Sono vari i furgoni usati nella mia vita teatrale, l’ultimo per gli spettacoli della Signora Maria è una sorpresa. Infine una serata speciale per ricordare una donna speciale, Prassede Gnecchi
Nel 1976, alle origini del Teatro Poetico Gavardo, con Deni ed Enrico Giustacchini facevamo azioni di strada, e se dovevamo spostarci c’era la 500 guidata dalla mia attuale moglie. Nel 1977 mio papà mi ha dato i soldi per acquistare un Fiat 850 bianco (di seconda mano). Noi teatranti giravamo tutti insieme sul piccolo furgone, con i costumi schiacciati in fondo e le scene sul portapacchi. Portavamo in giro con successo “Don Chisciotte”. Un giornalista scrisse: “A vederli nelle ultime luci del tramonto, mentre tiravano fuori i costumi dal furgone scrostato, in mezzo a una campagna ricoperta di tenero verde, sembravano gli attori girovaghi della “Recita” di Angelopoulos.
E quando, poi, vestiti da clown lunari cominciavano a correre e a “far numeri” per i viottoli e davanti le case per invitare la gente ad assistere al loro Don Chisciotte, l’effetto provocava uno struggente sapore di poesia.” Quando mi sono sposato, sono giunto alla chiesetta di San Fermo (San Felice) sul furgone carico di amici. Con quel furgone partecipammo a rassegne nazionali, ma ogni tanto dovevamo fermarci perché il radiatore andava in ebollizione.
Quindi acquistammo (sempre di seconda mano) un Volkswagen verde. Per alcuni viaggi lunghi (Rieti, Avignone) salimmo sul furgone arancio che il caro Renato Meloni utilizzava per il suo mestiere di idraulico.
Negli anni 80 acquistai dai miei fratelli un Fiat Ducato bianco cabinato, che usavano per portare le scarpe. Fu utile anche con gli amici del Gruppo Teatrale Gavardese, e quegli anni li ricordo con nostalgia: come dimenticare i cari Tano Mora, Piero Tedoldi e Vincenzo Mangiarini?
Con il Ducato stracarico di scene e di materiali vari, con il Teatro Poetico facemmo spettacoli un po’ dappertutto, anche fuori regione. Come nella Commedia dell’Arte, reinventavo testi celebri e spunti comici adattandoli alle caratteristiche espressive degli interpreti.
Andrea Giustacchini era di volta in volta il malato immaginario, il borghese gentiluomo, l’avaro, il soldato spaccone, il bugiardo… Paola Rizzi e Renato Meloni interpretavano i comicissimi servi, Henry Giustacchini e Rosa Micheli (ma ci furono anche Elisa Danieli, Valentina Avanzi ed Enrica Bertini) erano gli innamorati, Peppino Coscarelli ed il sottoscritto i jolly pronti per ogni evenienza. Andare in giro con il furgone, fare lo spettacolo e poi mangiare una pizza era (ed è) la mia gioia! Mamma mia quante pizze ho divorato nella mia vita da teatrante (“Se vètt!”, direbbe mia moglie mentre mi allarga i calzoni).
Mentre il resto della compagnia viaggiava in auto, io macinavo chilometri accanto al mio grande amico Deni (per tutti il “leader”), chiacchieravamo di tutto e di più ed inventavamo nuove idee per gli spettacoli futuri.
Nel 2010 il Ducato fu rottamato per ‘anzianità’: caro vecchio furgone, compagno di tante avventure, non ci desti mai problemi, mai! Approfitto per ringraziare mio cognato Gabriele Avanzi, che per molti anni ci donò il parcheggio nel suo cortile.
Il glorioso Ducato lo sostituimmo con uno Hyundai, sempre bianco, che trasportò le scene degli spettacoli “civili” (La guerra negli occhi, Garibaldi, Nikolajewka, Qui tra le rocce e il cielo, con le musiche dell’amico Luca Lombardi ed i video di Sara Ragnoli) tratti dai libri dell’amico Mauro Abastanotti e da ‘Il colore della pioggia’ (sulla strage di Piazza Loggia) di sua figlia e di Chiara Onger. Lo Hyundai vide i successi di Paola Rizzi, che interpretò magistralmente i 6 spettacoli da me scritti: da ‘Paese mio che stai sulla collina’ fino all’ultimo, ‘Ahi Maria!’ (per non dimenticare ‘Lettera a don Milani’).
Ma proprio durante la pandemia avvenne il disastro: nel garage dov’era parcheggiato il furgone ci fu un incendio, e lo Hyundai rimase tutto affumicato e con il tergicristallo rotto. Che fare? Acquistare un altro furgone, con il rischio (com’è successo la scorsa estate) di star fermi un’altra volta? La fortuna ha voluto che Peppino incontrasse a Prevalle il signor Giacomini Giuseppe (grande ammiratore della Signora Maria), che gentilmente si è offerto di prestarci uno dei furgoni che usa per il proprio lavoro. Con un piccolo problema: il signor Giacomini gestisce un’agenzia di onoranze funebri! Per noi teatranti è stata l’occasione di sorridere, e la battuta migliore di Peppino è: con la Signora Maria vi faremo morire dal ridere!
