Dalla Conca d’Oro arriva uno splendido esempio di integrazione: l’associazione Pronto emergenza volontari conta nei propri organici alcuni soccorritori di origine straniera.
Odolo non è Amsterdam, eppure, quasi a cancellare quei luoghi comuni costruiti spesso sulla labile linea del razzismo, proprio dalla Conca d’Oro arriva uno splendido esempio di integrazione: l’associazione «Pronto emergenza volontari» conta nei propri organici alcuni soccorritori di origine straniera.
Il primo a entrare nel sodalizio è stato, nel 2002, Karim Gzizir, un 37enne marocchino di Casablanca arrivato in Italia 9 anni fa e subito approdato in Valsabbia: sposato e con 2 figli di 2 e 10 anni, vive a Barghe e lavora come operaio, a Vobarno: «Mi piaceva aiutare gli altri e me stesso sulla via dell’integrazione. Ma subito mi sono reso conto che entrare in un’associazione non era facile - racconta -, e tante porte mi sono state chiuse in faccia. Poi, un giorno ho visto un avviso dei soccorritori di Odolo che cercavano volontari. Mi sono presentato e mi hanno accolto nel gruppo, primo extracomunitario soccorritore in Valsabbia».
Poi Karim ha «aperto le porte» agli altri. Mohammed Youbi è arrivato 4 anni fa: «Me ne parlò Karim. E siccome me lo sentivo nel cuore ed ero convinto di doverlo fare, da immigrato ma da futuro cittadino italiano che deve non solo ricevere ma anche dare, entrai nei volontari». Mohammed ha 36 anni e viene da Fes, in Marocco. È in Italia da 18 anni e, sposato con 3 figli di 14, 9 e 7 anni (ma è in arrivo il quarto), lavora come commerciante: «Siamo cittadini, e vogliamo essere considerati tali, con tutti i diritti ma anche i doveri che ne conseguono. Vogliamo che si crei un rapporto di collaborazione con tutti i valsabbini».
Poi, nel settembre scorso, ecco arrivare Sidqui Bouabid e Berbar Cherki (sempre dal Marocco), ma anche Bacary Konate dal Senegal e Michele Adriana Gouveia dal Brasile.
Berbar Cherki è arrivato a Odolo dalla marocchina Fkih Ben Salah e ha 45 anni. È in Italia da 18 anni, è sposato, ha 2 figli di 12 e 13 anni e lavora come operaio a Lumezzane: Questa per noi - dice - è l’occasione per integrarci, per lanciare un messaggio positivo agli italiani».
Sidqui Bouabid ha 42 anni e arriva da Ben Slimane. Sposato, ha 3 figli di 10, 8 e 7 anni. Vive a Odolo e sempre a Odolo lavora come operaio. Ed è anche presidente dell’«Associazione culturale islamica» di Garda e Valsabbia, che ha sede a Vobarno nel Centro islamico: «Sono in Italia da 18 anni, ma a Odolo sono arrivato un anno e mezzo fa. E parlando con gli amici, ho deciso di dare una mano anch’io ai volontari. Perchè viviamo in questa società, e dobbiamo saper dare un nostro contributo positivo. Non si può solo avere, bisogna anche dare».
Bacary Konate ha 35 anni ed arriva da Louga, vicino a Dakar: «Dal ’95, dopo un anno a Bergamo, vivo a Odolo e sono fidanzato con una ragazza italiana. In Senegal ho studiato, ma qui lavoro come operaio, e mi trovo bene. E da settembre 2007 sono entrato in Pronto emergenza in Odolo».
Infine, Michele Adriana Gouveia è una 24enne che arriva dallo Stato brasiliano del Paranà: «Sono 2 anni che, dopo aver sposato Alessio, vivo a Preseglie, in Sottocastello. Lavoro come operatrice Asa nella Rsa Passerini di Nozza, e alla mia scelta ha contribuito molto mio marito, volontario già da 10 anni».
di Massimo Pasinetti da Bresciaoggi
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