato all’uncinetto, per comporre figure che poi sono state sistemate su legno d’ulivo, frutto per lo più del lavoro delle “mamme di Cremignane”, nota frazione iseana.

Cosa ci insegnano questi presepi don Claudio?
«A dominare in ogni presepe sono la povertà e la semplicità, che non significano vivere miseramente, ma coltivare degli atteggiamenti interiori che ci possono aiutare a non essere schiavi di ciò che possediamo e di ciò che pensiamo e, in fin dei conti, ad essere un po' più liberi, per camminare più in alto».

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