I prossimi spettacoli della Signora Maria li trovate sul sito “Paola Rizzi” (domenica 8 agosto saremo a Gavardo in P.zza Marconi). Ricordo che sabato 3 luglio il Teatro Gavardo sarà nello splendido palazzo di Cisano di San Felice, per uno spettacolo dedicato da Flavio Casali al poeta Raffaele Cominelli, con Andrea Giustacchini, Luca Lombardi e la colonna sonora del celebre maestro chitarrista Luca Lucini.
Cambiando discorso. Mercoledì scorso avevo in programma di vedere due partite degli europei (a proposito, grande Italia!). Mia moglie mi ha detto che a Muscoline ricordavano Gnecchi Prassede: l’aveva conosciuta alle medie e poi come professoressa al Liceo di Salò, era una bella persona impegnata a mantenere vivo il ricordo della Resistenza e della Shoah. Ho pensato: ci sarà poca gente, andiamo almeno noi. Sé ciao! C’era un sacco di gente nel parchetto della Biblioteca, e sono dovuti andare a prendere altre sedie. E tanta gente è rimasta in piedi!
È stata una serata inaspettata, toccante. Amiche ed amici (c’era anche il mitico maestro Fabrizio Landi) che hanno incrociato il cammino della vita di Prassede, hanno letto con emozione pensieri profondi, sinceri, ricordando la sua umanità, i suoi valori e la sua appassionata attività di ricercatrice storica. Come non commuoversi nel vedere le pietre d’inciampo che Prassede si è prodigata per mettere sul Garda e in Valtenesi, in memoria degli ebrei sterminati nei lager nazisti? Come non emozionarsi nell’ascoltare le struggenti canzoni di Luca e Ramona? Come rimanere indifferenti al fluire dei ricordi? Dopo una giornata di intenso calore, soffiava un fresco venticello, sembrava davvero che Prassede fosse lì, in mezzo a noi. Giusi Zabbialini (che ringrazio di cuore) mi ha poi inviato i testi della serata, dando merito al “nostro menestrello Luca Rassu, che ha fatto uno straordinario lavoro nel mettere insieme testimonianze, ricordi, documenti. E rendendo più lieve il tutto con filastrocche e canzoni. L’immagine della locandina è dell’architetto Luigi Bellometti.”
Mi permetto di riportare uno scritto di Prassede: “Nel novembre del 2009 moriva il professore Emilio Arduino. Era stato mio insegnante di Italiano e Storia nell’allora quarta G dell’Istituto Magistrale Veronica Gambara. La sua scomparsa fece ritrovare un gruppo di noi ex alunni. Persona colta, di alto spessore morale, schiva e riservata, scoprimmo solo dopo la sua scomparsa
che era stato partigiano della Brigata Perlasca in Valle Sabbia, comandante del distaccamento T3 e che, nel lontano ‘46, aveva dato alle stampe un insolito e antiretorico libro sulla resistenza bresciana, “Brigata Perlasca”.
Nel 2009 insegnavo italiano, latino e storia al Liceo Fermi di Salò e feci leggere il libro ai miei studenti della quarta A. Da lì nacque l’interesse mio, di alcuni ex studenti della vecchia quarta G e dei miei alunni liceali, ad approfondire l’argomento. Conoscemmo così la nipote del prof., Giordana Miani, che ci mise a disposizione altri testi di Arduino ispirati alla sua esperienza partigiana. Grazie all’ospitalità di don Angelo Chiappa, nostro ex insegnante di religione, riuscii a far incontrare i partigiani superstiti del gruppo di Arduino con i miei studenti: conoscemmo così Ennio Doregatti, il comandante “Toni”, il dottor Passega.
Le Fiamme Verdi ci invitarono ad un incontro a Brescia nella loro sede; qui venimmo accolti da Agape Nulli e Aldo Giacomini, recentemente scomparso, che ci fece conoscere il suo libro sui sentieri della Resistenza, “Sui monti Ventosi”.
È stata un’esperienza che ci ha arricchito, ha fatto da collante tra studenti molto diversi tra loro, li ha resicapaci di ascoltare, ha creato legami tra generazioni diverse.
Da allora è passato un bel po’ di tempo: Passega, Doregatti, Prete, Mombelli e Giacomini sono scomparsi; la maggior parte degli studenti si è laureata o si accinge a concludere il proprio percorso universitario…È bello pensare che i “racconti partigiani” dei compagni di Emilio Arduino possano essere fruiti da chi è interessato a questi temi e a queste testimonianze; erano ragazzi quelli che erano saliti in Corna Blacca a ‘fare i monelli per un ghiribizzo di libertà’, ed erano ragazzi quelli che ne hanno registrato i ricordi.”
Grazie infinite per quello che ci hai donato, cara Prassede!
Ci sentiamo la settimana prossima, a Dio piacendo,
maestro John
Nelle foto:
1)Lo strano furgone della Signora Maria (grazie all’amica Sara Ragnoli per il fotomontaggio)
2) Il mitico Fiat 850 al Festival del Teatro di strada a Modena
3 e 4) La professoressa Prassede Gnecchi accanto agli alunni del Liceo ed ai molti amici (grazie a Giusi Zabbialini)