04 Settembre 2015, 08.30
Migranti

Uno smartphone, per sopravvivere

di EnneEmme

Altro che "status simbol". WhatsApp e Facebook diventano strumento indispensabile, per la vita di migliaia di profughi che in autonomia riescono ad arrivare in Europa. E i trafficanti di uomini calano i prezzi dei loro servizi


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La tecnologia smartphone e l’ormai diffusissima applicazione whatsapp è stata sicuramente inventata per favorire la comunicazione e semplificare la socializzazione fra gli utenti, ma in alcuni frangenti può anche salvare la vita.
E’ il caso dei migranti che attraversano il Mediterraneo o cercano di entrare in Europa passando per i Balcani.

Basta inviare tramite l’applicazione l’esatta posizione stabilita dall’antenna gps incorporata nel cellulare. Un modo semplice per essere rintracciati e raggiunti.
Non vale solo per il soccorso ma anche per il ricongiungimento con parenti e conoscenti.

Per i migranti africani o mediorientali i territori europei sono pressoché sconosciuti. Internet diventa perciò fondamentale. Studiare le rotte su google maps pianificando percorsi e spostamenti, contattare i familiari tramite facebook, trovare suggerimenti per bisogni primari (cibo e rifugio).

E’ la capacità della tecnologia di cambiare il mondo,
l’importanza dello smartphone per affrontare i lunghi "viaggi della speranza".

E così migliaia di migranti hanno cominciato a partire alla volta dell’Europa in piena autonomia.
Questa pratica non mette certo in crisi gli affari dei trafficanti d’uomini, che tuttavia hanno calato i prezzi, quasi fossero agenzie di viaggi.
Basta navigare in internet o cercare su facebook e con facilità ci s’imbatte in gruppi che organizzano traversate, con tanto di tariffario e indicazioni.

Tornando alla tecnologia, sono gli stati per primi a distribuire, oltre a beni essenziali, schede telefoniche per permettere ai profughi di contattare i famigliari in patria. Lo stesso Papa Francesco ha donato migliaia di schede internazionali a superstiti, e Vodafone in Grecia vende sim e carica batterie nei porti dove sbarcano i migranti.

Insomma la rete è una necessità primaria, soprattutto in questi casi, dove c’è in gioco la vita o la morte.




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