Per favore puoi ascoltarmi?

Nel secondo incontro del ciclo “Discorsi diretti”, i giovani delle scuole medie (chi scrive è ancora legato alla vecchia definizione) si sono trasformati in attori per provocare gli adulti, in un gioco di ruolo orchestrato dalla Compagnia Spunti di Vista.

La frenesia dei tempi moderni non concede tempo e i rapporti sociali sono sempre più veicolati dai social media. Caliamoci per un attimo nel contesto famigliare. Nella dinamica genitori-figli per essere precisi.

Cosa rimane di questo rapporto? Come si è evoluto? Oppure si è involuto?
Ovviamente non c’è in atto alcun tipo di scontro generazionale, ma solo una difficoltà intrinseca a trovare dei canali giusti per i giovani in crescita.

Probabilmente è più semplice per un adulto provare a capire le emozioni  di un ragazzino in crescita, perché anch’egli un tempo è stato un ragazzino. Un genitore, in prima battuta, deve fornire ai figli gli strumenti per capire il contesto in cui si trovano e in cui dovranno a loro volta diventare adulti.

Senza questo dialogo generazionale, questo ciclo perpetuo di crescita nella società si interrompe o perlomeno devia da quelli che sono modelli funzionali.

Sul palco, invece, i ragazzi hanno proposto le loro legittime domande in alcune piccole scenette fatte per stimolare la riflessione, esponendo le loro sensazioni e le loro paure: il giudizio da parte dei grandi, la fatica di esporre le idee che li rendono individui unici ed irripetibili e la sensazione di non essere capiti quando loro vogliono capire.

È un lavoro difficile quello del genitore in questi anni, ma anche crescere è un lavoro difficile.

Parlarsi, mettersi in gioco, essere critici da ambo le parti, nel reciproco rispetto dei ruoli.

Non esistono ricette “pret a porter”, né bacchette magiche, ma solo tanta comprensione e ascolto.