La vicenda artistica di Sant'Antonio Abate sorprende l'uditorio
di Marisa Viviani
Grande e attenta partecipazione, lo scorso 17 gennaio, alla lectio magistralis di Flavio Richiedei presso la Chiesa di San Giorgio a Bagolino
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17 gennaio. Lo zoccolo durissimo di una cinquantina di persone che presenziano sempre alle iniziative culturali (lo zoccolo duro è un'ottantina, ma nevicava), ha seguito con un'attenzione rasentante l'ipnosi (nessun bisbiglio, nessuno scricchiolio di sedili, nessun colpetto di tosse per un'ora e mezza) la lectio magistralis di Flavio Richiedei dal tema "La cappella e l'altare di Sant'Antonio Abate come sono stati immaginati e realizzati in origine"; l'origine è il 1624 , data di costruzione della Chiesa di San Giorgio a Bagolino, l'occasione per parlarne è la celebrazione del suo quattrocentesimo anniversario.
Seduti in bell'ordine nella grande chiesa, i partecipanti hanno ascoltato lo studioso Flavio Richiedei illustrare la stranezza di una cappella e di un altare dedicati a Sant'Antonio Abate dove troneggia invece un grande dipinto di San Lorenzo, mentre la pala di Sant'Antonio, rimossa dalla sua legittima collocazione, restaurata, esposta lo scorso settembre nell'importante mostra d'arte sacra nelle Decennali di Sabbio Chiese, mostrata per l'occasione della serata, resta in attesa di una adeguata destinazione futura nella parrocchiale.
L'incongruenza della situazione è stata chiarita dallo studioso, che interpretando la complessa simbologia degli affreschi e delle figure rappresentate nell'ancona, ha centrato la sua relazione sulla dimostrazione che quella cappella e quell'altare erano stati in origine dedicati proprio a Sant'Antonio Abate, mentre il quadro che lo raffigurava era stato rimosso nei primi anni dell'800 a scopo di salvaguardarlo dalle indebite appropriazioni di opere d'arte da parte degli occupanti francesi.
Un atto notarile del 1804 attesta infatti come nella Chiesa di San Giorgio sia avvenuto uno spostamento di opere d'arte dalle loro sedi, un espediente preventivo per vigilare sul patrimonio artistico della parrocchia, e al contempo distrarre l'attenzione dei francesi; in questo frangente il dipinto di San Lorenzo venne collocato nella cappella dedicata a Sant'Antonio, dove è rimasto fino ai giorni nostri.
Nella comunità di Bagolino Sant'Antonio Abate è venerato come protettore degli animali e dell'agricoltura, e la popolazione gli ha dedicato un'importante cappella e un magnifico altare, grazie anche ad un sostanzioso lascito del 1657 da parte del curato Stefano Campadelli, la cui famiglia aveva richiesto vi venisse esposto un epitaffio e il proprio stemma, sotto l'altare vi potesse essere sepolto il proprio congiunto Stefano, e che l'opera superasse in magnificenza la cappella del Santo Rosario (il facoltoso casato dei Campadelli risulta presente tra le antiche famiglie di Bagolino fino all'800, e due toponimi in area Maniva (Campèl e Campadèl) e Dazaré (Campadél) ne ricordano ancora i possedimenti); l'opera sarà iniziata nel 1659 e risulterà essere di grande pregio.
La ricerca documentaria di Flavio Richiedei ha individuato negli affreschi della cappella e nell'elaboratissima ancona dell'altare l'altrettanto complessa simbologia religiosa, storica e culturale che riconduce alla figura di Sant'Antonio Abate, a cominciare dai Santi Ilarione Abate che fu discepolo di Antonio (lato sinistro della cappella) e Girolamo dottore della Chiesa che di Antonio riferì le opere (a destra); mentre le figure scolpite nell'ancona lignea riportano melagrane, cavalli alati, delfini, satiri, uccelli, putti, angioletti, rose, bracieri, ancore, ciascuna portatrice di simboli a ricomporre un quadro di significati, una storia della vita del santo, della Chiesa, del periodo storico, dello stesso mecenate di cui è scolpito lo stemma.
E la pala del legittimo destinatario della cappella, Sant'Antonio? Attribuito al veronese Antonio Giarola, il dipinto presenta il santo in abbigliamento vescovile, una veste iconografica insolita; sovrastato in alto dalle immagini della Madonna con Bambino e dai santi Stefano e Lorenzo Giustiniani, è accompagnato da due deliziosi angioletti, uno dei quali, portatore di un libro aperto, è divenuto il logo della biblioteca comunale di Bagolino; a terra i simboli del fuoco e del campanello identificano inequivocabilmente la figura centrale del dipinto come Sant'Antonio Abate.
La pregevole opera, attualmente alloggiata nella sagrestia della Chiesa di San Giorgio, merita una collocazione degna del suo valore artistico, e perché no, il ritorno alla sua originaria dimora, onorando con una scelta filologicamente corretta il completamento della cappella e dell'altare di Sant'Antonio Abate "come erano stati immaginati e realizzati in origine".
Una sottoscrizione per il restauro della cappella e dell'altare di Sant'Antonio Abate è stata lanciata nel corso della serata e si spera dia i suoi frutti, ricordando che la donazione del curato Stefano Campadelli nel 1657 fu di mille ducati, stimati in circa settemila euro odierni, cifre impegnative e di peso per genti del passato, anche se benestanti.
Nell'attesa di constatare quanto il presente opulento avrà contribuito alla difesa delle opere d'arte e di fede, ringraziamo Flavio Richiedei per l'interessante relazione e don Paolo per l'iniziativa e l'ospitalità nella "Cattedrale della Montagna" che festeggia i quattrocento anni.
Nelle foto di Luciano Saia:
- nella Chiesa di San Giorgio davanti alla cappella di Sant'Antonio Abate
- Il dipinto di Sant'Antonio Abate
- Lo studioso Flavio Richiedei
- Lo stemma della famiglia Campadelli sulla sommità dell'ancona (Bagolino, Chiesa di San Giorgio, 17 Gennaio 2024)
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